Ecologia

L’auto a benzina non morirà così presto: l’elettrico ha bisogno di tempo

Tempo di lettura: 3 minuti

Le auto con motore endotermico, a benzina o Diesel, hanno i giorni contati, perché è ormai il futuro è l’auto elettrica. Quante volte avete sentito pronunciare questa frase? Governi, istituzioni e case auto da anni parlano di transizione elettrica come unica via per la “salvezza” del nostro pianeta. Questo cambiamento epocale, sempre ammesso che avvenga in maniera così definitiva, è ormai consolidato che non può avvenire nelle tempistiche più e più volte dichiarate, così come l’auto a motore termico anche se verrà bandita nei prossimi decenni, non smetterà di esistere. Vediamo come mai.

Il Regno Unito ha dichiarato che l’auto a benzina verrà bloccata nel 2030, in Giappone e in California nel 2035, mentre l’Unione Europea vorrebbe restringere le emissioni medie di emissioni di CO2 in modo tale che l’auto con un motore termico non elettrificato sarebbe di fatto fuori mercato. Questo cosa significa? Che l’auto a benzina scomparirà del tutto? Questo non solo dipende dal miglioramento delle soluzioni elettriche attuate dai Brand automobilistici, o dalle infrastrutture, ma anche dai clienti, che dovranno decidere se abbandonare definitivamente una tecnologia che ci accompagna da ormai oltre 100 anni.

I prezzi sono ancora alti

La prima variabile che genera questa incognita è il prezzo dell’auto elettrica. Attualmente i modelli più accessibili hanno un prezzo che parte da circa 30.000 euro (senza incentivi) e si parla di citycar con un massimo di 200-300 km di autonomia.

Se si vuole andare oltre i 400 km (sempre dichiarati, s’intende), i prezzi si aggirano intorno ai 40.000 euro, mentre le vetture premium, che offrono anche più di 500 km, costano oltre 60.000 euro, fino a raggiungere prezzi molto più alti. Inoltre, se confrontiamo il listino con quelli degli anni passati i prezzi delle auto elettriche non si sono abbassati, anzi sono più alti, però il costo delle batterie è passato da una media superiore ai 1.000 dollari per kWh ai poco più di 130 dollari per kWh attuali (ricerca di un ente tedesco per la viabilità elettrica). Solamente nei prossimi anni dovremmo iniziare a vedere gli effetti di questa discesa nei costi di produzione.

Quanto tempo ci vorrebbe per dimenticare l’auto a benzina?

La seconda variabile è dovuta alle tempistiche di sostituzione dei circa 280 milioni di auto a benzina e diesel presenti in Europa. Secondo le previsioni fatte dalla Plateforme Automobile (PFA) sulla base dei dati dell’ICCT l’auto elettrica dovrebbe raggiungere il 40% delle vendite nel 2040 in Europa, lasciando un mercato quota del 27% per l’ibrido plug-in, del 15% per l’auto a benzina e ancora del 7% per il diesel. In sostanza, molto probabilmente l’auto elettrica avrà un mercato, tuttavia, ciò non significa che continueranno a essere vendute tante auto come adesso o che le auto a benzina scompariranno.

La società di consulenza PwC ha assicurato: “Nel 2030, l’Europa avrà 80 milioni di auto in meno grazie al trasporto condiviso e alla digitalizzazione”. Come detto, secondo l’ACEA ci sono attualmente 280 milioni di auto in circolazione e ogni anno in Europa vengono vendute circa 15,5 milioni di nuove auto (dati 2019). Di quei 15,5 milioni di auto, solo il 2% è rappresentato dalle auto 100% elettriche, pari a circa 310.000 veicoli. Anche ammesso che i dati salgano, quanti decenni ci vorranno per un’effettiva transizione?

E l’ambiente?

Dal punto di vista ambientale, le auto elettriche hanno zero emissioni durante la guida, ma questo non significa zero inquinamento. Al di là di quello generato dalla fabbricazione delle batterie, dal trasporto e dagli altri processi di produzione, che sono in buona parte riconducibili anche a un’auto a benzina, non possiamo dimenticare che un’auto elettrica inquina a seconda di come è stata generata l’elettricità che ne ha caricato la batteria.

È molto interessante, ad esempio, scoprire che in Francia un’auto elettrica emetterebbe in media 13 g/km di CO2, in Spagna 58 g/km, in Germania 95 g/km e in Polonia ben 170 g/km, cioè molto più di almeno metà listino a motore termico.

Il vuoto delle infrastrutture

Infine, c’è il problema dei punti di ricarica: l’Europa ha attualmente quasi 200.000 punti di ricarica e il 75% dell’intera infrastruttura di ricarica sono concentrati in soli quattro paesi.

“C’è il rischio reale che arriveremo a un punto in cui la crescita nella vendita di auto elettriche si fermerà, se i consumatori vedranno che non ci sono abbastanza terminali dove vogliono andare”, ha detto il direttore di ACEA Eric-Mark Huitema. E aggiunge che circa 170.000 di quei punti di ricarica hanno potenze inferiori a 22 kW.

L’infrastruttura dovrà sempre essere adeguata alla domanda: dovendo aspettare diverse ore – tra le auto davanti a te e il tempo di ricarica – per poter caricare la batteria e percorrere mediamente massimo 300 chilometri, il cliente potrebbe essere frenato anche sotto questo punto di vista.

Fonte dati: Motorpasion.com

Redazione Autoappassionati.it

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Tag: Elettrico

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