Ibrido Diesel, una “nicchia” del mercato che potrebbe crescere in futuro. I consumi di un motore a gasolio, i vantaggi dell’ibrido. La soluzione a tutti i problemi?
La stragrande maggioranza delle auto ibride ha un motore benzina abbinato all’elettrico: sfogliando i listini ne abbiamo contate circa cento, mentre le l’ ibrido Diesel lo si ritrova su molti meno modelli, circa una quindicina. Vediamo quali sono e cosa propongono sotto il cofano.
Come si spiega questa disparità? I motori benzina sono più indicati per l’ibrido, in quanto più economici da produrre e acquistare (i sistemi per il trattamento delle emissioni fanno salire i costi dei Diesel) ma anche più adatti allo scopo, perché i motori a gasolio non sono i più adatti per spegnersi e accendersi ripetutamente e impiegano più tempo ad entrare in temperatura dopo l’accensione, con il risultato di essere termicamente meno efficaci.
Questo però non significa che l’ibrido Diesel sia meno valido o affidabile, anzi, tanto è vero che dopo anni con poche novità i produttori hanno ripreso a puntarci.
Prima di vedere quali sono le auto ibride Diesel sul mercato, va fatta una distinzione sul tipo di tecnologia ibrida. Ce ne sono due: l’ibrido leggero (o mild hybrid) e l’ibrido con batterie ricaricabili dall’esterno (o plug-in hybrid). Il primo è più semplice ed economico, perché l’elettrico non dà mai trazione alle ruote: a comporre il sistema ci sono una rete elettrica supplementare a 48 Volt e un motogeneratore ad essa collegato, che recupera energia nei rallentamenti e la stocca in un’apposita piccola batteria, da dove ritorna al motogeneratore affinché questo possa sostenere il motore Diesel nelle accelerazioni e riprese più impegnative, tagliando i consumi di carburante.
L’ibrida plug-in invece ha un motore elettrico di potenza maggiore e batterie più capaci, da ricaricare attraverso una presa elettrica o una colonnina. La controparte a batterie può così assistere il Diesel o, e qui sta il “segreto”, spingere l’auto anche per un massimo di circa 100 km (solo su alcuni modelli), in modo da farle percorrere tutti giorni il tragitto casa-lavoro senza consumare una goccia di carburante. Costi e pesi lievitano però rispetto all’ibrido leggero.
Audi è fra le case automobilistiche ad aver puntato con più convinzione sull’ibrido diesel di tipo mild, o leggero: oggi hanno questo sistema le A3, A4, A5, A6, A7, A8, Q3, Q5, Q7 e Q8: i motori vanno dal 2.0 TDI con 136 CV all’otto cilindri 4.0 TDI da 435 CV. È importante sottolineare che le ibride mild hanno gli stessi vantaggi fiscali delle ibride con il motore elettrico a dare trazione alle ruote, come l’esenzione del bollo nelle Regioni che lo prevedono e l’accesso alle ZTL.
L’ibrido Diesel c’è anche per i SUV Hyundai Tucson e Kia Sportage, dotati di un 1.6 o 2.0: si possono avere nelle potenze di 115 e 136 CV il primo, e di 185 CV il secondo. L’ibrido Diesel è disponibile per le Land Rover Defender, Land Rover Discovery Sport e Range Rover Evoque, che hanno il 2.0 da 150, 180 o 240 CV, oltre che per la Volvo XC90: ha il 2.0 da 235 CV.
È Mercedes l’unica a puntare sull’ibrido plug-in abbinato al Diesel, dove il motore termico è un 4 cilindri 2.0 da 194 CV. Ad integrarlo c’è un motore elettrico, da 122 CV per le versioni 300 de (per la Classe C e Classe E) e da 135 CV per le 350 de (per le GLE e GLE Coupé): la potenza combinata del sistema è 306 o 320 CV.
I motori elettrici sono alimentati da batterie di 7,2 o 31,2 kWh, per un’autonomia a zero emissioni variabile tra circa 50 fino ai 100 km che la nuova GLE 350 de garantisce, almeno sulla carta.
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