Alfa Romeo 155 una vettura rimasta nella storia del motosport e nella storia del marchio del Biscione. Presentata nel gennaio del 1992 a Barcellona, a febbraio venne mostrata al presidente della Repubblica, al tempo Francesco Cossiga e al ministro dell’Industria Guido Bodrato.
La 155 fu sviluppata sulla base tecnica derivata dalla Tipo, insieme alle cugine Lancia Dedra e Fiat Tempra. Tra le tre, l’Alfa è quella che ha purtroppo avuto meno successo commerciale. Una risposta “fredda” del mercato che la 155 sembrava davvero non meritare. Il tempo le ha dato ragione e a distanza di 30 anni la 155 è una tra le vetture più apprezzate della Casa, grazie al suo look originale e a una gamma di motori molto interessante.
Nonostante le strette parentele con le cugine Dedra e Tempra la matita di Ercole Spada riuscì a evolvere magistralmente gli stilemi Alfa Romeo, raggiungendo al contempo un coefficiente di penetrazione aerodinamica davvero interessante per il tempo, solo 0,29.
Le dimensioni, quasi da segmento C odierna, erano di: 4,44 metri in lunghezza, 1,7 metri in larghezza e 1,44 metri in altezza. Il passo era il medesimo delle cugine: 2,54 metri. La meccanica evoluta della Tipo integravano sospensioni MacPherson sull’anteriore, mentre al posteriore prendevano posto dei bracci longitudinali oscillanti. Per quanto riguarda i motori la 155 poteva contare sul Twin Spark in alluminio da 2 litri già equipaggiato sulla 75 e 164. Disponibile anche i più piccoli 1.8 e 1.7 litri. Per quanto riguarda i Diesel non arrivarano prima del 1993 con il 1.9 e il 2.5 litri. Come non ricordare il 2.5 V6 Busso con 12 valvole e 166 CV.
Nel 1992 la 155 debutta subito nelle corse e partecipa al campionato Superturismo italiano con la GTA a trazione integrale. Il motore derivato dalla Q4 raggiunge i 400 CV e permette a Nicola Larini di vincere il titolo piloti con disinvoltura. Nel 1993 con lo stesso pilota la 155 ottiene il titolo nel DTM tedesco, questa volta il motore era il V6 Ti da 430 CV. Nel 1994 le vittorie continuano con Gabriele Tarquini che vincerà il British Car Championship.
Queste versioni ultra spinte della 155 invogliarono i tecnici del Biscione a proporre la 155 GTA stradale che purtroppo non arriverà mai sul mercato rimanendo una one-off del valore inestimabile. Il 1997 è l’ultimo anno di corse per la 155 nella categoria superturismo prima di passare il testimone al nuovo modello di casa Alfa, la 156.
Chiuso il campionato ITC perché troppo costoso per le case automobilistiche, l’Alfa Romeo poté concentrarsi sulla vettura D2 schierata dalla scuderia Nordauto. Nel campionato italiano con alla guida il pilota ormai punto di riferimento Fabrizio Giovanardi, l’Alfa 155 contese il titolo piloti ad Emanuele Naspetti con la ben più nuova BMW 320i, con 6 vittorie e altri piazzamenti sfiorò il titolo nel campionato costruttori che rimase aperto fino all’ultima gara.
Quando venne presentata la 155, sia la 164 che la 33 e l’Alfasud avevano compito il salto alla trazione anteriore senza riscontrare alcun problema rispetto ai volumi di vendita. Inoltre era disponibile anche in versione integrale Q4, con la meccanica derivata da quella della Delta. Il problema principale dell’Alfa Romeo 155 fu probabilmente quello della concorrenza particolarmente agguerrita. Da un lato la BMW Serie 3 dell’epoca fu una delle incarnazioni del modello più riuscite di sempre dal punto di vista tecnico, al lato opposto l’Audi 80 aveva stupito per il design dalle linee morbide tracciando le linee sul futuro stilistico delle berline.
Insieme a ciò, quelli furono gli anni in cui la concorrenza straniera si fece agguerrita in tutti i segmenti e a tutte le tipologie di auto. Nel 1991 per la prima volta nella storia dell’automobile italiana vennero vendute più vetture con un marchio straniero sul cofano che vetture nazionali. La carriera della 155 termina nel 1997 con poco più di 195.000 esemplari venduti. Un traguardo non encomiabile se si considerano i dati di vendita del suo successore, la 156, che vendette quasi 700.000 unità.
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