Debutterà a Ginevra, all’83° edizione del Salone Internazionale dell’Automobile, la versione definitiva dell’attesa McLaren P1, supercar futuristica che si propone di far rivivere i fasti dell’ormai mitica F1 stradale. In attesa di poterla vedere più da vicino, abbiamo iniziato a prendere confidenza con la sua sorella minore, la MP4-12C.
Debuttare non è mai un compito facile, farlo nella massima serie, poi, aumenta notevolmente le difficoltà. Eppure, per chi a sedici anni decise di abbandonare gli studi per andare a lavorare come apprendista meccanico e a sessantadue si trovava alla guida di un team di F1 con all’attivo ben 10 titoli mondiali (leggere alla voce ‘Ron Dennis’) il compito di sviluppare la migliore supersportiva stradale prodotta in serie non dev’essere sembrato un’impresa impossibile.
Che alle ambizioni siano seguiti i fatti lo si capisce osservando il rolling chassis della McLaren MP4-12C, che mette a nudo le tante soluzioni ingegneristiche d’assoluta avanguardia. La prima è il telaio monoscocca MonoCell in carbonio, frutto della collaborazione tra la Casa di Woking e la CarboTech di Salisburgo, azienda austriaca già partner della scuderia Red Bull di F1. Una soluzione che rappresenta un’anteprima assoluta in questa fascia prezzo: né le rivali emiliane né le tedesche, infatti, possono vantare una così sofisticata tecnica progettuale.
Altro elemento che stupisce è il raffinato sistema di ammortizzatori idraulici a gestione elettronica, che permette di eliminare le barre antirollio: all’occorrenza, infatti, l’elettronica modifica la rigidità delle sospensioni, così da compensare al meglio rollio e beccheggio. Il livello di smorzamento è gestibile dal conducente, posizionando l’apposito ‘manettino’ sui settaggi Normal, Sport e Track; le stesse posizioni possono essere selezionate, attraverso un secondo comando anch’esso posto sul tunnel centrale, per modificare la risposta di motore e cambio.
Al di sopra di questi due ‘joystick’ troviamo il pulsante Start: lo premiamo e la 12C prende vita, con il rombo sordo del suo V8 3,8 litri bi-turbo che penetra piacevolmente nell’abitacolo. Il propulsore, realizzato quasi interamente in alluminio per contenerne il peso (di soli 199 kg), è stato realizzato dall’inglese Ricardo su specifiche McLaren; le sue origini, però, risalgono al mondo delle corse, e più precisamente al motore Nissan VHR35 che gareggiò nella categoria sport prototipi alla 24 Ore di Le Mans del 1998, con il quale condivide basamento e alesaggio. Grazie alla generosa sovralimentazione, quest’unità è in grado di erogare ben 600 CV di potenza e 600 Nm di coppia massima tra 3.000 e 7.000 giri/min.
Valori che, nella vita reale, si possono sfruttare solo in pista, dove la 12C si mette in luce per la sua grande fedeltà agli input del conducente. Stabile alle alte velocità, in uscita di curva regala piacevoli sovrasterzo solo a elettronica disinserita, merito di un bilanciamento ottimale dei pesi e del lungo lavoro di sviluppo tra i cordoli. A suggellare il tutto l’ottimo funzionamento del cambio automatico a doppia frizione, un 7 rapporti sviluppato dalla torinese Graziano, morbido come un convertitore di coppia alle basse velocità ma incredibilmente reattivo nella guida impegnata.
Insomma alla ‘Macca‘ può forse mancare la seducente magia della Ferrari 458 Italia, fatta di linee mozzafiato e dell’urlo folle di un V8 aspirato, oppure il terrificante boato del V10 Lamborghini, o ancora la perfetta interazione auto-conducente della Porsche 997 GT3 RS; quel che è certo è che la rookie ci ha regalato momenti di guida indimenticabili e che Mr. Dennis, ancora una volta, è salito sul podio.
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