“La Golf GTI mk1 non ha un solo “papà”, ma è figlia di un gruppo di persone che la pensavano tutte allo stesso modo, che l’hanno sviluppata senza dire niente a nessuno e che l’hanno mostrata ai capi solo quando era pronta per essere prodotta” è questa la genesi di uno dei modelli più importanti della storia dell’auto, raccontata dalla voce di Anton Konrad, che negli anni Settanta era il capo della comunicazione della Volkswagen. Da quel 1975 sono passati più di quaranta anni, ma ancora oggi la sottile linea rossa sulla griglia anteriore identifica tutti i modelli GTI provenienti da Wolfsburg.
“Molti ingegneri pensavano che allestire una versione sportiva della Golf fosse un’ottima idea, ma a quei tempi non era semplice comunicare con i piani alti dell’azienda. Inoltre Volkswagen non aveva mai prodotto un modello sportivo di massa e la paura di esporsi alle critiche era alta, non tanto per la qualità del prodotto, ma ci avrebbero potuto dire che incoraggiavamo una guida poco responsabile” prosegue Konrad.
“Così abbiamo deciso di produrre un’auto sportiva all’insegna dell’understatement, iniziando solo con 5.000 unità. Una vettura che poteva essere usata allo stesso modo per fare shopping o per andare in pista” continua Konrad “Le prime riunioni della squadra GTI le abbiamo fatte a casa mia e alla fine siamo riusciti a portare l’auto in produzione sfruttando parti comuni al Gruppo, come il motore dell’Audi 80 GTE. Oggi mi fa ridere che secondo il reparto vendite non avremmo venduto più di 500 macchine” conclude Konrad.
Alla fine della produzione della Golf GTI mk1, prima generazione di un mito, le unità vendute in totale furono 462.000, un successo senza precedenti che ha inventato una nuova nicchia di mercato che sopravvive ancora oggi. La ricetta era semplice, un motore potente dentro un’auto leggera con un telaio sportivo.
Presentata al Salone di Francoforte del 1975 e arrivata sul mercato nel 1976, la Golf GTI mk1 aveva 110 CV, contro i 50 e i 70 delle altre due versioni, superava di poco i 182 km/h e andava da 0 a 100 km/h in 9,2 secondi.
Oggi sono numeri da citycar e infatti Volkswagen ha usato la mk1 come termine di paragone per la Up! GTI, ma nel 1976 il panorama era radicalmente diverso. Basti pensare che la maggior parte delle persone andava in giro su auto che avevano tra i 30 e i 40 CV, e che in molti casi non raggiungevano nemmeno i 100 km/h, senza contare le finiture praticamente inesistenti.
In questo scenario, la Golf GTI mk1 era una specie di aliena e non solo per le prestazioni. Il rivestimento dei sedili a quadrettoni scozzesi è stato una specie di rivoluzione, così come bellissima era la leva del cambio con la pallina da golf, ma più in generale, la GTI aveva finiture superiori alle concorrenti dell’epoca.
Il significato della sua sigla, che probabilmente è la più imitata nella storia dell’auto, è semplicemente Gran Turismo Injection. Una raffinatezza, visto che negli anni Settanta imperversava ancora il carburatore. Oggi è difficile trovarne una a meno di 10.000 euro. Se la volete ben tenuta preparatevi a spendere anche il doppio.
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