Alfa Romeo Z33 Free Time Zagato. Esercizio di futuro

Storiche
12 dicembre 2025, 8.30
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In previsione del Salone dell’Automobile di Ginevra del 1984, l’Alfa Romeo commissionò alla Carrozzeria Zagato un prototipo in grado di esplorare il tema dell’automobile polivalente sfruttando il telaio dell’Alfa Romeo 33 lanciata nel febbraio dello stesso; la scelta di questa base non fu casuale in quanto il marchio del biscione intendeva spingere ulteriormente il nuovo modello, che buon successo stata riscuotendo, esplorando al contempo possibili scenari più o meno futuri in riferimento a tipologie di vetture non solitamente accomunabili al nome Alfa Romeo.
Per il progetto Zagato appaltò il lavoro alla sezione Zagato Industrial Design, che si dedicava sia alla progettazione e realizzazione di oggetti lontani dall’automobile che quella di prototipi pienamente centrati sull’auto. Alfa Romeo fornì il telaio completo di meccanica della 33 Quadrifoglio Oro, con motore quattro cilindri boxer da 1,5 litri ed 85 CV; il prototipo avrebbe dunque mantenuto dimensioni di massima e meccanica, ma rivoluzionando tutto il resto insistendo sulla massimizzazione di abitabilità, vivibilità e modularità degli interni. Per quanto innovativo, tutto ciò doveva comunque essere accompagnato da uno stile chiaramente Alfa Romeo.

Compromessi e possibilità

Il design venne affidato dalla Zagato a Giuseppe Mittino (in Carrozzeria dal 1969), già autore di vetture peculiari come la Ferrari 3Z NART del 1970 e la Fiat 132 Aster del 1972, era stato da poco ben apprezzato per il lavoro svolto sull’Alfa Romeo Zeta 6 del 1983 realizzata sulla GTV6. Mittino certamente comprese presto la complessità del disegno richiesto che, in relazione agli obiettivi posti da Alfa Romeo avrebbe necessariamente portato ad un’estetica inedita nella storia recente del marchio, per questo difficilmente miscibile con gli stilemi e l’impronta tipica di un’Alfa.
alfa romeo z33 free time
Il designer delineò un abitacolo a due volumi con padiglione particolarmente alto, rialzato, capace di garantire l’ampio carico e luminosità agli interni grazie all’uso di ampi finestrini (bruniti per schermare il sole) utili a far godere un viaggio a ben sei occupanti (per un massimo di sette), cercando di evitare il più possibile l’effetto “furgone”. Il primo figurino venne terminato tra il 1983 e il 1984, passando alla realizzazione del modello statico a grandezza reale e poi il prototipo funzionante utilizzato per condurre diversi test (ne furono costruiti si presume 3 o 4 esemplari), ed essere pronto all’esposizione all’interno dello stand Zagato a Ginevra. Curiosità: quell’anno furono esposte contemporaneamente anche una elaborazione Station Wagon dell’Alfa Romeo Alfetta 2000 ed una derivazione della Lancia Delta 1600 GT.

Estetica inedita in casa Alfa Romeo

alfa romeo z33 free time
Ad attrarre l’attenzione di tutti fu però il nostro prototipo, denominato Alfa Romeo Z33 Free Time (tempo libero): una vettura polivalente, orientata allo svago, una sorta di crossover se vogliamo. La vettura si ispirò nel frontale a quello della Giulietta disegnata da Ermanno Cressoni in precedenza, con lo scudetto Alfa di maggior altezza al punto da generare uno sbalzo lungo il cofano motore. Il posteriore caratterizzato da piccoli fanali verticali giustificati da una ampia fascia catarifrangente rossa ricordano vagamente quelli della Fiat Panda, così come anche la configurazione generale del portellone. La fiancata è forse il tratto più spiazzante, con padiglione che scende verso il posteriore per poi essere interrotto dallo sbalzo generato dal montante che lo riporta ad una quota maggiore incorniciando il terzo finestrino posteriore (di stampo Fiat Uno cinque porte); un pò come avveniva sulla Land Rover Discovery.
Questa soluzione regalava maggior spazio di carico, altezza per gli occupanti della terza fila di sedili e muoveva stilisticamente il profilo evitando l’effetto furgone; sempre seguendo la stessa direzione, la scelta di utilizzare solo due ampie portiere e di tingere in nero il montante centrale, spostando così l’attenzione su quelli posteriori in modo da rendere otticamente la fiancata più lunga facendo da contrappeso all’evidente altezza del vettura. In basso spicca l’ampia fascia paracolpi in plastica a contrasto, che dona uno stile “fuoristrada” ed alleggerisce ancora il peso visivo in altezza (1,60 cm).

Un salottino su ruote per sette

interni alfa romeo z33 free time
L’abitacolo, progettato per sei persone, riservava anche un settimo posto di fortuna, ma l’elemento che rende nell’ambito degli interni di grande interesse e innovazione la Z33 Free Time, è il fatto che questi fossero ampiamente configurabili consentendo uno sfruttamento degli spazi eccezionale non solo per l’epoca. In poco più di quattro metri, è riuscita ad allestire un vero e proprio salottino: le poltroncine anteriori erano poste su basi rialzate che permettevano di ruotarli secondo le esigenze dei passeggeri, mentre quelli della fila centrale (con imbottitura più sottile) potevano essere ripiegati e smontati trasformando l’interno in salottino, camper o estendere al massimo la capacità di carico. Molto interessante anche il cruscotto a torre che concentrava tutti gli strumenti a portata di mano (e di sguardo), liberando il più possibile l’area del parabrezza ottenendo così una visibilità invidiabile.

Occasione sprecata?

Al calar del sipario della kermesse ginevrina, le linee produttive della Zagato erano pronte per la produzione, in quanto l’intera vettura seppur nata come prototipo era stata progettata fin dall’inizio per essere completamente producibile in serie. Ma l’Alfa Romeo rinunciò, preferì ascoltare maggiormente le molte critiche sollevate dal pubblico ad un progetto considerato da molti “inaccettabile” per un’Alfa Romeo, e che invece avrebbe potuto espandere il portafoglio prodotti del marchio entrando in concorrenza con chi aveva già iniziato a credere in questa nuova tipologia di vetture che si stavano via via affacciando sul mercato: come non ricordare il prototipo Lancia Megagamma di Giugiaro, la Renault Espace e la Simca-Matra Rancho?
Il prototipo rientrò in Zagato per poi essere messo a riposo al Museo Storico Alfa Romeo dove ancora è conservato. Ma la Carrozzeria milanese, con un’ultimo colpo di coda, ritornò sul progetto basando un prototipo sulla meccanica in versione 4x4 della 33, arrivando a proporla con motorizzazione ibrida ed elettrica. Il disinteresse da parte di Alfa Romeo rimase, nella cui scelta gravò certamente anche l’asfissiante crisi che colpì il marchio a cominciare da un decennio prima e che, di lì a un paio d’anni, avrebbe decretato la fine dell’Alfa Romeo come azienda di stato con il passaggio alla Fiat.
Autore: Federico Signorelli
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