Alfa Romeo 2600 De Luxe OSI: il nuovo lusso di Giovanni Michelotti

Storiche
22 agosto 2025, 8.30
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L’Alfa Romeo del 1957 è ormai lanciata nell’impresa di garantirsi ampi volumi puntando tutto sulla produzione di automobili in grande serie, ma senza perdere l’impronta sportiva tipica del marchio. Un’avventura iniziata nel 1950 con il lancio dell’Alfa Romeo 1900 alla quale toccò un posto nella storia in quanto, non solo nacque come primo prodotto Alfa Romeo costruito con catena di montaggio, ma anche perché fu la prima Alfa Romeo con telaio a scocca portante. Fu pure la prima auto del marchio ad avere la guida a sinistra fra quelle in listino. Insomma, nacque sotto il segno della rivoluzione guardando al futuro, con entusiasmo e la voglia/necessità di rilanciare il marchio.
L’Alfa Romeo 1900 era una berlina media di impostazione sportiva che ammiccava al grande mercato, progettata da Orazio Satta Puliga e da Giuseppe Busso era spinta dal motore a 4 cilindri in linea da 1.884 cc e 80 CV a 4.800 giri/min, bialbero e con testata in lega leggera; caratteristiche di alto livello anche in relazione al peso di 1.100 kg e velocità massima di 150 km/h che le varranno lo slogan de “la vettura di famiglia che vince le corse” (cosa che in effetti accadde non di rado). Le linee esterne erano eleganti e caratterizzate da morbide curve, con interni semplici quanto ricchi che grazie al divano anteriore unico e la leva del cambio al volante, consentivano il trasporto di sei persone.
Nel 1954 arrivò la versione 1900 Super caratterizzata da un aumento della cilindrata a 1.957 cc e 90 cavalli per 150 km/h, seguita dalla 1900 Super T.I con 115 CV e ben 180 km/h; ma nonostante le caratteristiche e il buon successo (17.243 esemplari), arrivò anche per lei il momento di cedere il passo ad una erede. Cosa chiaramente non semplice.

Eredi complesse: le Alfa Romeo 2000 e 2600

alfa romeo 2600
Al Salone dell’Automobile di Torino del 1957 venne presentata la Alfa Romeo 2000, vettura che se da una parte era meccanicamente derivata dalla sua progenitrice 1900 Super, dall’altra vestì questa parentela in modo inedito attraverso una linea della carrozzeria che segnò una svolta, in quanto si volle sottolineare il carattere da ammiraglia abbracciando un design ricco di cromature al frontale con richiami alle grosse berline d’oltreoceano, e interpretando al contempo le nuove tendenze degli anni Sessanta che volevano ampie superfici vetrate, montanti sottili e forme spigolose: ciò si nota sopratutto nella coda lunghissima e imponente, caratterizzata da due lunghe pinne laterali. Una particolarità che donava ricercatezza al disegno era l’uscita degli scarichi integrata nelle estremità del paraurti.
Sotto il cofano trovò spazio il quattro cilindri in linea bialbero da 1.975 cc e 105 CV per 160 km/h, gestito da un moderno e morbido cambio a 5 rapporti con leva al volante (ospitava sempre sei persone); tale tecnica non lasciava a bocca asciutta, ma un peso a secco di 1.340 kg unito al notevole ingombro carrozzeria, ne limitarono drasticamente le prestazioni portando ad una tiepida accoglienza quantificata in 2.804 esemplari. In realtà oltre alle prestazioni molti non apprezzarono le linee un pò troppo da “rappresentanza” e, per quanto eleganti e raffinate non forti di particolari guizzi di novità, al contrario di quanto accaduto con le versioni Spider della Carrozzeria Touring su disegno di Federico Formenti e Sprint della Bertone con le linee di Giorgetto Giugiaro. L’idea di Giuseppe Busso era quella di fornire la nuova nata di un inedito sei cilindri in linea da circa 2,5 litri, ma il progetto avviato tardivamente e la necessità di proporre subito una sostituta portò a bloccare l’idea sul nascere.
Finalmente in occasione del Salone dell’Automobile di Ginevra del 1962 spiccò nello stand Alfa una versione aggiornata della 2000 con la quale condivideva trasmissione e telaio; chiamata Alfa Romeo 2600 era “la berlina di grande classe e grande prestigio”, forte del nuovo propulsore superquadro a sei cilindri in linea bialbero completamente in lega leggera con cilindrata di 2.584 cc e 130 CV a 5.900 giri/min e l’adozione dei freni a disco alettati (inizialmente solo all’anteriore successivamente su quattro). In buona parte anche lo stile generale della carrozzeria derivò dalla  2000, dalla quale si differenziò soprattutto per una disposizione della fanaleria anteriore più “ricercata” e per un profondo intervento al posteriore, adesso senza pinne, pulito e geometrico. Il peso aumentò a 1.380 kg ma grazie alla maggiore potenza ed elasticità del sei cilindri la 2600 sarà una vettura veloce e confortevole, adatta ai compiti di rappresentanza come ai lunghi viaggi autostradali. Per quanto non certamente pensata per enormi volumi, si venderanno solo 2.051 esemplari; in questo caso venne nuovamente poco apprezzato lo stile generale per motivazioni simili a quelle che hanno caratterizzato la precedente 2000.
alfa romeo 2600

