Quella volta in cui Stirling Moss e Mitsuo Ito “volarono” in Suzuki sull’Autostrada del Sole 

Storiche
16 maggio 2025, 8.00
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Dopo aver iniziato la propria storia industriale nel settore tessile mettendo a punto un telaio meccanizzato nel 1909, e proseguito con grande successo in quello delle motociclette dal 1952, la “Suzuki Motor Corporation Ltd.” di Michio Suzuki decise di investire nell’automobile.
L’iniziativa prese slancio con l’idea di motorizzare in massa il paese, che sempre più chiedeva un’automobile economica, brillante e affidabile. Il progetto seguì due filosofie precise: “Se il cliente ha bisogno di qualcosa, dobbiamo fare tutto ciò che serve per accontentarlo. Il duro lavoro garantisce il successo […] più le cose sono piccole, leggere, modeste e ordinate più saranno belle, funzionali ed efficaci”. Ciò diede forma al principio progettuale e produttivo chiamato “Monozukuri”, che ancora oggi permea la produzione Suzuki.
Il gruppo di lavoro (con età media di 27 anni) si mise all’opera e, nonostante i tanti ostacoli che un’oggetto complesso come l’automobile poteva mettere davanti, nel settembre 1954 furono pronti i primi due prototipi: questi vennero testati con successo percorrendo 300 km dalla sede di Hamamatsu fino a Tokyo, su strade dissestate e ripidi passi montuosi. La vettura doveva resistere a tutto ed essere pronta al variegato territorio giapponese nel segno dell’affidabilità e della solidità costruttiva. Nell’ottobre del 1955 nacque la Suzulight SF che vantava specifiche interessanti per un’auto di questo genere, come motore e trazione anteriori, quattro sospensioni indipendenti a doppio quadrilatero e sterzo a cremagliera. Il motore era un semplice e robusto bicilindrico in linea a due tempi, raffreddato ad aria da 359 cc e 15 CV. L’auto venne progettata già in linea con le agevolazioni fiscali del neonato filone Kei-car per dimensioni, cilindrata e peso voluto dal Governo nel 1955 per motorizzare il paese.
sfida suzuki stirling moss mitsuo

Piccola, leggera e scattante

Nel 1959 fu la volta della Suzulight 360 TL (con 21 CV), completamente ridisegnata con uno stile moderno caratterizzato dalla forma squadrata ed ampia dell’abitacolo: si mantenne l’avanzata impostazione a trazione anteriore facendone un cavallo di battaglia, al punto che il modello 1962 fu rinominato Suzulight Fronte 360. Da menzionare la Suzuki Fronte 800 del 1965, elegante e sportiva variante coupé di livello superiore disegnata da Giovanni Michelotti in collaborazione con il capo del design Suzuki, Sasaki Toru, equipaggiata con motore tre cilindri da 785 cc e 41 CV.
Le innovazioni, gli aggiornamenti e le qualità della vettura portarono buoni risultati alla Suzuki che però vedeva ancora la vendutissima Subaru 360 avanzare al ritmo di 2.000 esemplari al mese (contro i 150 della Fronte); dopo un restyling del 1966 arrivò il momento di un nuovo modello.
I tecnici e i designer si misero subito al lavoro e in breve tempo venne lanciata l’erede Suzuki Fronte 360 LC10 nel marzo 1967. Completamente rivoluzionata, la nuova Kei-car esibiva forme “importanti” da piccola berlina, con profilo curvo stile “Coca-Cola bottle” che poggiavano su un nuovo layout con motore e trazione posteriori, sospensioni indipendenti, cambio manuale a quattro velocità (originariamente sincronizzate solo sulle tre marce superiori), motore tre cilindri raffreddato ad aria da 356 cc e 25 CV, per soli 425 kg di peso alla ricerca di prestazioni sportive (e in diretta concorrenza con la piccola di casa Subaru).
stirling moss fronte 360 cc

Un’impresa indimenticabile

Soprannominata affettuosamente “Daruma” (come la famosa bambola tonda della cultura giapponese) venne introdotta con grande enfasi rendendola disponibile già nel mese di maggio successivo: la risposta del mercato fu entusiasta. Il target originale di 3.000 esemplari al mese arrivò a più di 8.000, tanto da richiedere una nuova fabbrica.
Nel novembre 1968 arrivò la sportiva Fronte 360 SS con 36 CV, per anni la Kei-car più veloce, che riuscì a rompere la barriera dei venti secondi nello 0-400 metri in 19,95 secondi. C’era anche una versione “500” per l’esportazione con motore da 475 cc e 29 CV, introdotta nel 1968. Proprio la versione da esportazione fa intuire quanto la Suzuki volesse promuovere il modello anche fuori dal Giappone, dove però l’attendeva una concorrenza ben radicata e difficile da impensierire. Come dimostrare le doti della nuova Fronte all’Europa? L’idea fu quella di farle compiere una grande impresa capace di forte eco mediatica.
suzuki 360 cc milano napoli
Il 12 Agosto 1968 due Fronte 360 SS, una rossa e una gialla, spiccavano in Piazza Duomo a Milano recando in fiancata il percorso “Milano-Roma-Napoli”; 743 km sull’Autostrada del Sole da affrontare nel minor tempo possibile e con l’indice di prestazione migliore possibile. A garantire il risultato l’icona del Motorsport mondiale Sir Stirling Moss (sulla rossa) e Mitsuo Ito (sulla gialla), straordinario pilota motociclistico che cinque anni proprio prima in sella a una Suzuki aveva vinto la “Classe 50 cc” in occasione del Tourist Trophy sull’Isola di Man, laureandosi come primo pilota giapponese a riuscirci.
I due assi salirono a bordo delle loro Suzuki e, anche grazie all’assenza di limiti di velocità se non in curva o in galleria, arrivarono a Roma dopo 544 km in appena 4 ore e 27 minuti alla velocità media di ben 124 km/h! La notizia fece subito il giro del mondo mentre ancora i due piloti proseguivano la prova fino a Napoli alla media di 120 km/h, dimostrando ampiamente le prestazioni e l’affidabilità della nuova Suzuki.
Autore: Federico Signorelli
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