Fabio Barone, il nostro intervistato, per chi non lo conoscesse è il presidente del Ferrari Club più importante del mondo e se dovessimo definire il vero ferrarista DOC, beh, non avremmo dubbi su chi consigliarvi. Classe 1972, romano, da oltre 20 anni gestisce con il suo affiatato team Ferrari Club Passione Rossa, oltre 90.000 seguaci su Facebook. Lui è il nome dietro il quale si nasconde l’ultima delle imprese, quella di battere Google in un record contro il tempo sulla tratta Roma-Capo Nord, ma non vogliamo svelarvi troppo.
Lui, loro, Barone & Friends, tutti accecati per l’amore per la rossa, sono finiti diverse volte nel Guinness World Record e hanno fatto parlare di sè. L’ultima impresa, di cui sopra, è addirittura finita sul New York Times. A lui, però, abbiamo voluto chiedere di più, com’è nata la sua fede ferrarista, cosa ne pensa della Ferrari Purosangue, cioè il SUV che arriverà prossimamente, e un suo pensiero, ve lo anticipiamo, non molto buono, sulla Ferrari che ha scelto quasi obbligatoriamente la via dell’elettrificazione per i suoi modelli del futuro.
Iniziamo, quindi, la nostra intervista a Fabio Barone.
“La mia passione per la Ferrari nasce, certamente, dalla mia poca passione per il calcio; mi spiego. Quando ero bambino, non piacendomi giocare a pallone, non facevo altro che leggere riviste di auto e quando non si andava a scuola i miei amici andavano appunto a giocare a calcio, io invece mi dirigevo verso la concessionaria Ferrari vicino a casa e stavo lì davanti per ore e ore a guardare queste macchine. Probabilmente per questo motivo a 8 anni ero già in grado di guidare, e devo ringraziare mio papà, e da quel momento ho iniziato a capire che se hai un sogno devi fare di tutto per portarlo avanti. Passione Rossa non è altro che un sogno costruito nel tempo, con tanta fatica ma anche con tanto amore e passione, spinto dalla continua voglia di conoscere persone che hanno la stessa tua persona. A un certo punto ho detto perchè non metterle tutte assieme per fare qualcosa di buono? Recentemente ad Atene mi ha colpito l’accoglienza allo stadio dove erano presenti qualcosa come 10/12.000 persone. All’estero la Ferrari è molto più apprezzata che in Italia. Ti racconto un altro aneddoto: sempre ad Atene tra tutte quelle persone vedo in lontananza un bambino disabile che, curiosamente, parlava italiano. Gli ho fatto fare un giro e potete immaginare la sua faccia alla fine. Abbiamo donato un sorriso a quel bimbo ed ecco, anche questa è anche Passione Rossa”.
“Io credo di essere uno dei tanti che è rimasto stregato davanti al film di Magnum P.I., con la 308 GTS. Vi ricordate delle mie ore trascorse davanti alla concessionaria? Un bel giorno devo aver fatto pena al proprietario e indovinate su che macchina mi fece salire per accontentarmi? Di quel momento ricordo l’odore di pelle e di cuoio, tipico delle auto dell’epoca. Ricordo questi pulsanti a levetta molto particolari, ancora oggi iconici per un vero ferrarista. Ad esempio la passione per la F1 è arrivata molto dopo, l’ho seguita tantissimo quando Schumacher vinceva a ripetizione, ho anche avuto l’onore di conoscerlo e ho conosciuto tanti meccanici e tecnici; uno in particolare è stato, Luca Baldisserri, ingegnere dei mondiali in rosso del grande Michael”.
“La prima è stata la 348, è la cosa che mi ha colpito di più di quel modello è che sedendosi dentro vedi dallo specchietto posteriore la scritta Ferrari sul cofano, per capire costantemente che sei a bordo di una Ferrari”.
“Molte cose potevano andare storte, noi in abitacolo eravamo completamente soli. Quando abbiamo studiato con i miei ragazzi questo percorso, e ci abbiamo impiegato 2 anni, tutto poteva andare storto. Avevamo la volontà di vincere contro Google, ma le incognite erano talmente tante ma è stato complicato. Il guasto, la buca, su 4.400 km potresti forare due volte in media, potrebbe capitare un incidente, qualsiasi cosa. Quindi abbiamo cercato di guardare e di massimizzare tutto quello che potevamo. Poi abbiamo iniziato a studiare il nostro avversario e i punti deboli. Questa fase è iniziata circa un anno fa, per farvi un esempio Google su quel tragitto aveva dei bug, ovvero per qualche centinaio di chilometri il limite segnato (e quindi la lunghezza del percorso totale, ndr.) era di 80 ma in realtà la velocità limite era 90. Questi “bug” noi li abbiamo sfruttati in pieno ed è anche per questo motivo se abbiamo battuto Google ottenendo questo fantastico record”.
