La “sorella” minore della Countryman propone un aspetto più aggressivo, “perde” due porte e incarna lo spirito Mini. È la Paceman, uno dei modelli più originali della gamma, poiché si propone come crossover con un’accezione più sportiva, dedicata ad un pubblico trasversale, senza età.
La versione Cooper SD è sicuramente una delle più interessanti, alla ricerca di un mix perfetto tra prestazioni ed efficienza. È la combinazione giusta? Scopriamolo nel nostro test drive.
Design: più sportiva della “sorella” a quattro porte
La Paceman, lunga 4,11 metri, propone un frontale quasi identico alla Countryman, mantenendo il family feeling tipico del Marchio. I fari bixeno, le cromature attorno ai gruppi ottici, gli specchietti e la presa d’aria conferiscono un look più ricercato.
Dove cambia la Paceman è nella vista laterale e posteriore. Più si scorre verso il lunotto, più il tetto scende in maniera evidente, rendendo più slanciata la silhouette. Al posteriore le luci sono totalmente nuove, riprese nello stile anche dall’ultima Clubman. I cerchi dal classico design e il doppio scarico completano il design con i punti di riferimento dei modelli Mini.
All’interno, i materiali e gli assemblaggi sono molto validi. I sedili in tessuto sono comodi e ben contenitivi con sterzo e leva del cambio in posizione ideale. La configurazione della strumentazione e del navigatore le abbiamo già viste sulla Countryman, con la piccola rotella inserita nel tunnel centrale che gestisce tutto il sistema d’infotainment in maniera semplice e intuitiva. Molto originale la leva del freno a mano in stile aeronautico.
L’abitabilità interna è buona, nonostante il tetto ribassato, nella parte finale, di ben 4,3 cm. I due sedili posteriori, separati e abbassati, permettono ai passeggeri di non soffrire l’abbassamento dell’abitacolo. La capienza del bagagliaio è di 330 litri che possono diventare 1.080 con i sedili posteriori abbattuti.
Alla guida: guida sportiva, consumi contenuti
Ogni volta che si sale su una Mini, si provano sempre le stesse sensazioni, che sia 2 o 4 porte, alta o bassa, benzina o diesel. La posizione di guida e l’ambiente hanno sempre quel qualcosa di diverso, di speciale.
Questa volta abbiamo scelto la versione Cooper SD, equipaggiata con il propulsore 2.0 turbodiesel da 143 cavalli, 300 Nm di coppia e quattro ruote motrici, il tutto coordinato dal cambio automatico a 6 marce.
Le prestazioni dicono che la Paceman Cooper SD ALL4 Steptronic passa da 0 a 100 km/h in 9,4 secondi, per una velocità massima di 195 km/h.
Chiaramente non sono i numeri a parlarci del piacere di guida che questa Mini offre. Detto dell’ottima posizione di guida, che vale per tutte le versioni, comprese Paceman e Countryman, è ora di accendere il motore e metterla alla prova in tutte le condizioni.
In città la Paceman si comporta egregiamente, le sospensioni sono un filo troppo rigide, ma l’agilità è molto buona e il cambio automatico rende meno stressante la guida. Uscendo dall’ambito urbano, la Mini ha la possibilità di esprimere tutto il suo potenziale. Il motore offre una buona potenza e un buon allungo, il tutto con un’insonorizzazione migliorabile. Quando si va ad affrontare un percorso ricco di curve, l’assetto sale in cattedra, coadiuvato da uno sterzo diretto e preciso. Questi due elementi sono sicuramente i più positivi quando si decide di aumentare l’andatura, poiché riescono a rendere molto dinamica un’auto dal baricentro particolarmente alto. Le sospensioni, infatti, hanno il sistema anti beccheggio e al posteriore c’è un multilink con bracci longitudinali in lega leggera. Chi si trova un po’ impacciato nella guida più sportiva è il cambio: sia in automatico sia in sequenziale con i paddle al volante, il 6 rapporti rimane sempre un po’ indietro. È presente anche il tasto Sport che aumenta la sensibilità di alcuni comandi, garantendo un comportamento più affilato. Grazie ai pregi sopra elencati, il divertimento non manca mai tra le curve, un divertimento che la concorrenza non è capace di replicare, un divertimento in stile Mini.
L’assetto molto stabile e la comodità dei sedili permettono di percorrere tanti chilometri senza stancarsi, un bel vantaggio per chi viaggia spesso. Inoltre, la trazione integrale svolge un ottimo lavoro quando il fondo è a bassa aderenza. Gli angoli di attacco e di uscita non sono molto alti, ma il 4×4 di Mini è capace di risolvere situazioni anche piuttosto complicate.
Infine, il consumo omologato nel ciclo misto è di 6,1 l/100 km, anche se quello da noi registrato è stato sempre un po’ più alto.
Benzina o diesel? ALL4 o trazione anteriore? Automatico o manuale?
Una volta commentate le prestazioni e i consumi, occorre valutare quali opzioni scegliere tra quelle sopra elencate. Non è una semplice questione di prezzo, ma anche di esigenze. Il diesel consuma meno, ma il brio e il divertimento forniti dalla Cooper S sono superiori rispetto alla SD, con un prezzo leggermente a favore della versione a benzina.
Per quanto riguarda, invece, la trazione integrale, il discorso vale un po’ per tutti i crossover. Se non avete particolari necessità di avere quattro ruote motrici (vedi montagna o simili), risparmierete carburante optando per la versione a trazione anteriore.
Infine, anche nella scelta tra steptronic e manuale, l’argomentazione consumi è valida. La comodità del cambio automatico a volte non ha prezzo, ma l’ottimo manuale by Mini rappresenta sempre un’ottima scelta.
Prezzo e concorrenti
La Mini Paceman Cooper SD parte dal prezzo di 30.000 euro circa, che salgono a 32.000 nella versione ALL4 e a quasi 34.000 se si abbinano sia la trazione integrale permanente, sia lo steptronic.
La dotazione di serie propone già un discreto equipaggiamento, al quale, nel modello da noi provato, bisogna aggiungere, tra gli altri accessori, i sensori di parcheggio (370 euro), lo Sport button (175 euro), la radio Mini Visual Boost con modulo di navigazione (800 + 600 euro), i cerchi in lega da 18” Turbo Fan (820 euro) e il pacchetto visibilità (260 euro), per un totale di poco inferiore ai 37.000 euro.
La Mini Paceman non ha vere e proprie concorrenti, perché non ci sono crossover compatti con solo tre porte. Un handicap o una virtù? Sicuramente un modello originale che ha avuto il coraggio di andare controcorrente pur cavalcando la moda del segmento dominante.
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