Il mercato sta dando un chiarissimo segnale alle aziende del settore automotive: i guidatori europei sono sempre indirizzati verso l’acquisto di SUV a discapito di berline, utilitarie e fuoristrada. Analizzando questa forte richiesta in Europa, Mazda ha deciso di immettere sul mercato automobilistico due nuovi SUV: si tratta della Mazda CX-60 e Mazda CX-80 (la versione a sette posti, non prevista per il mercato italiano).
La CX-60, nonché la prima ibrida plug-in della Casa di Hiroshima, diventa, ad oggi e in attesa dell’80, l’ammiraglia del brand nipponico. Primo di due nuovi modelli con i quali Mazda vuole andare all’attacco del mercato europeo, la Mazda CX-60 si presenta ai nastri di partenza con la motorizzazione plug-in da 327 CV, che abbiamo provato, ma con la consapevolezza di nascere come auto versatile ed efficiente.
Sicuramente Mazda ha curato ogni dettaglio nei minimi particolari, come è solita fare: la qualità dedicata ai suoi interni e la dovizia nella scelta dei materiali da utilizzare per i rivestimenti sono degne di una tedesca. Salendo a bordo e mettendo in moto la nuovissima unità ibrida plug-in vediamo com’è e come va la Mazda CX-60 2022 in questo test.
Dimensioni e interni Mazda CX-60
Analizzando l’estetica della nuova Mazda CX-60, si nota immediamente il richiamo all’ormai noto Kodo design, con qualche aggiunta strategica di elementi che potessero richiamare in pieno lo stile, talvolta sartoriale, della tradizione giapponese. Prima di scendere nei dettagli, osserviamo le proporzioni esterne: la Mazda CX-60 nasce sulla nuova piattaforma che permette la disposizione lontigudinale del motore (sia benzina aspirato per il plug-in sia Diesel con il boost del mild hybrid) ed, eventualmente, la trazione posteriore (solo Diesel). Queste sono, quindi, le dimensioni della Mazda CX-60: una lunghezza di 4,75 metri che la colloca di diritto nel segmento D SUV, una larghezza di 1,89 metri, mentre 1,68 metri di altezza e 2,87 di passo.
Della Mazda CX-60 colpisce l’aspetto molto maestoso e robusto del corpo vettura. La calandra è letteralmente immensa, mentre sono ridotti nella loro superficie i gruppi ottici che ospitano la tecnologia Matrix LED. Nuova è anche la tinta Rodhium White Premium Metallic che va ad aggiungersi alla Soul Red Crystal e alla Machine Grey come tinta premium nel listino. Proprio nella sua colorazione bianca, la CX-60 sembra spogliarsi degli orpelli e, a differenza di una tinta bianco perla, fa acquistare ulteriore purezza e allo stesso tempo eleganza al nuovo modello della Casa giapponese.
Veniamo agli interni della Mazda CX-60, specifichiamo che siamo saliti a bordo di una versione Takumi, la più ricca di tutte, dotata di una dotazione davvero full optional. Tra le altre cose, tetto panoramico apribile elettricamente, sedili anteriori con regolazione elettrica a 10 vie, entrambi ventilabili o riscaldabili su tre posizioni, regolazione automatica della posizione di guida sulla quale torniamo a breve. Particolari e piacevoli alla vista le varie schermate del nuovo quadro digitale da 12,3″, ampio e ben leggibile, ma poco personalizzabile.
Detto ciò, si respira un’aria decisamente premium a bordo di quella che è la versione più esclusiva della nuova Mazda CX-60. Sono piaciute, in particolare, le rifiniture dedicate alla plancia nella sua parte superiore, dove l’intreccio particolare è il motivo che ha dato il nome all’allestimento Takumi. Una bellezza per gli occhi. Si sta comodi anche in cinque passeggeri grazie al passo, ricordando che la Mazda CX-60 è lunga ben 19 centimetri in più rispetto alla CX-5 che rappresenta l’offerta nel cuore del segmento C della Casa del Sol Levante. Rimane regolabile solo tramite il rotore sul tunnel il sistema di infotainment, senza un backup touch a meno di non attivare il sistema Apple CarPlay e Android Auto completamente wireless. Standard anche la piastra di ricarica wireless appena davanti alla corta leva del cambio automatico.
