Dopo due settimane di silenzi e ironie virali, Carlo Giovanardi ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti. L’ex ministro ed ex senatore ha scelto l’UIGA – l’Unione Italiana dei Giornalisti dell’Automotive – per spiegare come sono andate realmente le cose nella vicenda dell’Audi A4 smarrita e poi ritrovata a Castelvetro di Modena. Non solo una disavventura personale, ma anche un caso mediatico che, secondo Giovanardi, ha travolto la verità in nome della spettacolarizzazione.
Un’auto sparita e il circo mediatico
Era un tranquillo mezzogiorno a Castelvetro quando Giovanardi, al termine di un pranzo, non trova più la vettura prestatagli dal figlio. Dopo ore di ricerche infruttuose, si rivolge ai Carabinieri: viene sporta denuncia per furto. La sorpresa? Dopo 36 ore, l’auto viene ritrovata. Probabilmente nello stesso posto in cui era stata parcheggiata.
A quel punto, però, il caso ha già preso fuoco. I social lo trasformano in bersaglio di commenti feroci, ipotizzando scenari da tragicommedia: dall’onorevole disorientato al potente che mobilita la forza pubblica per un banale equivoco.
“Non ho mai negato l’errore,” racconta Giovanardi a UIGA, “ma l’ondata d’indignazione è andata ben oltre. È bastata una targa e un cognome noto per innescare il rogo. Siamo nel tempo dell’informazione istantanea, dove conta l’effetto, non il fatto”.
La versione dell’ex ministro
Nel corso di un’intervista esclusiva, l’onorevole chiarisce: “Ho fatto ciò che avrebbe fatto chiunque altro: non trovando l’auto, mi sono rivolto ai Carabinieri. Loro, insieme ai vigili urbani, hanno verificato telecamere e vie limitrofe. Poi mi è stato consigliato di formalizzare la denuncia. Tutto secondo procedura”.
Giovanardi contesta il trattamento ricevuto: “In quella circostanza non ero l’ex senatore, ma un cittadino come tanti. Nessun favoritismo, solo una denuncia per un’auto scomparsa. Il resto l’ha fatto il meccanismo dei media e dei social, affamati di storie a effetto”.
Una lezione (anche) per gli altri automobilisti
Al netto dell’equivoco, Giovanardi cerca di trasformare l’episodio in un’occasione di riflessione pubblica. “Oggi un algoritmo decide se una notizia merita spazio. Non serve il fatto, basta un personaggio. Ma attenzione: se vi capita una cosa simile, non correte sui social. Andate subito dalle forze dell’ordine. Loro sanno cosa fare.”
L’ex ministro non rinuncia all’autocritica, ma lancia un messaggio diretto a chi ha alimentato la gogna digitale: “Ci vuole meno sarcasmo e più senso civico. Chi denuncia un possibile furto non è un privilegiato: è solo una persona che si affida alle istituzioni, come è giusto che sia”.