Una accoppiata tanto particolare quanto interessante quella tra Lamborghini e Aaron Durogati, due volte campione del mondo di parapendio. L’atleta di Merano è stato scelto dal Brand italiano per rappresentare i valori del Super SUV Urus, capace di affrontare ogni sfida su asfalto e su terra, coprendo l’elemento dell’aria proprio attraverso il volo con il parapendio di Aaron, sotto l’hashtag #UnlockAnyRoad.
A bordo di una Lamborghini Urus 2021 abbiamo seguito Aaron durante i suoi allenamenti per l’X-Alps di quest’anno gustandoci il piacere di guidare il Super SUV del Toro e potendo conoscere meglio il mondo del parapendio. Abbiamo parlato con Durogati del suo sport e della sua partnership con Lamborghini. Ecco cosa ci ha raccontato in questa interessante intervista.
Come nasce quello che Aaron Durogati è oggi: la tua vita, la tua crescita e la grande passione per il volo con il parapendio.
Tutto nasce dal fatto che mio padre volava e quando avevo 6 anni mi ha portato per la prima volta in volo in tandem e da quando la mia memoria mi concede, ho il ricordo di voler volare da solo e soprattutto di voler fare gare. È senza dubbio una passione di famiglia, che si lega a doppio filo alla montagna, un aspetto che fa parte del mio DNA.
Montagna, quindi sci, camminata, arrampicata e, ovviamente, parapendio: qual è la disciplina che pratichi che ti ha permesso di ottenere i maggiori successi?
Premetto che amo il parapendio in tutte le sue declinazioni e cerco di essere il più completo possibile. Per fare un parallelismo, il parapendio è un po’ come lo sci: ci sono le gare di Gigante, Slalom, sci di fondo, freestyle o freeride. Ecco anche in questo mondo c’è molta varietà e ogni disciplina ha la sua attrezzatura da parapendio creata ad hoc. Se faccio il volo di distanza ce n’è uno dedicato alla distanza, se faccio acrobazia ne utilizzo uno dedicato a quello e via dicendo. Io sono stato due volte campione del mondo di volo di distanza, quello che potremmo definire “tradizionale”, più simile a una regata di barche, per intenderci.
Allo stesso tempo me la cavo abbastanza bene nell’Hike & Fly, disciplina nella quale ho vinto due volte il Red Bull Dolomitenmann, che è una gara molto corta, una sorta di mega sprint. Quello che manca al mio palmares personale, e che veramente vorrei fare molto bene, è la Red Bull X-Alps, che è la gara più lunga che esiste e che quest’anno è conta una distanza totale di 1.280 chilometri in linea d’aria. Ogni anno la mappa viene modificata e se fino alla scorsa edizione si faceva la tratta Salisburgo-Montecarlo, con il fascino di attraversare tutte e Alpi fino al mare, quest’anno hanno deciso di racchiudere tutto in uno stato, partendo da Salisburgo, arrivando al Monte Bianco e ritorno. In generale, comunque, mi piace combinare il volo con le altre discipline che si praticano in montagna; è una sfida molto affascinante.
Ecco, per chi non lo conoscesse, in cosa consiste di preciso l’Hike & Fly?
Hike & Fly vuol dire letteralmente camminare e volare. Si tratta di uno sport per tutti: si sale la montagna a piedi e poi, raggiunta la quota giusta, si vola in parapendio percorrendo la distanza maggiore possibile e si continua così finché non si completano le tappe concordate.
Deve essere un’esperienza bellissima. Cosa provi quando voli, quando lasci la terra alle tue spalle e si spiega la vela del tuo parapendio?
Dipende moltissimo dal contesto in cui mi trovo. Se sono in gara, per me la passione è proprio quella di competere, l’aspetto più poetico del volo me lo dimentico completamente, mi interessa solo fare bene e raggiungere il risultato. Se sto facendo un volo di piacere, invece, quello che assolutamente mi ha affascinato sin dall’inizio è stata la libertà e la semplicità del gesto. Avere con sé uno zaino che ti permette di volare e vedere tutto da un’altra prospettiva è la chiave della mia passione. Da ragazzino, poter volare sopra la mia scuola o sopra la strada che percorrevo tutti i giorni, vedendola dall’alto, mi faceva sentire bene, mi dava una carica speciale.
Ti piace anche guidare?
Assolutamente sì. Sono appassionato di moto e, da quando ho potuto guidare, ho sempre avuto veicoli a due ruote, mentre l’auto per me è sempre stato semplicemente un mezzo per andare da A a B, non sviluppando mai l’interesse per un’auto sportiva. Tutto questo fino all’anno scorso, quando ho avuto modo di provare una Lamborghini, la Urus, che è stata la prima auto performante che ho avuto modo di guidare. Sono rimasto molto affascinato da questo mondo.
Com’è nata questa partnership con la Casa di Sant’Agata Bolognese?
Il nuovo claim di Lamborghini #UnlockAnyRoad ha permesso al Marchio di ‘scoprire’ la mia disciplina che incarna perfettamente questa frase nel DNA del parapendio. Io, in qualche modo, rappresento questo sport, così hanno trovato in me un profilo ideale e mi hanno contattato.
Cos’hai provato nel momento in cui un Brand di auto, così famoso e così iconico in tutto il mondo, ti ha “scelto”?
Mi sono sentito veramente lusingato. Non avrei mai pensato che un Marchio con questo blasone ad un certo punto si potesse interessare al mio ‘piccolo’ sport. Mi ha fatto super piacere. Se fino alla trasferta in Sicilia, dove abbiamo girato la prima clip, non avevo mai avuto un interesse particolare per le auto – considera che io utilizzavo un van per muovermi ogni giorno – iniziare a usare quotidianamente una Lamborghini Urus è stato fenomenale. La velocità mi piace moltissimo e non sono una persona timorosa, così il SUV del Toro è riuscito a regalarmi fin da subito delle emozioni che non avevo mai provato. Mi sono divertito moltissimo.
Hai avuto modo di guidare altre Lamborghini?
No, solamente la Urus, ma mi piacerebbe provare in pista anche la Huracan e la Aventador, poiché ormai le prestazioni di Lamborghini mi hanno coinvolto a tal punto da voler scoprire ogni aspetto di queste auto fuori dal comune.
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