Parlando del bagagliaio, siamo su una capacità che parte da un minimo di 570 litri fino a un massimo di 1.726 litri fino al soffitto, con il divanetto abbassato frazionato 40:20:40. Utile la doppia presa di ricarica da 230V per adoperare piccoli elettrodomestici e, comparando CX-60 e CX-5, è cresciuta sia la larghezza del portellone e quindi dell’apertura (3,5 centimetri) sia l’altezza. Di serie l’azionamento elettrico del portellone, in optional la possibilità di aprirlo con il movimento del piede se si hanno le mani occupate.
Prova su strada Mazda CX-60: l’ibrido convince, la dinamica non è da classica Mazda
Da una parte dell’offerta motori troviamo l’ibrida plug-in, dall’altra Diesel, con un inedito sei cilindri in linea anche a trazione posteriore da 3,3 litri il cui arrivo, anche in Italia, è previsto per inizio 2023. Per la prima volta si parla di una ibrida plug-in prodotta dalla Casa giapponese, e di un motore che viene disposto longitudinalmente, quindi con motore elettrico, cambio a doppia frizione (inusuale per la categoria) a 8 rapporti e albero di trasmissione sullo stesso asse. Il plug-in consiste nell’abbinamento tra un motore 2.5 aspirato quattro cilindri 191 CV/ 261 Nm, e un motore elettrico da 129 kW (175 CV) e 279 Nm, con la batteria da 17,8 kWh ricaricabile in corrente alternata.
La potenza di sistema è 327 CV per 500 Nm di coppia, in definitiva la Mazda CX-60 è con questa motorizzazione la stradale più potente che abbia mai solcato le strade con questo Marchio sulla carrozzeria. Parliamo quindi di un’accelerazione di 5,8 secondi da 0 a 100 km/h, fino a 140 km/h in elettrico per una velocità autolimitata a 200 km/h. I consumi, dichiarati sono di 1,5 l/100 km (dichiarato combinato WLTP), nella vita reale si traducono in circa 18-20 km/l con batterie spesso ricaricate, ma molto dipende dal percorso, e soli 13 km/l se le batterie invece si scaricano. Quindi come per tutte le Plug-in, caricate il più possibile l’accumulatore, anche con una classica presa domestica da 2,3 kW, si svolge la pratica nelle ore notturne senza problemi di sorta. L’autonomia totale non è male, poco più di 600 km, mentre ci ha colpito la capacità della batteria ricaricata al 100%: 76 km, mentre Mazda ne dichiara 63, ma si può coprire tranquillamente anche 50 km in elettrico, anche entrando in autostrada e mantenendo una velocità da codice di 130 km/h.
Possiamo anticiparvi che il 3.3 Diesel con mild hybrid 48V, un sei cilindri in linea con due livelli di potenza, potrà essere scelto con la sola trazione posteriore a differenza del plug-in che si può avere solo con trazione integrale. La capacità di traino fino a 2.500 kg con l’esclusiva modalità di guida Towing che si attiva solo richiedendo il gancio traino in opzione. Tornando alla Mazda CX-60 protagonista di questo test, con la motorizzazione ibrida plug-in, ci ha davvero convinto la spinta dei 327 CV che ti fanno sentire su una sportiva vera.
L’assetto è debitamente morbido, quindi meglio spingerla a dovere sui rettilinei e meno in curva dove beccheggio e rollio entrano in gioco solo forzando il ritmo. Nonostante tutta questa verve, che si sente fin dai primi affondi sul gas, la Mazda CX-60 mantiene un comportamento da classica auto di famiglia dove comfort e morbidezza prevalgono sul resto. Anche se su qualche asperità del terreno il colpo, specie al posteriore, si fa sentire.
