Prove su strada

Suzuki Swift Hybrid | Prova su strada

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Tra le compatte di segmento B, Suzuki Swift si è ormai ritagliata, da anni, una fetta di appassionati facendosi apprezzare per le sue dimensioni e la sua dose di sportività Made in Japan. Oggi, con l’avvento delle ibride, la nuova Suzuki Swift Hybrid si presenta con il nuovo modello che, è bene ricordarlo, non si discosta troppo dalle forme della precedente generazione, pur con parecchie novità sia estetiche sia sotto al cofano. Sulla piccola della Casa di Hamamatsu debutta infatti il sistema ibrido SHVS che offre notevoli vantaggi principalmente sui consumi, come vedremo in seguito.

Come si presenta e soprattutto come si comporta la nuova Suzuki Swift Hybrid su strada? Scopriamolo nella nostra prova su strada, per la quale abbiamo scelto la versione 1.0 Boosterjet spinta dal tre cilindri da 112 CV, ottenuti dalla combinazione turbobenzina più elettrico per soli 830 chilogrammi di peso a secco. Sarà questa la ricetta per primeggiare nel segmento B?

Design: forme arrotondate per dimensioni contenute

Sapersi distinguere nel segmento B, uno dei più agguerriti, non è per niente facile. Come dicevo, Suzuki Swift è riuscita negli anni a trovare la sua sistemazione proponendo un design che si fa apprezzare e che si è sempre più affinato verso i gusti europei. Ecco allora che sulla nuova generazione, più corta di 10 mm della precedente, ma allungata di 20 nel passo, fanno la loro comparsa i fari a LED davanti e dietro, molto graditi dal punto di vista estetito, una generosa griglia del radiatore con linea rossa che caratterizza l’allestimento S da noi messo alla prova, passaruota allargati, cerchi in lega da 16” il tutto racchiuso in meno di 4 metri, 3,84 per la precisione.

C’è un po’ di Italia in questa nuova Suzuki Swift, infatti il suo design è stato accuratamente studiato nel centro stile situato poco fuori Torino. Il risultato, come accennavo, è un’auto compatta più settata sui gusti europei. Ecco quindi sbalzi ridotti, linea di cintura non parallela alla linea del tetto come sul vecchio modello, quando si dice il family feeling, e i raffinati gruppi ottici posteriori che “invadono” parte della fiancata trovando un elegante “sfogo” sulla base del terzo montante. Il fendinebbia posteriore rimane invece lì dove già aveva trovato posto, al centro del paraurti, un po’ sullo stile della precedente generazione.

Saliti a bordo gli interni si presentano votati alla sostanza. Come spesso accade sulle auto giapponesi, seppur curate dalle sapienti e creative mani dei designer italiani, manca un po’ di carattere o se vogliamo di colore magari in tinta con la carrozzeria, essendo un optional presente ma che si paga (Pack Color: 440 euro); c’è poi la sensazione di trovarsi di fronte a una plancia di qualche anno fa, ma in questo caso è solo una prima impressione. Dove la grafica non mi ha particolarmente colpito è nel sistema di infotainment, seppur molto pratico all’utilizzo con i suoi comandi touch anche se posto un po’ troppo in basso sotto le bocchette, mentre ho trovato geniale il piccolo display da 4,2” posto al centro del quadro che mostra diverse modalità tra le quali l’indicatore istantaneo del lavoro svolto dal sistema motore più batteria con tanto di recupero energia quando si molla il gas (a patto di tenere innestata la marcia).

Per gli amanti della sportività, e i tanti giovani che la desiderano lo sono, c’è poi una modalità che indica la distribuzione della forza G, per sentirsi un po’ come su una sportiva di segmento superiore. I sedili non sono troppo contenitivi, seppur comodi, e possono essere riscaldati tramite due tasti posti ai lati del freno a mano compresi di serie nell’allestimento. Ci sono poi prese USB per Apple CarPlay e AndroidAuto e non mancano vari spazi per riporre oggetti all’occorrenza.

Ben studiato lo sterzo, abbastanza demoltiplicato per muoversi agilmente in città, ricco di tasti per comandare le funzioni della vettura tra i quali il cruise control adattivo che, sulla versione da noi provata, è di serie. Infine sono convincenti i comandi del clima automatico, danno un’ottima risposta al tatto. Materiali rigidi, non troppo piacevoli al tatto, ma durevoli, adornano poi l’abitacolo e i pannelli porta.

