Sale il prezzo del gasolio: ecco quanto potrebbe costare nel 2026

Attualità
12 dicembre 2025, 15.23
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Sebbene il costo del carburante in Italia sia fortemente influenzato dalle tasse, nel corso del 2025 il mercato energetico italiano ha vissuto una fase anomala: i carburanti sono scesi ai livelli di prezzo più bassi dal 2022, ma questa tregua potrebbe durare poco.
Secondo le previsioni dell’Unem, la libera associazione che deriva da Unione Petrolifera, infatti, dal 1° gennaio 2026 si assisterà ad a un sorpasso storico: il gasolio potrebbe costare più della benzina, superandola di circa tre centesimi al litro. Un ribaltamento di prospettiva che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato impensabile.
Il quadro complessivo della domanda energetica nazionale resta invece quasi immobile. Con circa 142 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio consumate, la variazione rispetto all’anno precedente è minima, appena lo 0,3% in meno. Ciò che cambia davvero è la qualità del sistema: le emissioni di CO₂ continuano a diminuire con decisione, segnando un -13% rispetto al 2021. Un risultato che indica una maggiore efficienza strutturale, ottenuta a fronte di consumi sostanzialmente stabili.
Nonostante le risorse imponenti messe in campo dal PNRR 44 miliardi destinati alle energie rinnovabili la produzione verde rallenta leggermente, perdendo quasi un punto percentuale. A pesare è soprattutto la crisi dell’idroelettrico, frenato dalla scarsità d’acqua e da un meteo sempre più estremo, fattori che hanno ridotto i livelli produttivi di circa il 20%. Una fragilità che trova conferma anche nell’avvio, in alcune province del Nord, di nuove misure antismog, segno di un equilibrio ambientale tutt’altro che raggiunto.

L’andamento del prezzo dei carburanti

Nello stesso tempo, i consumi dei vari carburanti seguono traiettorie divergenti: la benzina aumenta del 3,8%, spinta dalla ripresa degli spostamenti su strada e cresce anche il prezzo dei jet fuel, che registra un +2,2% grazie al boom dei voli dopo la ripresa post Covid.
L’ambito marino, al contrario, segna un -15%, riflesso delle difficoltà dei porti italiani e di un traffico navale meno vivace. A livello complessivo, la domanda petrolifera arretra del 2,8%, trascinata verso il basso dal crollo della petrolchimica, che perde un milione di tonnellate rispetto all’anno precedente.
Sul fronte delle importazioni, l’Africa consolida il proprio ruolo strategico: fornisce il 42% del greggio che arriva in Italia e si arricchisce di due nuovi protagonisti, Niger e Senegal, portando a 14 il numero dei paesi africani coinvolti. Nel corso dell’anno sono state acquistate 90 diverse qualità di greggio provenienti da 31 nazioni, a testimonianza di una diversificazione ormai necessaria per garantire sicurezza e continuità.
E proprio mentre il sistema energetico si muove verso una complessità crescente, l’allineamento delle accise atteso per l’inizio del 2026 rischia di ridisegnare i rapporti di forza tra i carburanti. La possibilità che il Diesel diventi più caro della benzina appare non solo plausibile, ma indicativa di un mercato in cui le regole tradizionali stanno cedendo il passo a dinamiche nuove, rapide e spesso imprevedibili.
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