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Mirafiori, si chiude un’era: verranno prodotte solo auto elettriche

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La fine di un’era in nome della transizione elettrica, questo è quanto sta accadendo allo stabilimento produttivo, storico e iconico di Mirafiori. L’impianto torinese che ha fatto la storia dell’automotive in Italia e nel Mondo verrà riconvertito passando all’esclusiva produzione di auto elettriche. Saranno quindi solo le vetture a emissioni zero a varcare in uscita i cancelli dello stabilimento produttivo di Stellantis sito a Mirafiori, quella stessa celebre fabbrica che ha fatto le fortune di FIAT e dell’industria italiana. Ora in molti si chiedono: era davvero necessario? Scopriamolo insieme.

A Mirafiori si produrranno solo auto elettriche: la decisione di Stellantis

La riconversione dello stabilimento Stellantis di Mirafiori a Torino è un vero e proprio cambio di passo. Il colosso nato dalla fusione tra FCA e PSA ha deciso si snaturare, ma anche convertire in ottica futuribile, uno degli impianti produttivi più iconici e importanti d’Italia. La fabbrica-simbolo di FIAT, dell’economia produttiva e dell’industria italiana verrà quindi indirizzata verso una metamorfosi, sancendo la vera e propria fine di un’era in nome della transizione elettrica. Le linee produttive di Mirafiori si occuperanno quindi della produzione della nuova Maserati elettrica, vale a dire l’erede della Maserati Quattroporte.

Questo sarà solo l’avvio verso l’elettrificazione del sito piemontese, poi da febbraio 2024 si procederà con la produzione delle trasmissioni elettriche nell’ambito della joint venture con Punch Powertrain. La riconversione dello stabilimento di Mirafiori è stata ufficializzata proprio da Stellantis illustrando ai sindacati il piano per il sito torinese. La decisione ha raccolto l’approvazione dei rappresentanti dei lavoratori per i nuovi posti di lavoro, in quanto a fare il paio con la riconversione ci sarebbero anche i progetti del Green Campus, che darà lavoro a 10.000 addetti nelle funzioni di ricerca e di staff, della unità di economia circolare e del nuovo cambio per auto ibride, che occuperanno rispettivamente 500 e 550 persone, nonché della fonderia Teksid di Carmagnola. Quindi sotto un punto di vista occupazionale ben venga la riconversione elettrica della fabbrica di Mirafiori, anche se la storia di questo inimitabile impianto vede la l’operazione fatta in nome della transizione elettrica come un vero e proprio snaturamento per uno stabilimento che ha dato i natali ad automobili come la FIAT 500 B, FIAT 600, FIAT 500, FIAT 124, FIAT 126, FIAT 131, FIAT 127, FIAT Uno e FIAT Punto.

Mirafiori: lo stabilimento che ha rappresentato FIAT e l’industria italiana

Lo stabilimento produttivo di Mirafiori è sin dalla sua nascita il simbolo dell’industria italiana e di FIAT. Il sito piemontese è sempre stato al centro delle cronache nazionali e internazionali, essendo il più grande complesso industriale italiano e la fabbrica automobilistica più antica in Europa. La prima pietra venne posata nel 1937 e il 15 maggio 1939 venne inaugurato. Da quel momento divenne colosso e simbolo dell’industria mondiale e una grandissima risorsa per l’Italia e Torino, grazie a una superficie di 2.000.000 metri quadri al cui interno vi sono 20 chilometri di linee ferroviarie e 11 chilometri di strade sotterranee, collegamenti utili per mettere in comunicazione diretta i vari capannoni. Ma lo stabilimento industriale di Mirafiori non è solo correlato al lavoro e all’economia, ma ha anche risvolti turistici, in quanto è uno dei luoghi più visti di Torino con una media di 21.000 visitatori all’anno. Lo stabilimento di Mirafiori venne realizzato 16 anni dopo il Lingotto con una concezione dell’impianto molto avanzata ispirandosi alle grandi fabbriche americane. Mirafiori consente la successione organica delle lavorazioni in un periodo nel quale una cosa del genere non era proprio stata preventivata, quindi è un pezzo di storia che lascia tutti spiazzati dinanzi alla decisione di convertirlo totalmente all’elettrico. Ma a Mirafiori la storia si è davvero soffermata molto, in quanto è nell’impianto torinese che si è manifestato il primo sciopero della storia nel 1943, quando 100.000 lavoratori incrociarono le braccia per la prima grande ribellione operaia che si estenderà presto in tutte le fabbriche del Nord Italia. A Mirafiori vennero anche sperimentate delle strategie lavorative “fordista”, un qualcosa che influenzò anche i flussi delle grandi migrazioni dal Sud.

A Mirafiori fermentò anche il terrorismo politico. Con pagine belle e brutte della storia italiana, Mirafiori ha quel fascino incomparabile e che fa storcere il muso dinanzi alla riconversione in nome della transizione elettrica.

Angelo Petrucci

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