La lista dei grandi big dell’automotive che si sono schierati contro l’imposizione dell’elettrico si sta allungando. Specifichiamo però che sono contro l’imposizione dell’elettrico come unica soluzione alla decarbonizzazione. Perché la transizione alla auto a batteria è stata imposta in alcune parti del mondo, come l’Europa, senza però prendere seriamente in considerazione valide alternative presenti allo stato embrionale: come l’idrogeno e gli e-fuel, i carburanti sintetici che attraverso ridotte emissioni di gas, le compensano attraverso i loro processi produttivi portando il totale delle emissioni alla fatidica cifra dello zero. Dopo grandi nomi come Akio Toyoda e Carlos Tavares, anche l’ad della Dallara, Andrea Pontremoli, si è schierato contro la transizione unilaterale durante l’appuntamento chiamato “Dallara 5.0: il futuro prende forma”: interpellato sui temi della transizione energetica, il top manager si è dichiarato contrario alla scelta dell’elettrico come unica soluzione.
Durante una risposta fatta dalla domanda del pubblico sullo stop alle endotermiche fissato per il 2035, Andrea Pontremoli ha evidenziato i numerosi problemi energetici legate alla transizione. “Ho un’opinione molto personale, sono un po’ controcorrente. Io non credo nell’elettrico” – ha esordito l’amministratore delegato della Dallara – “Ma non ci credo razionalmente. Cioè, noi abbiamo due enormi problemi: uno è l’inquinamento, la CO2, e l’altro è un problema energetico. Se noi questi due problemi non li vediamo insieme, non li risolviamo. Se per risolvere il problema dell’inquinamento faccio l’auto elettrica, mi creo un problema energetico. Ma con che cosa la produco quell’energia?”.
“Vi do un numero: – commenta l’ad della Dallara – il consumo di energia elettrica in Italia è di 310 terawattora all’anno. Se domani mattina i 32 milioni di auto che abbiamo in Italia diventassero tutti elettrici, consumerebbero altri 310 terawattora all’anno. Quindi noi dobbiamo raddoppiare la produzione di energia. Ci stiamo creando un problema da soli. E il mondo dell’automotive, spinto dai politici, sta scivolando verso questa cosa e nessuno ha il coraggio di dire che non è possibile.” Aggiunge puntando il dito contro color che, secondo il suo pensiero, stanno creando questo problema che il nostro, come altri paesi non sarebbe in grado d’affrontare. “Lascia fare all’industria l’industria. Se tu invece dici ‘devi andare in elettrico’, hai già fatto due cose: hai dato un commitment su una tecnologia e stai creando un problema energetico dall’altra parte. E cosa si sta facendo? Si riattivano le vecchie centrali a carbone che sono la soluzione meno efficiente che abbiamo per produrre energia”, commenta l’ad rincarando la dose.
“Sta succedendo però un fenomeno – ha proseguito l’ad di Dallara – e lo vediamo proprio noi nel motorsport, che sta ritornando ad avere un ruolo di innovazione, di test. Se guardate la Formula 1 noterete uno sponsor che compare sempre di più, Aramco. L’Arabian American Company, tra le altre cose, ha un campo fotovoltaico nel deserto in Arabia di 120 chilometri per 120 chilometri che produce qualche milione di chilowattora di elettricità che viene usata per separare l’idrogeno dall’ossigeno usando l’acqua del mare. Poi l’idrogeno lo combinano con il CO2. Mettono questa syntethic fuel nelle normali pipeline così da poterlo distribuire sui canali tradizionali del petrolio.” L’ad di Dallara continua dicendo che già oggi vi sono barili di benzina sintetica utilizzabile sui motori attuali, bisogna modificare l’iniezione, facendo così anche la CO2 re-immessa comporterebbe minor inquinamento.
“Secondo me – ha concluso Pontremoli – la Formula 1, come lo saranno Le Mans con la benzina Total fatta con le vinacce dello champagne e la Indycar con l’etanolo derivato dalla canna da zucchero (prima era al 100% di etanolo e poi è stato ridotto all’85% per motivi di sicurezza), sarà il vettore per provare nuove tecnologie per migliorare il mondo e per dare agli appassionati la possibilità di godere dei nostri motori a combustione”.
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