Funzionale la leva del cambio, a cinque rapporti corti ma ben distanziati per favorire il caratterino della giapponesina ibrida. A livello di abitacolo piccola nota riguardante il generoso terzo montante, che va a integrare le maniglie per l’apertura delle porte posteriori: in fase di manovra dà fastidio perché va a coprire la visuale e anche il lunotto non è troppo grande, vero è che sono presenti i sensori di parcheggio e la telecamera posteriore, di serie con l’allestimento S da noi provato. Bagagliaio in linea con quello delle concorrenti, siamo a 265 litri (54 in più del precedente modello) con sedili in posizione normale senza però un doppio fondo che andrebbe a eliminare il fastidioso effetto scalino una volta abbassati i sedili.

Al volante della Suzuki Swift Hybrid da 112 CV: pepata sì, assetata no


Come tutti i 1.0 benzina, pur con l’ausilio della turbina, il Boosterjet di questa Suzuki Swift si comporta molto bene in basso, almeno fino alla terza marcia, dando il meglio di sé attorno ai 2.000 giri, quando la spinta del turbo corre in aiuto. Volendo esagerare col gas, ma anche a velocità da statale, ecco che viene in ausilio la spinta del motore elettrico da 3,2 kW con i suoi 50 Nm extra che si avvertono durante la spinta mentre in città la nuova Swift si guida bene, reagisce bene ai comandi e si fa trovare sempre pronta allo scatto al semaforo.

Anche ad andature più elevate, avventurandoci fuori città, viene in ausilio il sistema ibrido che lavora in sincrono con il motore restituendo positive sensazioni sul fronte consumi, con un 5,5 l/100 km che non di discosta molto dal dato dichiarato dalla casa grazie appunto alla combinazione turbobenzina-elettrico, allo Start&Stop di serie e al peso davvero contenuto che la fa scattare sull’attenti. Peccato per il serbatoio, avendo una capacità di 37 litri, l’indicatore scende un po’ troppo in fretta dando una sensazione relativa ai consumi sbagliata, a tratti può trarre in inganno e indurre allo sconfoto.

Altro aspetto positivo di questa nuova Suzuki Swift sono i sistemi di assistenza alla guida. Non è facile trovare una dotazione così completa su un’auto della sua categoria: ad esempio l’”attentofrena”, così come lo chiamano in Suzuki, fa il suo dovere avvisandoci con uno squillante allarme, seppur efficace, quando non tocchiamo i freni avvicinandoci a un ostacolo (non lavora da frenata d’emergenza, è giusto puntualizzare), mentre il cruise adattivo si comporta davvero bene e come abbiamo detto è di serie sull’allestimento S da noi provato. Ci sono poi l’indicatore di cambio involontario di corsia, i fari con abbaglianti automatici mentre manca l’indicatore del punto morto sullo specchietto, non so poi quanto effettivamente farà sentire la sua mancanza nonostante in città sia sempre un valido ausilio.

Prezzo e concorrenti


Per l’allestimento base della nuova Suzuki Swift, con il quattro cilindri 1.2 benzina da 90 CV, senza ibrido, si parte da 13.990 euro. Se proprio non sapete stare senza ibrido, sono due le scelte di prezzo: 17.690 da listino per la Hybrid con lo stesso motore, prezzo che sale a 18.890 euro per la versione da noi provata, la 1.0 Boosterjet Hybrid S che porta il vantaggio non indifferente di una dotazione di serie assai completa. A parte si paga il colore Rosso Cordoba da 550 euro e i cerchi in lega da 15” “Samba”, anche se mi sento di consigliarvi quelli da 16” Bicolore, di serie, adatti per esaltare il design compatto di questa vettura.

Il prezzo, chiavi in mano, della Suzuki Swift da noi provata in questa prova è di 19.820 euro. La versione ibrida, oltre ai parsimoniosi consumi, offre tutti i vantaggi dati dall’abbinamento motore termico/elettrico come ad esempio la possibilità di attraversare le ZTL, di circolare liberamente nonostante i blocchi delle auto e, a seconda delle amministrazioni comunali, ulteriori sgravi fiscali. Sceglierla ibrida? Perché no, anche se la concorrenza si fa sentire come normale nel segmento. Tra le giapponesi la nuova Suzuki Swift teme la rivale di sempre, la Yaris anche lei ibrida, la Mazda2, comparabile in termini di leggerezza, e Kia Niro, comparabile in termini di dimensioni. 

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Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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