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Il Maggiolino va in pensione: per l’iconica ottantenne Volkswagen non ha più spazio

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Non c’è più rispetto per le icone? Un’ottantenne che di storia ne ha scritta tanta, paragonabile a quella che per noi è Fiat 500, fresca 62enne, sta per uscire di scena. Si tratta della Volkswagen Maggiolino, un modello nato durante la nefasta decade nazista ma che è riuscita ad arrivare fino a noi. Non c’è però più posto per lei nei piani della Casa di Wolfsburg, ormai concentrata su diversi tipi di carrozzerie (qualcuno ha detto SUV) ed elettrico; proprio oggi è stato prodotto l’ultimo esemplare nella fabbrica messicana del colosso tedesco.

Voluto da Hitler in persona per diventare l’auto dei tedeschi (Volkswagen significa appunto auto per il popolo), il Maggiolino nacque con il nome in codice di Typ 1 e ci mise davvero poco ad entrare nel cuore del popolo germanico, poi falcidiato dagli esiti di una rovinosa Seconda Guerra Mondiale. Se qualcuno avrebbe scommesso una carriera decisamente breve si sbagliava di grosso.

Il Maggiolino nato sotto la direzione di Ferninand Porsche, sì colui che fondò l’azienda che porta il suo nome, nel 1931, amico personale del Fuhrer. Il Maggiolino, però, arrivò nel 1934 e con lei nacque anche Volkswagen: non a caso la prima fabbrica sorse proprio nei dintorni di Wolfsburg, oggi quartier generale della Casa teutonica.

Con la riconversione in materiale bellico, e il termine dei combattimenti, il progetto Maggiolino rinasce appena terminato il conflitto e con lei il suo successo che ne aveva condito il debutto. Così come in Francia la 2CV ci mise poco a sfondare, curiosamente un progetto nato anche in questo caso prima dello scoppio della Guerra, lo stesso accadde alla Volkswagen più celebre di sempre, almeno prima che arrivasse la Golf…

Il Maggiolino diventa un’emblema degli anni ’60, specie sul nuovo continente, con le sue forme curvilinee di grande impatto. Contribuisce a questo successo in terra americana il film “Un Maggiolino tutto matto”, opera della Disney e poi tornato sui grandi schermi in tempi più recenti con Lindsay Lohan al fianco di Herbie (2005). L’arrivo della Golf segna in un certo senso la prima grande battuta d’arresto per il Maggiolino: è il 1978.

Il successo globale però non tende a terminare tanto da convincere la marca a farlo tornare sulle linee di produzione, anno il 1998, con la “New Beetle”. Noi provammo la seconda generazione del nuovo modello nel 2014 (la 50’s Edition), pensando che di storia da scrivere negli anni successivi ce ne sarebbe stata ancora tanta.

Nonostante sia al quarto posto tra le auto più vendute di sempre, con oltre 20 milioni di unità prodotte, la “nuova” generazione, fortemente ispirata al passato, non è più riuscita a fare breccia nel cuore degli automobilisti come accadde invece circa mezzo secolo prima.

Oggi arriva, non certo come un fulmine a ciel sereno, la parola fine su questa storia. È tempo di pensare all’elettrico e non c’è più spazio per un modello che ha fatto del passato il suo motivo d’esistere. Per lei ci sarà un posto nel museo di Wolfsburg.

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