La regina delle monovolume Renault Espace compie quarant’anni tra i tanti rimpianti di chi ormai la vede sostituita da un altro SUV che nulla ha a che spartire con l’originalità e la funzionalità della storica progenitrice.
Nel 1978 il marchio automobilistico francese Matra, produttore per anni di sfiziose e innovative sportive oltre che uno dei più temibili rivali in competizioni internazionali come la prestigiosa 24 Ore di Le Mans, inizia a risentire dei profondi cambiamenti scatenati dalla crisi petrolifera del 1973: i prodotti marcatamente sportivi sono quelli che più risentono di tale crisi, portando la Matra a comprendere che è arrivato il momento di diversificare l’offerta.
Già dalla metà degli anni Settanta una parte crescente di pubblico inizia a preferire vetture sfruttabili, spaziose attente più a ciò che l’oggetto “fa”, che a ciò che l’oggetto “è”. In sintesi si fa sempre più strada un nuovo modo di intendere e vivere l’automobile: ciò ha trovato una prima forma in prodotti dalle volumetrie ampie e razionali, con maggior numero di posti ma che in prima battuta ricordano più dei furgoni “nobilitati” che qualcosa di nuovo nel campo del trasporto promiscuo. Ma il seme è stato gettato, e da lì si può solo evolvere per interpretare in modo riuscito un nuovo bisogno.
Primi esempi acerbi ma già progettati in direzione monovolume arrivano nel 1978 con la sperimentazione Lancia Megagamma di Giorgetto Giugiaro e la serie di concept car Ford come l’Aerovan del 1981 e l’Aerostar del 1984. Tutti progetti che non culmineranno nella produzione, a causa di una certa reticenza da parte dei grandi costruttori che non vogliono rischiare un costoso “buco nell’acqua”. Diversamente accadrà in Giappone, con le vetture di serie Nissan Prairie del 1982 e Mitsubishi Space Wagon del 1983.
Matra decide di inserirsi in questo fenomeno con l’intenzione di partire dal foglio bianco affrontando il tema in modo nuovo; in questo si inserisce anche la necessità di sostituire l’ormai superato Matra-Simca Rancho, curioso veicolo di tipo multispazio. Ma nell’intento si nasconde anche un tocco di ispirazione esterna che proviene da ciò che Chrysler, allora in stretti rapporti con Matra, stava sviluppando dal 1977: la futura Plymouth Voyager (poi Chrysler Voyager) che verrà lanciata solo nel 1984.
La nuova Matra è conosciuta internamente con il codice prototipo P16 e un primo schizzo che definisce una monovolume leggermente più grande della Rancho, della quale ne mantiene inizialmente il caratteristico tetto a doppia altezza: questo è opera del designer Antonis Volanis, e mostra chiaramente già alcuni elementi estetici innovativi e tipici della futura Renault Espace, con il cofano molto inclinato e perfettamente integrato, l’ampio montante posteriore, superficie vetrata ampia, i sottili montanti anteriori e la suddivisione in due zone dei finestrini laterali.
Il progetto evolve arrivando al prototipo P18 basato sul telaio della Peugeot 305 (proprietaria al 49% di Matra), ma l’azienda capisce che non può intraprendere da sola un progetto così innovativo, così lo rivolge proprio ai vertici PSA insieme ad una versione molto più piccola chiamata P19: ma in quel momento Peugeot è ben impegnata a ripianare i conti dall’assorbimento della Chrysler Europa. Il progetto però incuriosisce, tanto che dalla presidenza viene consigliato di rivolgerlo alla consorella Citroën, da sempre orientata a progetti fortemente innovativi: ciò porta allo sviluppo di un nuovo prototipo basato sulla Citroën BX chiamato P20. Ma di nuovo un nulla di fatto.
Improvvisamente tra una presentazione e l’altra si inserisce Renault, con l’intento di sfruttare quello che interpreta da subito come un grave errore da parte di PSA. Dato l’interesse, viene approntato il prototipo P23 che, con meccanica Renault 18 e carrozzeria ridisegnata da Aimé Saugues, subentrato a Volanis, e l’apporto di Philippe Guedon (all’epoca dirigente della Matra) viene approvato nel dicembre 1982 da Bernard Hanon, allora Presidente e Direttore Generale della Renault. Ma ad una serie di condizioni: per ammortizzare i costi di produzione, il modello va prodotto in almeno 55.000 esemplari presso lo stabilimento Matra di Romorantin, essere marchiata Renault e secondo un patto di non concorrenza Matra deve chiudere immediatamente la produzione della sua sportiva Murena, in pericolosa concorrenza con la Renault Fuego. Il fatto di non poter utilizzare il proprio marchio fece dubitare Matra, che infine accettò comunque le condizioni comprando il proprio 49% da Peugeot per gettarsi tra le braccia della Renault.
Nel tentativo di darsi un “piano B” nel caso la nuova nata non fosse andata bene, venne studiato il pianale piatto introducendo un’elevata modularità degli interni in modo che, alla peggio, poteva essere proposta come veicolo commerciale insieme a versioni pick-up e furgonate. Il prototipo venne via via quasi del tutto ricostruito causa il continuo e certosino sviluppo che però ci fa capire, quanto non si sia badato a spese: omologazione dell’inedito e ampio parabrezza piatto, speciali trattamenti anticorrosione per il telaio, carrozzeria leggera in vetroresina, sospensioni posteriori brevettate da Matra, che consentivano di mantenere l’assetto anche al variare del carico (che oggi troviamo in quasi tutte le monovolume moderne) e pavimento piatto con sette sedili singoli scorrevoli, girevoli e pieghevoli in soli 4250 mm di lunghezza. Proprio l’abitacolo è il cuore del progetto, pensato per essere completamente configurabile, luminoso e orientato al benessere degli occupanti.
La produzione di pre-serie cominciò nel gennaio del 1984 con i primi modelli di serie assemblati a marzo così da essere pronti al lancio in primavera. La presentazione ufficiale alla stampa avvenne nel mese di aprile, mentre la commercializzazione fu avviata a luglio. Al suo debutto la Renault Espace al Salone di Ginevra 1984 fu proposta in una sola motorizzazione, ovvero con il quattro cilindri in linea da 2 litri, benzina e 110 CV, abbinata ad un cambio manuale a 5 marce e disponibile negli allestimenti TSE e GTS. Il primo impatto presso il pubblico non fu dei migliori (solo 9 ordini!), ma la débâcle durò molto poco consegnando la Renault Espace al mondo delle icone automobilistiche con 191.674 esemplari per la prima serie.
Autore: Federico Signorelli
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