Come la maggior parte dei marchi di lusso, la Ferrari è molto attenta alla propria immagine e combatte una vera e propria guerra con chi realizza falsi, copie e palesi “tarocchi” delle sue automobili. La casa di Maranello ha sempre vinto queste sue battaglie, ma nei giorni scorsi è arrivata un’inattesa sconfitta: la Ferrari è stata battuta in tribunale dall’agenzia delle Dogane, che voleva salvare una copia talmente ben fatta da non meritare la distruzione.
Galeotto fu il porto di Genova
La vicenda, raccontata da Il Sole 24 Ore, inizia al porto di Genova, quando gli agenti dell’Agenzia delle Dogane trovano una Ferrari Dino 196 S, vettura da corsa di fine Anni 50: parcheggiata all’interno di un container, era pronta a salpare. Dopo le verifiche, gli agenti scoprono che si tratta di un falso e sequestrano l’auto. La Ferrari, venuta a sapere dell’auto, chiede l’applicazione della legge 271/1989 contro la contraffazione e spinge affinché la Dino venga distrutta.
La Dogana si oppone
L’agenzia delle Dogane però non è del medesimo parere e prova a far valere un’altra legge, la 99/2009, la quale prevede che “i beni […] sequestrati nel corso di operazioni di polizia giudiziaria […] sono affidati dall’autorità giudiziaria in custodia giudiziale agli organi di polizia che ne facciano richiesta per essere utilizzati in attività di polizia ovvero possono essere affidati ad altri organi dello Stato o ad altri enti pubblici non economici, per finalità di giustizia, di protezione civile o di tutela ambientale”.
Servirà per formazione
E infatti, l’agenzia delle Dogane intendeva conservare l’auto per mostrarla nei corsi di formazione, alla luce del valido lavoro compiuto dai falsari. La vicenda si è trascinata fino allo scorso 11 dicembre, quando il Tribunale di Genova ha dato ragione all’agenzia delle Dogane e stabilito che la Ferrari potrà restare in suo possesso, purché non venga mai esposta in pubblico.
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