“Beh l’Autobahn merita un capitolo a parte. Si può pensare che senza limiti da rispettare potessimo spingere al massimo e invece non è andata così. Sarebbe diventato uno svantaggio perchè una Ferrari messa alla massima velocità nel primo quarto dei record ti mette intanto a rischio ma soprattutto ti fa consumare di più e quindi ti devi fermare di più per rifornire. La cosa migliore da fare era trovare una media corretta che ci permettesse di guadagnare tempo e di arrivare alla fine della Germania consumando tutta la benzina che avevamo a disposizione senza fare ulteriori soste rispetto a quelle preventivate (11, ndr.). Ogni rifornimento prevedeva una perdita di tempo molto alta, basti pensare che in Italia siamo ancora abituati ai contanti ma specialmente nei paesi nordici si paga praticamente sempre con la carta. Tra inserimento del pin, scelta della pompa, fare benzina, fare noi una sosta alla toilette mentre il compagno di abitacolo puliva il vetro, volavano ogni volta almeno 12/13 minuti. Siamo andati veloci in Autobahn, sì, ma a una velocità tale che ci permettesse di rispettare il piano prestabilito”.
“Di sicuro l’evento che ha caratterizzato un po’ di più il sodalizio del Ferrari Club è stato quello di portare le auto al Circolo Polare Artico. Non ti nego che è da tempo che ricevo mail e messaggi che chiedono di organizzare per il prossimo anno una mega spedizione a Capo Nord, che, per la cronaca, è 700 km ancora più a nord del Circolo Polare Artico, dove finisce letteralmente la terra. C’è questa voglia di fare qualcosa di diverso, la gente questo vuole, vuole la novità. Il grande clamore del record Roma-Capo Nord, siamo finiti addirittura due volte sul New York Times, ha fatto tanto rumore perché, forse, siamo stati i primi a fare una sorta di reality show sulle quattro ruote. Abbiamo fatto praticamente 48 ore di diretta e durante tutto il viaggio ricevevo continuamente messaggi da tanti fan che hanno voluto in qualche modo partecipare. Siamo stati in qualche modo pionieri di questa voglia di interagire con il pubblico”.
“No, credo di no. Non mi sarei mai aspettato di arrivare fin dove sono arrivato. Io comunque ho sempre pensato di voler fare questo e credo che nella vita serva un pizzico di fortuna. Io mi considero una persona fortunata e quindi magari non è solo merito ma anche fortuna. La cosa fondamentale è che io ho la fortuna, con la F maiuscola, di avere un team incredibile legato da un grande spirito di amicizia. Avere 40 persone, 40 amici, che si sono intervallati per 2 giorni, per 2 notti, a tre per turno, per starci vicino, per riabilitare le telecamere, con il nutrizionista che ci ricordava di bere, di mangiare”.
“296 GTB ho avuto modo di vederla e soprattutto di sentirla in moto. Macchina straordinaria, nulla da dire. Dell’elettrificazione posso dirti che sono felice di morire prima di vedere i raduni di Ferrari elettriche, e ho detto tutto. Mi spiego, sono un ferrarista di vecchia generazione ed è difficile far entrare nella mia testa che il futuro della Ferrari possa essere ibrido. Ho provato di recente una BMW i8 e, seppur sia interessante, sentire il sound in abitacolo amplificato dalla casse mi ha fatto rabbrividire. Vedremo come va, io ho scelto la F8 per i miei record perchè è veramente l’ultimo 8 cilindri termico di Ferrari”.
“Posso dirlo, è stata dura. Io ho tenuto la 458 anche quando uscì la 488 proprio perchè da buon appassionato Ferrari l’aspirato è sempre l’aspirato e ti garantisco che fare un giro con la 458 Italia è davvero molto emozionante perché arrivi a 9.000 giri e senti questa sinfonia assurda. Fare la stessa cosa con la F8 ti dà una spinta che esula da qualsiasi altro aspirato, credo che la F8 sia il massimo che si potesse fare con questa architettura e questo motore. Ho provato anche la 488 ed era molto nervosa come auto, la vedo più come una vettura laboratorio tra la 458 e la F8. Con quest’ultima hanno migliorato tanto l’handling. Conosco il capo progetto della F8 che ci ha fatto i complimenti per il record Roma-Capo Nord e io devo ricambiarglieli: giravamo in settima a 1.700 giri”.
“Sì, è molto interessante. Sono curioso di vederlo anche perchè è da tempo, da quando c’era ancora Marchionne che se ne parla. All’inizio pensavo fosse un progetto un po’ fuori dalle righe rispetto al ferrarista classico ma il mondo si evolve e noi appassionati dobbiamo evolvere con lui. Ci sarà un 12 cilindri? Sarà l’ultimo montato su una Ferrari? Credo comunque che sia una buona idea anche perchè avrà sicuramente la sua nicchia di clientela. Se poi mi chiedi se la farò accedere al raduno di Ferrari Club Passione Rossa la risposta è, ora come ora, non lo so”.
“Beh l’ultimo è stato davvero apprezzato in tutto il mondo. Non ti nascondo che ho avuto tantissime offerte per fare altro, anche con altre case, però credo che sia elegante uscirne fuori quando sei al vertice. Nel mio piccolo ho fatto quello che potevo, è giusto uscirne in maniera educata. Passione Rossa andrà avanti perché farà tante altre cose sensazionali, ma se parlo di Fabio Barone forse in futuro non ce la farei a rimanere 48 ore in auto…e non proprio su un’auto qualsiasi“.
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