Rivoluzionario provvedimento della Polizia stradale di Cosenza, che ha sequestrato alcuni autovelox ritenuti illegali in tutta Italia, attivi specie sulla rete stradale provinciale. Perché? Non omologati e senza prototipo. Non un errore in buona fede, ma una frode bell’e buona. Un reato da Codice penale. La misura è stata emessa dal Gip e riguarda il sistema di rilevamento delle violazioni della velocità puntuale e media effettuate con la strumentazione T-Exspeed v 2.0: lungo la Statale 107 e la Provinciale 234 e la Statale 106.
Il prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture è risultato differente dalla versione modificata che la società ha fornito, in un secondo momento, ai Comuni.
Il rappresentante legale della società appaltatrice (che fornisce i dispositivi alle amministrazioni comunali) è stato denunciato in stato di libertà: il reato ipotizzato è frode nella pubblica fornitura. “Inquisiti” i velox di Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis. Da valutare le posizioni dei Comuni e degli enti locali coinvolti. Secondo Giorgio Marcon, di Migliore Tutela, “non solo le multe sono tutte nulle, vi sono gli elementi per l’ipotesi di una colossale frode in pubbliche forniture, con l’aggravante della truffa sia documentale sia processuale, e con l’aggravante della falsità ideologica che va da tre a 10 anni”.
In definitiva, c’è anzitutto l’obbligo (imposto ai Comuni e agli altri gestori) dalla Corte costituzionale di tarare gli autovelox. Poi quello imposto dalla Cassazione di omologare gli stessi in base alla legge sugli strumenti di misura qual è l’autovelox attraverso la Certificazione prima metrologica legale in capo al ministero delle Imprese: una volta ottenuto il decreto di omologazione pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ogni singolo esemplare deve ottenere il suo decreto di approvazione in conformità dell’articolo 345 comma 2 del Regolamento del Codice della strada.
Chi ha ricevuto una multa da un velox illegale, se sono trascorsi meno di 60 giorni dalla notifica, può ricorrere al Giudice di pace del luogo dell’infrazione: verbale nullo al 100%. Gli altri, se sono scaduti i termini o se hanno già pagato, “possono depositare – chiosa Marcon – un esposto denuncia, chiedendo la condanna e il risarcimento dei danni. Comunicandolo anche alla Corte dei conti. Alla base, il grave danno erariale dovuto all’utilizzo di strumenti illegali difformi alle prescrizioni”.
Autore: Mr. Limone