Un soggetto, forse più di uno o una banda, che coi flessibili effettua raid notturni spezzando i pali di sostegno degli rilevatori di velocità: è Fleximan. Da maggio 2023, ne ha abbattuti quasi 30, rilevatori gestiti dai Comuni nel Nord Italia. Atti deprecabili, quelli di “Segavelox”, divenuto però fenomeno social, tanto da far nascere due “fazioni”. La prima condanna moralmente l’autore delle “potature”, auspicando una sua rapida cattura cui segua detenzione in carcere per il reato di distruzione di patrimonio pubblico. La seconda ha costituito il “partito del supereroe”, che nel web lo assimila a Robin Hood. Cioè un vendicatore mascherato, dalla parte dei perseguitati, che fa la guerra ai cattivi: i sindaci. Visti come gli sceriffi di Nottingham che disseminano il territorio di trappole per estorcere quattrini agli automobilisti: velox piazzati con limiti di velocità molto bassi in relazione alle caratteristiche del tracciato e al tipo di traffico.
Ma anche Zorro, il difensore degli oppressi, che riequilibra le sorti dopo decenni di sconfitte, divenendo il killer giusto di “macchinette mangiasoldi”. Va da sé, ci mancherebbe altro, che il Sandokan armato di flessibile deve essere acciuffato quanto prima e assicurato alla giustizia. L’ovazione popolare che ha scatenato “Troncavelox” impone però una riflessione sull’utilizzo dei rilevatori di velocità, capaci di immortalare addirittura 2,5 milioni di trasgressori ogni anno in Italia: includendo tutte le violazioni (ingresso non autorizzato nelle Ztl, divieto di sosta e altro), i Comuni appioppano verbali per tre miliardi di euro annui, di cui 1,7 miliardi incassati subito.
In parallelo, la gestione del denaro incassato è opaca: le amministrazioni dovrebbero rendicontare al governo i proventi annuali delle multe e su come siano poi impiegati (in teoria dovrebbero servire anche per migliorare la qualità delle strade). Di recente, su 7.900 comuni, un terzo non lo ha fatto. Probabilmente perché, se si mostrasse a tutti la realtà delle cose, gli autovelox verrebbero spenti d’imperio, e quei comuni fallirebbero l’indomani mattina.
Per ragioni misteriose, viene disattesa una seconda legge: prevede un utilizzo corretto e disciplinato degli autovelox, e impone ai comuni di dividere la “torta” degli introiti coi proprietari delle strade (Stato, regioni, province) dove i primi gestiscono i rilevatori. Ormai da quel dì si attende vanamente il decreto attuativo che renda operativa la norma, dopo riunioni fiume della Conferenza unificata Stato-Città. Abnorme perfino il numero di circolari ministeriali nate per bloccare gli abusi dei comuni in fatto di autovelox, nonostante un Codice della strada che fissi rigidi paletti: una quindicina, riunite nelle direttive Maroni del 2009 e Minniti del 2017. La giungla dei cavilli opachi e degli autovelox di dubbia liceità è da disboscare: non certo con un flessibile, ma con regole limpide e precise, a tutela della sicurezza stradale e di chi guida.
Autore: Mr. Limone