La storia delle competizioni motoristiche è piena di situazioni stile “Davide contro Golia”. È un copione che si ripete e un fulgido esempio si può osservare nella MotoGP contemporanea, dove Ducati lotta con Honda che è l’azienda di moto più grande del mondo.
Ma anche nelle auto gli esempi non mancano e quello che vi raccontiamo oggi è forse quello più significativo. La protagonista è la Ford GT40. Una vettura nata squisitamente per le gare con uno scopo preciso: battere alla 24 Ore di Le Mans quella Ferrari che proprio la Ford stava per comprare per farne il suo reparto corse. A Maranello, però, alla fine scelsero di accasarsi alla Fiat, la quale al contrario dell’azienda americana, avrebbe lasciato agli emiliani carta bianca nella gestione delle attività sportive e della produzione stradale. Tornando alla gara di durata più famosa del mondo, Ferrari aveva dominato sei edizioni, dal 1960 al 1965, con altrettante auto diverse. Questo dominio non andava giù a Henry Ford II che decise di fare di tutto per porgli fine.
Ovviamente serviva un’auto per farlo, ma non una qualunque. Era necessario un mezzo adatto a questo genere di competizioni, nulla che la Ford avesse pronto negli Stati Uniti. Quindi gli americani crearono una filiale in Gran Bretagna, il luogo in Europa con la più alta concentrazione di team sportivi, dove la neonata Ford Advanced Vehicles iniziò a trattare con scuderie come Cooper, Lola e Lotus. Nacque così la Ford GT40, dove il numero rappresenta l’altezza dell’auto in pollici, che tradotta nel sistema metrico decimale fa solo 1,02 metri. Una vera supercar, insomma, con uno stile che ancora oggi fa girare la testa. Ma non tutto è oro quel che luccica, perché se è vero che l’impostazione telaistica di questa Ford è stata ottima sin dall’inizio, la parte aerodinamica ha creato qualche problema e la scelta dei motori è stata abbastanza complessa. Ma andiamo con ordine.
Il telaio della GT40 è costituito da due longheroni laterali scatolati contenenti i serbatoi della benzina. Questi longheroni sono uniti nella zona centrale dell’abitacolo da due traverse scatolate tra cui si trovano i sedili che sono fissi, mentre la pedaliera è regolabile. A questi longheroni si collega all’anteriore la struttura scatolata dell’avantreno e lo stesso accade al retrotreno, dove le travi convergono per formare la culla del motore e sono collegate a loro volta da un longherone trasversale. Un insieme molto rigido, insomma, che ha anche il compito di sostenere un bel motore V8, inizialmente un 4.2 che eroga 375 CV a 7.200 giri. Poi ci sono state varie versioni, fino ad arrivare alla mastodontica 7 litri da 532 CV, con cui la GT40 poteva anche superare i 340 km/h.
Un’auto molto leggera la berlinetta Ford, che supera di pochissimo la tonnellata (12 quintali la 7.0) ma che inizialmente ha problemi di portanza. Oltre i 200 km/h il muso inizia a sollevarsi ed è facile perdere il controllo, come sperimentano alcuni piloti durante le prime edizioni della 24 Ore di Le Mans. Poi, una volta sistemata, la Ford GT40 fu imbattibile per quattro stagioni di fila – dal 1966 al 1969 – e fu anche la prima vettura a superare i 200 km/h di media in gara.