Novanta anni fa la
Opel Olympia gettò le basi per una produzione automobilistica moderna, più efficiente e con costi inferiori. Nel 1935 fu infatti la
prima vettura tedesca prodotta in serie con un
telaio autoportante interamente in acciaio per il quale
Opel registrò il brevetto. Ma non solo, perché fu anche la prima automobile ad attraversare l’Oceano Atlantico fino al Sud America in dirigibile.
Tornando però all’innovazione principale, in senso figurato, la carrozzeria ed il telaio erano dunque fusi in un’unica struttura autoportante: questo concetto tecnico segnò una rottura con le tecniche di costruzione convenzionali nella produzione automobilistica di allora. I vantaggi di questo principio costruttivo, che all’epoca era rivoluzionario e che oggi viene dato per scontato, erano molteplici: tra questi maggior leggerezza, resistenza, stabilità di guida ed economicità nella produzione, adesso più snella. Lo scheletro metallico era infatti un’insieme di travi profilate in acciaio collegate tra loro; con un peso a vuoto di soli 835 chilogrammi, la Opel Olympia pesava 135 chilogrammi in meno rispetto alla sua progenitrice Opel 1.3 Litre. Il risultato fu un conseguente aumento delle prestazioni di guida a parità di motore e una riduzione del consumo di carburante. Anni dopo Renault e Fiat studieranno la sua tecnica costruttiva per proporre rispettivamente i modelli Juvaquatre e 700.
Tecnica innovativa per prestazioni e maneggevolezza eccezionali
Tutto ciò rese la Opel Olympia non solo la berlina di serie più economica della sua classe di prestazioni dell’epoca, ma anche la più veloce. Il motore da 1,3 litri e 24 CV portò la vettura fino a una velocità massima di 95 km/h. Allo stesso tempo, l’Olympia richiedeva in media 9,5 litri di benzina ogni 100 chilometri. Inoltre, l’allora nuova vettura offriva ulteriori innovazioni: con un’altezza da terra quasi invariata, il baricentro era più basso di circa 15 centimetri rispetto alla precedente Opel 1.3 Litre. Le comode sospensioni sincronizzate Opel garantivano inoltre caratteristiche di maneggevolezza, stabilità e sicurezza. Il produttore di Rüsselsheim descrisse il risultato di tutte queste misure come segue: “Anche ad alta velocità si possono prendere le curve, la Opel Olympia è a prova di curva”.
Con un passo di 2,37 metri e una lunghezza fuori tutto di soli 3,95 metri, la Opel Olympia era anche molto maneggevole. Gli elevati standard che Opel aveva stabilito per il modello furono confermati anche dalle riviste specializzate. La rivista “Motor and Sport” scrisse: “Le prestazioni di guida sono molto impressionanti per un’auto da 1,3 litri e consentono al guidatore di raggiungere medie di viaggio di tutto rispetto”.
Interni comodi e sicurezza avanzata
Tuttavia, non furono solo le prestazioni esemplari e la tenuta di strada a rendere l’Olympia una vettura di successo: i suoi interni impressionarono anche per la buone doti di qualità e praticità. Come si legge in una descrizione dell'epoca: “I sedili imbottiti sono rivestiti in velluto a coste, gli schienali dei sedili anteriori possono essere ripiegati in avanti, i sedili posteriori sono dimensionati in modo così favorevole in larghezza e profondità che si ha piena libertà di movimento e non si avverte alcuna tensione alla guida”.
Il design della carrozzeria autoportante ed aerodinamico aumentava la sicurezza dei passeggeri: il tetto era realizzato in un unico pezzo di acciaio e dava alla vettura ulteriore stabilità. Nella zona del profilo anteriore a forma di forcella, un punto di rottura predeterminato assorbiva parte dell’energia d’impatto in caso di collisione. In questo modo erano stati creati i precursori di una cella rigida per i passeggeri e di una zona di deformazione.
Il progetto della vettura così organizzato, permise semplificazioni ed economie di scala sull’intero processo di produzione, più rapido ed efficiente, con vantaggi economici che furono trasferiti ai clienti finali attraverso prezzi accessibili. La berlina due porte e la cabriolet a due porte erano disponibili a partire da 2.500 marchi, inferiori di 350 marchi al modello che andrò a sostituire.
Dalla strada al cinema
Opel all’epoca, grazie a questo modello festeggiò un risultato di non poco conto, con il marchio che divenne la prima casa automobilistica tedesca a superare la soglia dei 100.000 veicoli prodotti in un anno.
Come detto, l’Olympia fu la prima auto a prendere letteralmente il volo: nel 1936 trovò posto nel ventre del famoso dirigibile LZ 129 Hindenburg, la 500.000esima Opel dall’inizio della produzione automobilistica per atterrare a Rio de Janeiro. Dopo soli tre giorni di volo e 10.000 chilometri percorsi, l’Hindenburg atterrò nella metropoli sudamericana con la Opel Olympia a bordo. Gli entusiasti brasiliani ne festeggiarono l’arrivo accompagnandola in tour per le strade di Rio tra feste e applausi.
Ma non solo, perché la Opel Olympia divenne la straordinaria protagonista cinematografica di un film undici anni dopo. Nel 1947 all’interno della pellicola “In quei giorni”, la tragica storia del decennio precedente fu raccontata simbolicamente proprio dal punto di vista di una Opel Olympia. L’auto diventò così il “personaggio” centrale del film, che venne incluso nell’istruzione scolastica dalle autorità mediatiche statali.
Autore: Federico Signorelli