Se qualche settimana fa nessuno si aspettava di vedere spuntare da Maranello ben due nuovi modelli, le Monza SP1 e SP2, LIVE dallo stand del Salone di Parigi 2018 possiamo raccontarvi le nostre prime impressioni davanti agli ultimi due capolavori del cavallino.
Folla delle grandi occasioni attorno allo stand Ferrari, dove pochi minuti fa sono stati tolti i veli dalle due nuove serie speciali “Icona”. I capostipiti di questo nuovo corso della Casa di Maranello sono proprio loro, le Ferrari Monza SP1 e SP2. Chiaramente ispirate alle vetture “barchette” degli anni ’50, portate al successo nei campionati internazionali da piloti della Scuderia Ferrari, ma anche da gentlemen driver che spesso in quegli anni si misuravano con nomi da leggenda.
Il termine barchetta per Ferrari nasce nel 1948, un anno dopo la fondazione, con la 166M, grazie a Giovanni Agnelli, ancora lontano dalle redini della Fiat che verrà ma sicuro nell’appellarle così appena viste al Salone di Torino di settant’anni fa, proprio per la somiglianza con una barca ad alte prestazioni, sua altra grande passione.
Enzo Ferrari era solito affermare che “se esiste un’anima è nel motore”, frase che trova evidente conferma per il propulsore che equipaggia questi modelli. Le Monza SP1 e SP2 sono spinte dal V12 aspirato più potente mai prodotto dalla Ferrari: si tratta del motopropulsore di 6,5 litri della 812 Superfast che, in funzione di sviluppi specifici, è capace di generare una potenza massima di 810 cv a 8500 giri/min. e una coppia massima di 719 Nm a 7000 giri/min.
Sulle Monza SP1 e SP2 è stata largamente utilizzata la fibra di carbonio a scopi funzionali come per le vetture da competizione, rendendole leggere e maneggevoli e donando loro un aspetto sportivo e accattivante. La grande sfida è arrivata dall’aerodinamica, essendo vetture sprovviste di cupolino. Proprio per questo è stato sviluppato il “Wind Shield Virtuale” (brevettato); integrato nel cupolino che carena il quadro strumenti e il volante del pilota, permette di mantenere il massimo comfort di guida.
Particolare attenzione è stata data all’apertura delle porte di dimensioni minime, che si dispiegano verso l’alto. Questa scelta ha comportato una revisione dell’intero anello porta, rispetto alla 812 Superfast, ma l’effetto che si è ottenuto è spettacolare. Altrettanto scenografica è l’apertura in avanti dell’ampio “cofango” motore interamente in carbonio, che mostra per intero il poderoso propulsore V12. Completano gli esterni i cerchi volventi a cinque razze da 21”, molto scultorei e coerenti con le linee essenziali della vettura, appositamente disegnati per questo modello.
Altro tema iconico è il disegno della livrea della Monza SP1 esposta al Salone di Parigi. Essa è stata interpretata ispirandosi per geometria e grafica alle livree storiche delle auto da corsa: 250 GTO, 250 Testa Rossa, per citare solo alcune icone. Il risultato che si è ottenuto è una livrea che corre trasversalmente sul cofano, che scandisce i volumi e sottolinea la sensualità dei modellati, arricchita nel posteriore da un complemento sulla caratteristica pinna roll-bar del pilota.
Il progetto degli interni vettura si è invece sviluppato in maniera molto mirata: tutto doveva girare attorno al pilota. Tutto, inteso come strumentazione nonchè il sedile (o sedili sulla SP2) andava ripensato da un un foglio bianco, con l’idea di mantenere coerenza di linguaggio con gli esterni vettura e la filosofia progettuale che li ha ispirati.
Il corpo del driver è quindi interamente incapsulato all’interno della vettura, con eccezione della testa che sporge sulla linea d’orizzonte, proprio come nelle auto da corsa, riducendo in tal modo ogni forma di distrazione visiva. Su un secondo livello si concentrano la strumentazione di bordo, il volante e le bocchette d’aria. L’abitacolo asciutto raccoglie infine, ad altezza bracciolo, il resto dei comandi funzionali e li concentra su un’unica piastra di estrazione racing, estremamente semplice, priva di virtuosismi stilistici.
Il sedile monoscocca in carbonio e sellato in pelle, conferisce poi agli interni un aspetto squisitamente sartoriale, così come le pochissime sellature, studiate per essere alloggiate solo in zone mirate, per garantire comfort durante la guida.
Vogliamo parlare giusto un attimo di prestazioni?
Prestazioni da urlo per le ultime arrivate in Casa Ferrari: siamo in linea con la 812 Superfast (da noi provata): accelerazione (0-100 km/h in 2.9 sec e 0-200 in 7.9 sec) e frenata (100-0 km/h in 32 metri) si equivalgono, mentre si perde un po’ in velocità massima, comunque superiore ai 300 km/h, a causa della mancanza del tetto.
Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato riproposto il concept del Passo Corto Virtuale introdotto per la prima volta sulla F12tdf e successivamente sulla 812 Superfast evoluto ulteriormente mediante il supporto dell’assistenza elettrica allo sterzo anteriore (EPS).
Sono stati adottati pneumatici più grandi per i cerchi forgiati 21” nella misura 275/30 anteriori e 315/30 posteriori e un assetto elastico più rigido per aumentare ulteriormente la sensazione di prestazione soprattutto in agilità e nei tempi di risposta ai comandi.
Può bastare? Forse no…
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