50 anni fa una tempesta si abbatté sul mondo dell’auto. Dalla geniale mente di Marcello Gandini, cui Lamborghini dedica il primo di quattro episodi dedicati al mito “Countach”, nacquero le linee futuristiche e inedite dell’iconica supercar, nata in un’epoca dove la libertà di osare, di lasciarsi andare iniziava a concretizzarsi in oggetti fino ad allora mai visti.
Sono gli anni di importanti conquiste sociali, dell’avvento dei primi rudimentali PC, dall’esplosione dei colori nel mondo della moda. La Countach ha rappresentato molto più di un successo commerciale strepitoso ed è stata capace, nei tanti anni in cui è rimasta in produzione, di assumere il ruolo di icona di stile e di prestazioni, conquistandosi di diritto uno spazio all’interno della storia dell’automobilismo mondiale.
L’idea venne a Ferruccio Lamborghini, era il 1970. Respirando l’aria del cambiamento, il fondatore pensa di produrre una vettura rivoluzionaria ma dal compito non facile, rimpiazzare la Miura, un simbolo. Il 12 cilindri è confermatissimo, ma la cilindrata aumenta da 4 a 5 cilindri, oltre alla sua posizione: da trasversale posteriore a longitudinale posteriore.
L’Ing. Stanzani ne tira fuori una delle sue e posiziona il cambio davanti al motore, non dietro (evitando i limiti di un cambio a sbalzo), sfiorando quasi i sedili. Si tratta di una soluzione geniale ma ciò non limita le idee di Gandini, allora a capo dello stile della Carrozzeria Bertone, deciso a puntare su forme che da lì in poi non se ne sarebbero più andate da nessuna Lamborghini. La Countach è bassa, larga, tutta spigoli, inedita.
Nasce così per un vezzo dello stilista ma anche perchè, essendo più larga, concede un miglior accesso a bordo, facilitato dalle portiere ad apertura verticale. La macchina, però, non si chiama ancora Countach. Si sta preparando il debutto, previsto per il Salone di Ginevra del marzo 1971, è un addetto Lamborghini che la vede per la prima volta esclama in dialetto piemontese “countach!”, sinonimo di ammirazione e sorpresa. Ecco fatto, è nato il mito.
La LP 500 è nata per stupire e l’obiettivo è centrato in pieno. La Countach non è però pronta, serve a saggiare la reazione delle persone che mai si sono viste di fronte un veicolo così. La presentazione a Ginevra è quella che oggi chiameremmo una concept car, ci vollero infatti 2 anni per proseguire lo sviluppo: il leggendario collaudatore Bob Wallace la guida per migliaia di chilometri ed emergono difficoltà nel raffreddamento motore (da cui l’adozione delle due Naca laterali) e di due ulteriori convogliatori sopra le prese d’aria del radiatore. Cambia anche leggermente la forma del frontale, alzato di un paio di centimetri.
Passo indietro anche sul frazionamento del 12 cilindri, che torna ai 4 litri. A Ginevra 1973 debutta la Countach LP 400: nuovo è il telaio tubolare a traliccio anziché essere caratterizzata da una struttura autoportante. La carrozzeria, inoltre, è realizzata con pannelli in alluminio, non più in acciaio, e adotta tutte le modifiche estetiche e tecniche che si erano viste necessarie durante lo sviluppo, compreso il fondo in fibra di vetro. La macchina, presentata a Ginevra di colore rosso, sarà successivamente esposta, verniciata in colore verde medio, ai saloni 1973 IAA di Francoforte, Parigi e Earls Court London.
Il 4 litri veniva alimentato da 6 carburatori doppio corpo Weber 45 DCOE e sviluppava 375 cavalli a 8000 giri/min, per una velocità massima prossima ai 300 Km/h. Le sospensioni traggono origine da quelle delle vetture da competizione, con triangoli di diversa lunghezza, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici e barra stabilizzatrice all’avantreno e, al retrotreno, trapezi superiori e triangoli inferiori, con doppio ammortizzatore regolabile per ogni ruota e barra antirollio. I freni sono a disco, autoventilanti con pinze di nuovo tipo, nate per le competizioni. Considerata da molti la versione più pura del disegno di Marcello Gandini, la LP 400, con 152 esemplari prodotti fino al 1977, è oggi la versione più ambita dei collezionisti, e ovviamente la più cara sul mercato dell’usato.
