Domenica 24 settembre è andato in scena il Concorso d’eleganza Festival Car di Revigliasco Torinese, un grande successo di pubblico, un vero manifesto della passione per l’automobile. L’occasione migliore per celebrare l’automobilismo torinese e le sue maestranze, alle quali Dario Pasqualini, proprietario del rinato Marchio Testadoro, ha voluto rendere omaggio con la sua mostra-performance di sei mesi all’interno del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino.
Da questa splendida iniziativa sta nascendo la Testadoro Essenziale, svelata nelle sue forme definitive all’interno della kermesse di Revigliasco Torinese. La vettura, frutto della lavorazione davanti al pubblico del MAUTO, è uscita dalla “Boita” per l’assemblaggio finale e si è mostrata per la prima volta con le sue linee sinuose e la sua “pelle” battuta a mano dagli artigiani battilastra, rappresentanti di un’arte ormai in via di estinzione. Dario Pasqualini ha riassunto la sua profonda esperienza attraverso cinque temi chiave, in grado di raccontare in maniera più approfondita una storia irripetibile.
Sei mesi all’interno del Mauto, un’esperienza unica: com’è stato lavorare davanti al pubblico in un luogo “sacro” come il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino?
“È stata un’esperienza unica e straordinariamente appagante. Il contatto diretto con il pubblico era l’elemento che cercavo, ma il riscontro ottenuto in termini di rapporti umani è stato totalmente inaspettato. Ho parlato con migliaia di persone e stretto nuovi rapporti con operatori del settore, artisti e, soprattutto, giovani aspiranti modellisti, stilisti e battilastra. Il rapporto con giovani e giovanissimi mi ha riempito di entusiasmo; tramandare la tradizione torinese del saper fare stile, insieme alla passione per i mestieri ad essa correlati, era uno dei miei obiettivi. Devo ringraziare ancora la compianta direttrice Mariella Mengozzi per avere avuto la visione di aprire le porte del Museo ad una performance di questo tipo.”
Quali sono le difficoltà che avete incontrato durante questi mesi di lavoro?
“Soprattutto logistiche. Per motivi di sicurezza al Museo tutta una serie di lavorazioni erano impossibili da fare. Abbiamo perciò dovuto alternare la presenza di componenti del mascherone in legno presso il Museo ad altre fasi nelle quali questi elementi servivano nell’officina nella quale abbiamo realizzato la carrozzeria. Dare continuità alla presenza al Museo in tutti i fine settimana ha rappresentato un impegno non indifferente, ripagato però sempre da almeno un incontro speciale con qualche visitatore, che fosse occasionale o venuto appositamente per incontrarmi.”
Qual è la soddisfazione di aver praticamente completato il lavoro e presentarlo davanti alla stampa?
“Riuscire a presentare finalmente un lavoro così lungo, che è iniziato tre anni fa con la definizione dello stile, rappresenta il coronamento di tanto impegno e sacrifici. Rimane un poco di amarezza per il fatto di non essere riusciti a completare la vettura in tutte le sue parti, ma anche il piacere di avere il tempo per curare con attenzione i più piccoli particolari nei prossimi mesi. Tutte le presentazioni comportano allestimenti dell’ultimo minuto e la tensione creativa che ne deriva è una delle cose più eccitanti di questo mestiere. Avremo quindi una nuova occasione di incontro per presentare la vettura completa.”
Qual è l’aspetto più bello di questo lavoro?
“Sicuramente vedere le proprie idee, per quanto visionarie, prendere forma. Avere a disposizione dei maestri battilastra che possono trasformare la materia in ciò che tu hai immaginato è impagabile. Certo, alcuni particolari convergenze di linee e piani, molto difficili da rendere in pratica sul metallo, hanno creato non poche discussioni tra me e i maestri artigiani che le hanno dovute realizzare, ma il risultato è esattamente quello che avevo immaginato e plasmato nei primi bozzetti in clay.”
Essenziale, un’auto già iconica: come la descriveresti in poche parole?
“Il nome è già una dichiarazione di intenti: in questa scultura in movimento non vi sono elementi non strettamente necessari al moto. Ovviamente la parte predominante è lo stile della carrozzeria e in questo l’opera è un omaggio alle berlinette sportive italiane degli anni ’60. I volumi sono quelli classici, l’abitacolo è spostato all’indietro e vi sono ampi slanci anteriori e posteriori. L’alluminio è l’unico elemento, insieme al vetro, presente nella carrozzeria, intesa come un velo d’alluminio posato con leggerezza sulla meccanica sottostante. Per quanto riguarda la meccanica e gli interni, il concetto è stato semplice: tutto ciò che non era presente su una granturismo dei primi anni ’60 è superfluo. Non è ammessa la plastica, anche sotto forma di fibre e resine varie.”
Così Dario Pasqualini ha potuto riassumere i suoi mesi di lavoro con il suo team, un lavoro che ancora non è terminato del tutto e che porterà tante novità per la Essenziale e per il Marchio Testadoro.