Incompresa quanto innovativa: l’Alfa Romeo 2600 De Luxe OSI di Giovanni Michelotti

Come da tradizione italiana i Carrozzieri interpretarono la nuova 2600 proponendo le più diverse varianti: le SZ di Zagato, la Spider Speciale di Ghia, la Coupè Speciale di Pininfarina, la Spider “Studionove” di Boneschi e la Sprint HS di Bertone. Senza dimenticare le evoluzioni 2600 Sprint e Spider. Ma al Salone di Ginevra 1965 la gamma 2600 si arricchì di una interpretazione davvero inedita proposta dalla Carrozzeria OSI (Officine Stampaggi Industriali) di Torino: la Alfa Romeo 2600 De Luxe, disegnata da Giovanni Michelotti, che possiamo scoprire grazie alla gentile disponibilità del figlio Edgardo Michelotti che ne cura l’archivio.
Questa volta si trattò di definire il disegno di una versione berlina di maggior prestigio e moderno disegno. Proposta come fuoriserie, fu l’occasione per svecchiare una volta per tutte la linea della 2600 di serie, presentando un disegno a sei luci essenziale, semplice, privo di orpelli, molto raffinato nelle proporzioni e composizione dei volumi. All’anteriore spiccano i due grandi fari tondi inclusi nella razionale calandra mentre il posteriore, caratterizzato da una bordatura evidente che ricorda quella adottata sulla Giulia, reca due fanali orizzontali. Ma il tratto davvero moderno che anticipò i canoni stilistici dominanti negli anni successivi rendendo la 2600 De Luxe perfettamente riconoscibile è l’ampia superficie vetrata ottenuta con una linea di cintura bassa e i montanti sottilissimi, che rendono molto luminoso l’abitacolo agevolando la visibilità (elementi fondamentali e ricorrenti nella progettazione Michelotti). Fra gli optional davvero “De Luxe” spiccavano l’aria condizionata, i finestrini elettrici ed il propulsore con tre carburatori doppio corpo, portando il motore a 145 CV a 5.900 giri/min.
La Alfa Romeo 2600 De Luxe OSI di Giovanni Michelotti era una vettura anticipatrice, che proponeva un modo diverso di vivere il lusso e la sportività, una strada che alla lunga portò all’adozione totalizzante del terzo finestrino generando la tipologia fastback nelle berline degli anni Settanta. Poco compresa al tempo (e spesso ancora oggi), scontò il tipico prezzo da fuoriserie superiore a quello già considerevole della berlina di derivazione (3.600.00 lire contro 2.700.000 lire). Furono solo 54 le Alfa Romeo 2600 De Luxe OSI vendute, oggi rarissime raccontano un passaggio fondamentale nell’evoluzione del design dell’automobile.
Autore: Federico Signorelli
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