Durante il secondo round di Porsche Carrera Cup Italia 2015, che fa tappa all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, abbiamo avuto modo di intervistare il giovane pilota di Antonelli Motorsport, Riccardo Agostini.
Il padovano, che nella prima tappa di Monza ha fatto la fortuna del Team di Marco Antonelli con due piazzamenti al vertice, ci ha raccontato i suoi obiettivi futuri, le esperienze passate e il presente, che sta cercando di affrontare al meglio, con una maturità degna di nota.
Com’è andato il debutto a Monza nel primo round di Porsche Carrera Cup Italia? Raccontaci il tuo week end.
Nel complesso il bilancio è molto positivo perché ho ottenuto sulla carta due vittorie, della quali una ancora congelata per l’appello che abbiamo fatto al termine della seconda gara(n.d.r. taglio della chicane da parte di Ledogar). A proposito, l’altro ieri c’è stata la sentenza a Roma ed entro qualche giorno avremo la risposta definitiva. In ogni caso confermo che il weekend è andato bene, anche sopra le mie aspettative, perché sapevo che potevo essere tra i protagonisti, però vincere è difficile e avendo fatto bene in entrambe le gare non posso che essere soddisfatto.
Cosa ti aspetti da questo secondo round di Imola?
Le qualifiche sono state più difficili rispetto a Monza, ho un gap di circa 2 decimi che secondo me riusciremo a colmare. Sicuramente il campionato sarà sempre combattuto in tutte le gare: Ledogar è veloce, ha molta esperienza e quest’anno ha la possibilità di gareggiare in due campionati, sia nella Carrera Cup Italia sia nella Supercup. Di conseguenza ha una buona confidenza però io sono qui per lavorare bene e ottimizzare ciò che ho a disposizione. D’altro canto anche io forse avrò la possibilità di partecipare alle gare di Monza e Spa per la Porsche Supercup.
Quali sono secondo te gli avversari più temibili dopo due gare del campionato?
Sicuramente Ledogar è il diretto avversario, poi ci sono altri piloti che stanno crescendo, senza dimenticare il mio compagno di squadra Giraudi che ha molta esperienza sulle Porsche o Fulgenzi che ha vinto nel 2013 e può ancora dire la sua. I compagni junior stanno facendo un percorso di crescita insieme a me: c’è chi matura un po’ prima e chi matura un po’ dopo, ma entro la fine dell’anno sicuramente la classifica in qualifica sarà molto più ristretta rispetto alle prime gare e quindi vedremo che succederà.
La 911 GT3 Cup è una vettura molto diversa dalle altre, come ti sei trovato con il connubio Porsche Michelin?
La vettura non è facile da guidare perché non ti consente di forzare troppo il passo. È un’auto che non perdona gli errori e, a causa del poco peso e carico all’anteriore, il rischio di bloccare le ruote è sempre dietro l’angolo. Fortunatamente le Michelin sono delle gomme molto prestazionali. Ho un buon ricordo di questi pneumatici già dalla World Series. Un mix tra gomma e macchina che, per un pilota proveniente dalle Formula, ti permette, se sei in grado di adattarti velocemente, di sfruttare al massimo il tuo potenziale. Poi, non avendo l’ABS, anche la macchina è più difficile ma allo stesso tempo molto formativa per approciarsi al mondo delle GT.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? Ti piacerebbe proseguire con le ruote coperte o vorresti tornare alle ruote scoperte?
Il mondo delle ruote scoperte non l’ho abbandonato completamente, anzi sto cercando di dare continuità al mio percorso e di leggere le opportunità che mi riserva il futuro. Ho già vinto in questa categoria, portandomi a casa la Formula 3 italiana nel 2012. In seguito ho fatto i test di Formula 1 con Ferrari e l’anno successivo ho iniziato con l’Auto GP. Problemi di vario genere e team poco competitivi mi hanno portato a lasciare entrambi i campionati, ma ho sempre dato il massimo.
Sicuramente abbiamo visto tanti piloti che non hanno avuto le possibilità economiche o gli appoggi giusti e hanno virato verso il mondo GT per poi tornare verso il mondo Formula, quindi penso che non ci sia un percorso diretto o obbligatorio da fare per arrivare. Io ho scelto comunque Porsche perché è una Casa che attualmente sta offrendo ai giovani tantissime opportunità come ci ha mostrato il successo di Matteo Cairoli l’anno scorso. Io cercherò di fare lo stesso percorso, però devo impegnarmi e portare a casa i risultati perché, alla fine, sono quelli che contano.
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