Il 29 dicembre di ogni anno ci piace ricordare Michael Schumacher, l’uomo che è stato fino a quel fatidico 29 dicembre 2013. Già, perchè quest’anno e oggi cadono i 10 anni esatti dalla diffusione di quella notizia che precipitò tutti i fan della F1 nello sconforto. Era domenica, la vita proseguiva frenetica dopo le abbuffate natalizie e sulle nevi di Grenoble accadde, dopo anni passati a correre al limite sulle piste di tutto il mondo, un incidente talmente banale dall’assumere dei contorni tragici.
Solo recentemente sono emerse nuove conferme circa gli errori fatti in fase di soccorso al grande campione tedesco: uno su tutti aver deciso di trasferirlo in elicottero, dopo che perse conoscenza dopo l’impatto su alcune rocce affioranti dal manto nevoso, in una clinica non attrezzata per affrontare l’emergenza prima di deviare per Grenoble, dove l’ex ferrarista venne subito operato al cervello per ridurre i danni subiti. Si persero minuti, ore, importantissime, e da lì il kaiser venne salvato ma indotto in coma artificiale. Fu l’inizio dell’abisso in cui è precipitato, e con lui ogni appassionato di F1 non giovanissimo che si è sempre chiesto il perché di quell’incidente così stupido e così devastante.
10 anni fa per King Michael cambiava tutto. Cambiava il modo di rapportarsi con il mondo, perché ormai tutti abbiamo capito grazie alle confessioni di Jean Todt e di quei pochi che possono stargli accanto, non ultimo il figlio Mick nel documentario disponibile su Netflix, che Michael Schumacher c’è ma non è più lui, non è più quell’uomo dal sorriso timido che, chiusa la visiera, ha segnato un’epoca nella categoria regina del motorsport.
Ora poco importa che per pochi centimetri lui si sarebbe rialzato, poco importa che le viti che fissavano la sua GoPro al casco produssero effetti devastanti al suo cervello, poco importa il fato che ha segnato per sempre la sua esistenza. Da quel momento non abbiamo più notizie ufficiali su Michael Schumacher, possiamo solo ricordarlo per le sue imprese in pista.
Volete sapere l’ultimo scoop che rimbalza in queste ore dalla Germania proprio a 10 anni dal suo incidente? Dopo la finta e orribile intervista a un immaginario Schumacher prodotta dall’intelligenza artificiale e dopo un finto scandalo relativo a foto rubate di cui non sentivamo oggettivamente la necessità, ora sembra che Michael Schumacher sia stato portato su strada, a bordo di una Mercedes-AMG, per permettere ai suoi sensi di ritrovare quelle sensazioni che sono state la sua vita per tanti anni.
Lo dice la Bild, categorizzando questo nuovo scoop su Michael Schumacher come parte delle terapie decise dall’equipe di medici che lo segue da ormai 10 anni per tentare il miglior recupero. Si parla di giri in pista a bordo di una sportiva del Marchio di Affalterbach ma non si può ovviamente sapere di quale pista si tratti o quando è avvenuto questo test. Si sa che Schumacher passa le sue giornate nella villa di Gland, a pochi chilometri da Ginevra, assistito da almeno 15 tra infermieri, fisioterapisti e neurologi specializzati nel recupero dopo questo tipo di incidenti.
Personale esperto che non lo abbandona mai e che avrebbe, il condizionale è d’obbligo, pensato a questo nuovo approccio per permettere ai suoi sensi di ritrovare un legame con rumori e sensazioni che in un pilota di F1 sono iper sviluppati. Come spiegato dal legale della famiglia, sono tenuti a dichiarazioni ufficiale solo la moglie Corinna e i figli, che non hanno confermato la notizia. Inoltre, sull’emittente tedesca Ard è atteso un nuovo speciale proprio per l’anniversario dell’incidente che potrebbe svelare nuovi particolari di una vita che prosegue, seppur con difficoltà, circondato dall’affetto dei suoi cari.
Difficilmente rivedremo mai Michael Schumacher, magari su una sedia a rotelle, comparire in pista o in occasioni pubbliche. Scoop o meno, se questo relativo ai giri in pista su una Mercedes-AMG fosse vero avrebbe dell’incredibile, tutti noi dobbiamo essere sì curiosi ma conservare nel nostro cuore e nella nostra memoria le sue vittorie più belle. Chi scrive si ricorda bene quel giorno, a Monza. Era il mese di agosto del 2003 e ancora si svolgevano i test prima del gran premio. Altri tempi, altri sound (quei V10…) e quando vidi comparire quella macchina rossa e quel casco rosso per me fu come la realizzazione di un sogno. Sì, c’erano anche le altre F1, mi ricordo il frastuono dei 10 cilindri BMW del fratello Ralf e di un arrembante Juan-Pablo Montoya, ma quel casco rosso, quella macchina rossa…
Ciò non toglie che le condizioni di Michael Schumacher siano, lo scriviamo ogni anno, avvolte nel mistero e la famiglia non cambierà mai approccio su questo punto.
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