Le organizzazioni sindacali italiane incontreranno i vertici di Stellantis il 27 maggio per discutere le prospettive future del colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA, su invito dell’amministratore delegato Carlos Tavares. I sindacati, preoccupati per il futuro delle fabbriche italiane, avevano richiesto da tempo un confronto diretto su questo tema. Il vertice arriva in un momento cruciale, coincidente con il possibile sblocco degli incentivi che Tavares ha chiesto per sostenere le attività industriali in Italia.
Lunedì 27 maggio 2024 alle ore 17.00 a Torino ci sarà un incontro decisivo tra l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, e i sindacati metalmeccanici per discutere delle prospettive future. L’incontro segue uno sciopero a Torino per il rilancio di Mirafiori e precede una riunione al Ministero delle Imprese sugli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Cassino. Lo stabilimento torinese ha subito riduzioni delle attività, cassa integrazione e sospensione della produzione fino a giugno. Intanto Stellantis ha iniziato a vendere le auto del partner cinese Leapmotor e ha minacciato di chiudere stabilimenti se un secondo produttore entrasse in Italia.
Il clima sembrerebbe un po’ teso, con il governo che ha criticato la produzione dell’Alfa Romeo Junior in Polonia e l’uso della Bandiera Tricolore sulla FIAT Topolino e sulla FIAT 600, assemblate all’estero. Quasi un anno dopo l’annuncio del tavolo automotive, che doveva garantire la produzione di un milione di vetture in Italia, la situazione è peggiorata. A inizio maggio, il coordinamento nazionale di Uilm dentro Stellantis ha minacciato uno sciopero nazionale se non fossero stati chiariti i programmi produttivi, indicando investimenti e tempistiche. La prima mossa di Tavares potrebbe portare all’ipotesi di trasferire la produzione della FIAT 500 ibrida a Mirafiori, proposta non realizzata in passato. Olivier Francois, CEO di FIAT, ha dichiarato che si sta lavorando per costruire una nuova FIAT 500 ibrida a Torino insieme alla variante elettrica, richiedendo un investimento significativo e non realizzabile prima del 2026. Anche se confermata, questa proposta difficilmente soddisferà i sindacati, sia per i volumi occupazionali sia per le tempistiche prolungate.
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