Storiche

Opel Omega Lotus: la super berlina da 377 CV

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“È costruita con i pezzi avanzati da Robocop!” sosteneva qualche appassionato quando, 30 anni fa, nella Primavera 1989, vide per la prima volta la Opel Omega Lotus esposta in anteprima al Salone di Ginevra.

Questa speciale interpretazione dell’ammiraglia della gamma Opel era una sorta di sofisticata operazione di tuning applicato ad una berlina alto-di-gamma. Appendici aerodinamiche di ogni genere e un poderoso 3.600 biturbo bialbero a 24 valvole da 377 CV le permettevano di coprire lo 0-100 km/h in meno di 5,4 secondi.

Per questa super-Omega, prodotta in edizione limitata con la collaborazione della Lotus furono utilizzate molte parti della Omega 3.000, ma anche componenti esclusive come la testata in alluminio con 24 valvole, i due turbocompressori Garrett e i due intercooler che riducevano la temperatura e, così facendo, incrementavano la massa d’aria per la combustione aumentando il rendimento e conseguentemente la potenza. Il sistema di accensione disponeva invece di tre bobine ciascuna delle quali operava su due candele. Questo sistema aumentava le prestazioni dell’accensione soprattutto agli alti regimi di rotazione. Due convertitori catalitici a circuito chiuso realizzati in materiale metallico ininfiammabile e impermeabile permettevano infine di ridurre le emissioni.

La Opel Omega Lotus era equipaggiata con un, raro per l’epoca, cambio manuale a 6 marce che le consentiva di sfruttare completamente la coppia e la potenza del motore biturbo. I rapporti delle prime cinque marce erano di tipo sportivo e piuttosto ravvicinati, mentre quello della sesta marcia era tarato in modo da ridurre il regime di rotazione del motore alle alte velocità.

Per resistere alle sollecitazioni della enorme coppia erogata dal motore, la Lotus Omega era stata equipaggiata con una frizione da 9.5” completamente nuova. La molla a diaframma della frizione non lavorava a compressione come di norma, ma a trazione in modo da aumentare la pressione di contatto sullo spingidisco con un conseguente sforzo del pedale ridotto al minimo.

La sospensione posteriore della Lotus Omega rappresentava un’ulteriore evoluzione di quella a bracci semioscillanti della Opel Omega. Le nuove sospensioni, dotate di due puntoni aggiuntivi, assicuravano un’eccellente stabilità direzionale che migliorava la risposta alle reazioni trasversali e di conseguenza la tenuta di strada del veicolo.

Il passo era stato allungato di 18 mm rispetto a quello della Omega 3.000. I cerchi da 17″ montavano pneumatici anteriori da 235/45 e posteriori da 265/40 alloggiando freni a disco ventilati di diametro maggiorato a 320 mm.

La forma esterna della Omega Lotus era caratterizzata da un design gradevole e funzionale che si concretizzava tra l’altro in un Cx di 0,30. Gli ampi spoiler anteriori e posteriori, i passaruote allargati, la presa d’aria addizionale sul cofano motore la distinguevano dalla nota Omega 3.000.

Lo spoiler frontale incorporava le prese d’aria per i radiatori dell’olio. Ambedue gli spoiler aumentavano la spinta verso il basso della vettura migliorando la stabilità direzionale e l’aderenza al suolo. La colorazione esterna era di esclusivo colore verde metallizzato.

L’allestimento interno della Opel Omega Lotus prevedeva tappezzerie, cruscotto e pannelli porte in pelle Connolly di alta qualità. I sedili anteriori riscaldati erano di tipo sportivo con poggiatesta e regolazione elettrica memorizzabile della posizione. Quelli posteriori, anch’essi dotati di poggiatesta, erano sagomati separatamente per garantire maggiore comfort ai passeggeri.

La dotazione di serie prevedeva alzacristalli e tetto apribile comandati elettricamente, impianto autoradio/mangianastri stereo, aria condizionata e computer di bordo.

Oggi la Opel Omega Lotus è molto rara e si trova in vendita (quando si trova), a partire da circa 70 mila euro.

Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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Guido Casetta

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