Un grande ritorno dal passato? Nì. A vederla così sembrerebbe che in Lancia, o meglio in quel che rimane, abbiano ritrovato il lume della ragione nel riportare in vita una vera e propria auto mitologica. E invece no. Dietro il ritorno della Lancia Delta, ma il suo nome è Delta Futurista, si nasconde Eugenio Amos e la sua Amos Automobili, pilota con alle spalle gare in pista e fuoristrada, così geniale da voler riportare in vita l’iconica Lancia che tanto ha fatto sognare generazioni di appassionati. Il suo motto è di trumpiana ispirazione ma inequivocabile: #MakeLanciaGreatAgain.
Come lo stesso profilo Instagram di Amos Automobili, 53,3mila follower in crescita, ha annunciato, non servono comunicati stampi ma dati, dati ufficiali: 1.250 kg il peso, 330 i cavalli, 300.000 il prezzo. Tanti, ma c’è da giurare che ci sarà la coda per aggiudicarsi i vari esemplari, non sappiamo ancora quanti, che verranno prodotti. Un po’ come accaduto per la Lancia New Stratos, opera della torinese Manifattura Automobili Torino, con il modello, su base Ferrari 430 Scuderia, presentata allo scorso Salone dell’Auto di Ginevra e prodotta in 25 esemplari.
Si tratta quindi di un vecchio esemplare di Delta Integrale riportato agli antichi splendori con un tocco di personalità in più: fanno sorridere i tasti sul volante (da bacheca quello dei fari abbagglianti con la scritta “Levati” e il tasto rosso sul cruscotto con l’icona di un razzo), unico vezzo che Amos si è concesso senza però intaccare lo spirito, tra il sacro e il profano, di una vettura che è già leggenda e che per questo motivo doveva rimanere fedele all’originale.
Lo stesso Amos apre il cuore ai ricordi, lui che tutto sommato vecchio non è, con i suoi 37 anni: “Ho scelto la Delta perchè è l’auto che mi ha fatto innamorare delle auto. Avevo 7 anni. E mio papà ne aveva una splendida Giallo Ginestra. Io non so perchè ma mi sentivo speciale. Quei ricordi sono fatti di odori, di tatto morbido d’Alcantara, di suoni confusi. Questo cerco in un auto. Questo offro. Offro ciò che mi piace. Anche se è fine a se stesso o apparentemente inutile“.
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Un sognatore dunque, un visionario che non deve fare i conti con i piani di sviluppo che già in epoca Marchionne hanno condannato Lancia a morte certa, senza rispettare, a conti fatti, la tradizione gloriosa di un Marchio da corsa. Tra Alfa Romeo e lei ha vinto la prima, più famosa a livello internazionale. Ci voleva quindi uno come lui per riportare la Delta sulle prime pagine dei giornali, riuscendoci benissimo con tanta attesa premiata dal risultato finale.
Forse è meglio lasciare appunto a lui, un’avanguardista nonchè grande fan del motore, le parole più importanti, quasi una poesia da vero appassionato e dal quale certe case dovrebbero prendere esempio (come ha fatto ad esempio Renault riportando in vita la Alpine A110).
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