Curiosità

L’auto del futuro secondo i più famosi designer italiani

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Molto interessante il dibattito seguito a margine della presentazione della 4° edizione del Salone dell’Auto di Torino, in programma dal 6 al 10 giugno 2018 e il cui biglietto elettronico può già essere scaricato dal sito ufficiale. 5 designer di fama internazionale, Aldo Brovarone, Leonardo Fioravanti, Fabrizio Giugiaro, Filippo Perini e Paolo Pininfarina hanno discusso l’auto del futuro secondo i loro punti di vista, frutto di esperienze diverse da collocare in periodi storici molto differenti tra loro.

Una certezza è però emersa dal dibattito, ovvero che l’ auto del futuro sarà elettrica. Su questa tecnologia in grande avvento i pareri sono stati unanimi. Paolo Pininfarina ha dichiarato: “Chi afferma che l’auto elettrica non abbia futuro è perché non l’ha mai guidata, oppure perché ha interesse a difendere l’attuale produzione del motore termico. La cosa più drammatica quando scendi da una vettura elettrica e risali su una termica è notare le differenze, le vibrazioni, i rumori”.

Gli fa eco Fabrizio Giugiaro, che amplia la questione sull’immediato futuro: “Credo che l’elettrico sia un presente dal quale i costruttori non potranno prescindere. Penso però, per quanto ci riguarda come designer, che più che l’elettrico saranno le leggi a definire l’auto del futuro che, per rispondere all’abbassamento dei limiti di velocità, perderà in aerodinamicità. Inutile avere una vettura a forma di missile quando non si potrà andare in città oltre i 50 km/h. Saranno le norme a definire il nuovo concetto di design”.

Leonardo Fioravanti, crede nella propulsione elettrica, anche se non nasconde le difficoltà oggettive che ne rallenteranno la diffusione: “Chi crede che l’auto a propulsione elettrica non sia sportiva si sbaglia di grosso. I motori a propulsione elettrica, la cui ingegneria prevede molti meno pezzi di quella del motore termico, offrono una grande possibilità per designer e Case automobilistiche, che potrebbero quindi uscire dai soliti stilemi che uniformano lo stile delle auto. Cos’è quello che spinge il car design delle vetture elettriche? La fantasia dell’uomo, sollecitata da nuovi bisogni, come l’ingombro delle batterie, la differente necessità di raffreddamento del radiatore eccetera”.

Parla con l’esperienza di chi ha visto crescere la tradizione del car design italiano, Aldo Brovarone, stilista classe 1926 dalla cui penna sono nate vetture come la Ferrari Superfast II: “Sarà elettrica e autonoma l’auto che guideranno i ragazzi tra qualche anno, nonostante per la motorizzazione elettrica prevedo grandi difficoltà per stilisti e ingegneri che dovranno fare i conti con il peso delle batterie, i tempi di ricarica, per esempio”.

Uno sguardo globale, planetario, quello offerto da Filippo Perini, che prima di arrivare in Italdesign ha disegnato sportive tra cui Aventador e Huracàn di Lamborghini: “L’automobile è anche passione per cui credo che le sportive non smetteranno mai di essere disegnate e prodotte, nonostante siano un oggetto totalmente edonistico e tutto sommato inutile, se si considera il momento storico. Ma credo anche che i designer debbano cominciare a pensare di rivoluzionare completamente il paradigma della mobilità che sarà necessariamente integrata e che non possa prescindere dalla sostenibilità ambientale. Il pianeta non può sostenere questo tipo di produzione industriale automobilistica”.

E la guida autonoma?

Se sull’auto elettrica tutti e 5 gli ospiti d’eccezione si sono trovati d’accordo all’unanimità, la stessa cosa non si può dire della guida autonoma. Fioravanti, legato alla vecchia scuola, non si dice contrario, affermando che l’auto sarà sempre considerata come sinonimo di libertà personale. Meno favorevole Brovarone, il quale afferma che una volta tolto il piacere di guidare sarà a quel punto più conveniente viaggiare in treno. Vede invece le basi per una sfida affascinante Fabrizio Giugiaro, figlio del grande Giorgetto: “Noi designer dobbiamo fare i conti con il marketing, che ci richiede vetture belle. Che però devono essere compatibili con le norme, con la nuova tecnologia e con i nostri cambiamenti fisici. Il ruolo che abbiamo è quello di convincere i nostri clienti di abbandonare la vecchia fisionomia di design e pensare al nuovo, esattamente com’è successo con i SUV. Sarà l’auto a dover badare alla guida e al codice della strada, e i passeggeri potranno scegliere dove stare e come, anche in piedi per assurdo”.

Elettrica, autonoma, rivoluzionaria, condivisa e sicuramente connessa. La rivoluzione la racconta Paolo Pininfarina: “Siamo all’inizio di un cambiamento epocale. L’auto connessa è una sfida completamente nuova, da esplorare, che racconta di emozioni ed esperienze del consumatore e che avrà un peso sempre più importante per il futuro. Per quanto riguarda la guida autonoma credo si andrà avanti su due binari diversi, anche rispetto alle normative e alle infrastrutture che non sono alla pari con la tecnologia messa in piedi dai Brand. Invito inoltre a riflettere su un altro aspetto che ci riguarderà, ovvero l’auto condivisa. Non più un prodotto, ma un’utilità”.

Infine, piccola considerazione sulle auto a idrogeno. Questa tecnologia non mette d’accordo i designer, proprio per le sue difficoltà di stoccaggio, nonostante un nuovo studio che sembra rilanciare questa tecnologia.  Pininfarina di dice ottimista e consiglia uno sguardo a oriente: “Nel 2020 ci saranno le Olimpiadi di Tokio e i giapponesi si stanno muovendo per creare infrastrutture ed essere pronti, partendo da un modello chiamato “Area di Tokio”, che riguarda 30-40 milioni di abitanti. Lavorano in team, a questo modello, i Brand Toyota, Nissan e Honda che provano a sperimentare l’idrogeno nelle grandi città”.

Chiude Giugiaro: “Toyota 20 anni fa ha cominciato a vendere vetture ibride e oggi è leader di quella fetta di mercato. Hanno cominciato a investire nell’idrogeno senza clamori e proclami, con lo spirito dei pionieri. Ammetto che anche a me, come ingegnere, l’idrogeno fa paura per tutti i motivi che ha elencato Fioravanti, ma se tutto quel gruppo si sta spingendo verso l’idrogeno, io credo sia nostro dovere di designer pensare che possa essere una strada percorribile”.

 

Tommaso Corona

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Tommaso Corona

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