Sebbene il costo del carburante in Italia sia
fortemente
influenzato dalle tasse, nel corso del 2025 il mercato energetico italiano ha vissuto una fase anomala:
i carburanti sono scesi ai livelli di prezzo più bassi dal 2022, ma questa
tregua potrebbe durare poco.
Secondo le previsioni dell’Unem, la libera
associazione che deriva da Unione Petrolifera, infatti, dal 1° gennaio 2026 si assisterà
ad a un sorpasso storico: il gasolio potrebbe costare più della benzina,
superandola di circa tre centesimi al litro. Un ribaltamento di prospettiva che
fino a pochi anni fa sarebbe sembrato impensabile.
Il quadro complessivo della domanda energetica nazionale
resta invece quasi immobile. Con circa 142 milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio consumate, la variazione rispetto all’anno precedente è minima, appena
lo 0,3% in meno. Ciò che cambia davvero è la qualità del sistema: le
emissioni di CO₂ continuano a diminuire con decisione, segnando un -13%
rispetto al 2021. Un risultato che indica una maggiore efficienza strutturale,
ottenuta a fronte di consumi sostanzialmente stabili.
Nonostante le risorse imponenti messe in campo dal PNRR 44
miliardi destinati alle energie rinnovabili la produzione verde rallenta
leggermente, perdendo quasi un punto percentuale. A pesare è soprattutto la crisi
dell’idroelettrico, frenato dalla scarsità d’acqua e da un meteo sempre più
estremo, fattori che hanno ridotto i livelli produttivi di circa il 20%. Una
fragilità che trova conferma anche nell’avvio, in alcune province del Nord, di
nuove misure antismog, segno di un equilibrio ambientale tutt’altro che
raggiunto.
L’andamento del prezzo dei carburanti
Nello stesso tempo, i consumi dei vari carburanti seguono
traiettorie divergenti: la benzina aumenta del 3,8%, spinta dalla ripresa degli
spostamenti su strada e cresce anche il prezzo dei jet fuel, che registra un
+2,2% grazie al boom dei voli dopo la ripresa post Covid.
L’ambito marino, al contrario, segna un -15%, riflesso delle
difficoltà dei porti italiani e di un traffico navale meno vivace. A
livello complessivo, la domanda petrolifera arretra del 2,8%, trascinata verso
il basso dal crollo della petrolchimica, che perde un milione di tonnellate
rispetto all’anno precedente.
Sul fronte delle importazioni, l’Africa consolida il proprio
ruolo strategico: fornisce il 42% del greggio che arriva in Italia e si
arricchisce di due nuovi protagonisti, Niger e Senegal, portando a 14 il numero
dei paesi africani coinvolti. Nel corso dell’anno sono state acquistate 90 diverse
qualità di greggio provenienti da 31 nazioni, a testimonianza di una
diversificazione ormai necessaria per garantire sicurezza e continuità.
E proprio mentre il sistema energetico si muove verso una
complessità crescente, l’allineamento delle accise atteso per l’inizio del 2026
rischia di ridisegnare i rapporti di forza tra i carburanti. La
possibilità che il Diesel diventi più caro della benzina appare non solo
plausibile, ma indicativa di un mercato in cui le regole tradizionali stanno
cedendo il passo a dinamiche nuove, rapide e spesso imprevedibili.