Nel 1978, dopo che gli ordini schizzano alle stelle, arriva la Countach LP 400 S, una sorta di restyling che fa debuttare nuovi cerchi 205/50 VR 15 all’anteriore e 345/35 VR 15 al posteriore, su nuovi pneumatici Pirelli P7. Cambiano anche i codolini passaruota, necessari a contenere gli pneumatici maggiorati, mentre nuovi sono lo spoiler anteriore e, volendo, un alettone posteriore che diventerà uno dei tratti più distintivi delle Countach negli anni seguenti. Per alcuni il vertice dell’era Countach si raggiunge proprio con lei, con la LP 400 S. Ne verranno prodotte 235 unità fino al 1982, quando viene presentata la LP 5000 S.
L’Ing. Giulio Alfieri, entrato in azienda nel 1979 con il ruolo di Direttore Tecnico e di Produzione e poi Direttore Generale, crea come prima cosa il motore da (quasi) 5 litri che equipaggia la LP 5000 S, ufficialmente presentata al Salone di Ginevra del Marzo 1982. Rispetto alla 400 S cambiano leggermente gli interni, mentre il motore arriva a sviluppare 375 CV a 7.000 giri/min. e vengono prodotte 323 fino al 1985, quando viene presentata, al Salone di Ginevra del Marzo 1985, la LP 5000 Quattrovalvole la prima versione che sarà ufficialmente importata ed omologata anche negli Stati Uniti. Segue appena tre anni dopo la “Quattrovalvole”, o QV, evoluzione del 12 cilindri con cilindrata aumentata a 5,2 litri e le 4 valvole, da cui il nome, per cilindro. La nuova soluzione tecnica obbliga all’utilizzo di nuovi carburatori, 6 Weber DCNF, non più in posizione orizzontale, ma montati verticalmente.
L’incremento di potenza è davvero degno di nota: 455 Cv a 7.000 giri/min. La carreggiata anteriore viene aumentata di 44 mm e le modifiche estetiche sono minime: un nuovo cofano motore, caratterizzato da una grande protuberanza necessaria a contenere i nuovi carburatori verticali. La QV adotta, prima Lamborghini di serie ad utilizzare questo materiale, il cofano motore in materiale composito. In totale vengono prodotte fino al 1988 631 Quattrovalvole.
Al Salone di Parigi del settembre 1988 debutta la Countach 25° Anniversario, l’ultima evoluzione del progetto Countach. In realtà, fin dal 1985, quando l’ingegnere Luigi Marmiroli prende il posto di Giulio Alfieri al comando dell’Ufficio Tecnico del Automobili Lamborghini, si percepisce la necessità di sostituire la Countach, un modello in produzione da oltre 14 anni. Nel frattempo, si decide di rinfrescare la Countach con una nuova versione che, per festeggiare i 25 anni di esistenza dell’azienda, verrà chiamata 25° Anniversario.
Gli aggiornamenti estetici saranno importanti e minori per quanto riguarda la meccanica e la ciclistica. Il motore riceve un migliorato sistema di raffreddamento e la ciclistica viene regolata differentemente adattarsi ai nuovi pneumatici Pirelli P Zero. L’abitacolo viene rivisto e reso più confortevole con i sedili, meno conformati, regolabili elettricamente ed i vetri elettrici. Lo stile della carrozzeria viene rivisto in modo deciso da un certo Horacio Pagani, all’epoca in forza alla Lamborghini, che ne e arrotonda le forme e integra meglio le appendici esterne, come i codolini passaruota e le bandelle sottoporta. Caratteristiche visibili della 25° Anniversario, oltre ai nuovi cerchi componibili in alluminio, sono le prese d’aria posizionate nella parte posteriore, più arrotondate ed allungate, così da contenere anche l’uscita dell’aria calda. Queste modifiche, alcune delle quali mutuate direttamente dal prototipo Countach Evoluzione, rendono la 25° Anniversario la Countach con i migliori risultati in termini di deportanza e penetrazione aerodinamica.
Il 4 luglio 1990 viene prodotta l’ultima Countach, una 25° Anniversario con specifiche Europa, di colore Argento Metallizzato con interni in pelle Grigio. Questa Countach è la vettura numero 658 della serie 25° Anniversario, la più prodotta nella storia Countach, e porta il numero di produzione totale del modello Countach a 1999 vetture (senza includere la prima LP 400 #1120001). Non viene venduta, ma rimane esposta al MUDETEC, dove chiunque voglia la può osservare e contemplare la sua rara bellezza.
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