Invece zero problemi in caso di sorpasso, ma tra le curve lo sterzo e la dinamica non sono in linea con le classiche Mazda a cui siamo abituati. Complice un comando poco preciso e molto pesante (in tutte le modalità di guida) e un peso del veicolo che sfiora i 2.000 kg (1.981 kg). Dubbi sul cambio a 8 rapporti che non è un classico convertitore di coppia, ma un doppia frizione con integrato il modulo elettrico: qui il passaggio da termico ad elettrico a bassa velocità alle volte risulta più brusco del dovuto, con alle volte sobbalzi poco “premium”. La levetta del Mi-Drive, in alto sul tunnel centrale, permette infine di selezionare le varie modalità di guida (Sport, Normal, EV, off-road) grazie alle quali la risposta del motore/cambio, cambia distintamente.
Piccola premessa che ci ha favorevolmente colpiti della nuova Mazda CX-60. Primo: abbiamo parlato della regolazione elettrica della posizione di guida; la CX-60 è la prima auto al mondo che permette di impostare il sedile semplicemente selezionando sullo schermo la propria statura, dopodiché regola la posizione di specchietti e volante leggendo tramite un apposito sensore la posizione degli occhi nell’abitacolo. In questo modo si salva il profilo utente e l’auto, anche se viene guidata da un’altra persona, riconoscerà chi si siede effettivamente alla guida a ogni avviamento. Rovescio della medaglia: spesso la seduta impostata di default, deve essere poi ulteriormente affinata manualemente, ma tutto sommato il sistema piace e si può definire promosso.
Bene anche tutta la famiglia di sistemi di assistenza alla guida anche se il correttore di corsia, attivo, che riporta in carreggiata se viene “pestata” la linea di mezzeria, è un po’ invasivo sia nel warning che nell’azione. Si può tranquillamente dire che, in qualsiasi situazione di guida, la Mazda CX-60 si fa trovare pronta e reattiva: a livello di guidabilità, un’altra apprezzabile conferma tra i nuovi prodotti della Casa giapponese.
Prezzo Mazda CX-60 e concorrenti
Il prezzo della Mazda CX-60 ibrida plug-in parte da 51.915 euro e si divide in quattro allestimenti (Prime Line, Exclusive Line, Homura e Takumi) con prezzi per la top di gamma, come il modello da noi provato, che arrivano a tocccare i 57.815 euro. Incentivi statali ok perchè la Mazda CX-60 non supera il tetto massimo di 45.000 euro (esente Iva): lo sconto può arrivare a 6.000 euro se rottamate un usato e avete un reddito ISEE pari o inferiore a 30.000 euro. Se superate questo reddito, lo sconto si riduce a 4.000 euro, fino a un minimo di 2.000 euro se non avete un usato da permutare.
Pochi gli optional, pochè tutto è di serie: il tetto panoramico apribile elettricamente (1.550 euro), il Driver Assistance Pack (1.750 euro), il Comfort Pack (solo Homura e Takumi, 1.750 euro, 3.000 euro su Exclusive Line), Conveniente & Sound Pack (2.900 euro, no Prime Line; 2.650 euro su CX-60 Diesel). A livello di colorazioni, non costa di più la pastello Arctic White, mentre costano 1.300 euro le vernici metallizzate tra cui la nuova Rodhium White e 1.550 euro le Premium Soul Red e Machine Grey.
Tre le competits SUV PHEV di segmento C e D annoveriamo la Citroen C5 Aircross Hybrid da 42.350 euro, Hyundai Santa Fe PHEV 61.300 euro, Kia Sorento PHEV da 57.950 euro, Land Rover Discovery Sport PHEV da 60.110 euro, Suzuki Across 55.400 euro e la Toyota RAV4 PHEV da 54.050 euro.
commenti
Loading…