In attesa di poter mettere le mani sul restyling presentato al Salone di Detroit 2013, abbiamo colto l’occasione per provare l’attuale Jeep Grand Cherokee. Sebbene il mercato si stia orientando verso modelli più compatti, il SUV della casa “americana” ha tanti assi nella manica.
Dimensioni generose, ma “nascoste”
Se provassimo a negare che nella Jeep Grand Cherokee l’aggettivo “Grand” non sia più che azzeccato, saremmo quantomeno ipocriti. Trovandosi al cospetto della vettura si ha infatti la netta sensazione di aver davanti ai propri occhi qualcosa di grande, qualcosa di adatto alle strade americane piuttosto che alle nostre. Eppure basta allontanarsi di qualche metro per essere sfiorati dai primi dubbi. Il design esterno riesce infatti a mascherare molto bene le dimensioni del corpo vettura (lunghezza 4822 mm, larghezza con specchietti 2154 mm, altezza 1781 mm), facendolo sembrare imponente ma non ingombrante. Le linee decise della carrozzeria regalano una dinamicità ed una personalità molto marcate, tanto da rendere la Jeep Grand Cherokee inconfondibile. Per dare invece un po’ di eleganza troviamo cromature in ogni angolo, dalla mascherina al portellone posteriore passando per le fiancate ed i cerchioni. Proprio a proposito di questi ultimi avremmo qualche riserva: i 18″ cromati faranno magari impazzire gli yankee, ma lasciano leggermente perplessi noi del Vecchio Continente. Saliti a bordo – il termine “saliti” calza a pennello – la concezione americana della vettura risulta ancora più evidente, questo per via di finiture in “radica” poco utilizzate nei gusti europei e per sedili la cui dimensione farebbe invidia ad una poltrona. Preso posto dietro al volante la sensazione è quella di un notevole confort, lo spazio a disposizione per gli occupanti della prima fila è infatti più che abbondante e non accade mai di “litigarsi” il bracciolo con il passeggero anteriore. I comandi sono tutti ben visibili e facilmente raggiungibili mentre per riporre i vari oggetti che spesso si hanno in tasca, si possono sfruttare il vano chiuso alla base della consolle centrale o gli enormi porta lattine sul tunnel tra i due sedili. Le stesse attenzioni sono riservate anche ad eventuali tre occupanti della seconda fila ed ai bagagli, con questi ultimi che possono godere di uno spazio di 457 litri e portellone ad apertura elettrica. Unica vera nota stonata all’interno dell’abitacolo è data dal sistema multimediale touch-screen, un’unità dalle logiche un po’ tortuose e che richiede una leggera pratica prima di poter essere usato a “dito sicuro” senza distrarsi.
Partiamo subito col dire che avere un bel V6 sotto al cofano rende l’esperienza di guida già più interessante. Il suono è molto più raffinato del classico quattro cilindri e questo dona un tono da “classe superiore” alla vettura, cui va aggiunto quanto fin qui detto per avere un’idea del confort offerto. Spostata la leva del cambio in D la vocazione tranquilla della vettura viene confermata da un ottimo assorbimento delle asperità, reso possibile da sospensioni pneumatiche e ruote 265/60 R18 con una generosa spalla. Alla guida i movimenti del corpo vettura sono contrastati in maniera abbastanza efficace, anche se tenere a freno circa 2.400 Kg non è quello che si potrebbe definire un compito facile. E non lo è nemmeno portare in giro la suddetta massa, lavoro svolto in modo piacevole dal 3 litri a gasolio che si nasconde tra le ruote anteriori. Grazie infatti ai suoi 241 CV a 4.000 giri/min e soprattutto ai 550 Nm tra 1.800 e 2800 giri/min, il propulsore spinge queste due tonnellate abbondanti senza grossa fatica specie dalle basse velocità. Tutta questa forza ha però un ovvio prezzo che si abbatte inesorabilmente sui consumi, facendo registrare un dato – seppur buono visto il tipo di vettura ed il peso – di circa 10 km/l nel ciclo misto. La visibilità sulla strada dal posto guida è ottima anche perché, esclusi i casi in cui si è preceduti da un furgone, quasi nulla vi può togliere la visuale. I problemi possono semmai arrivare in manovra o nei passaggi più stretti, perché se per i primi ci si può affidare a sensori e telecamera posteriore, per i secondi occorre un po’ di pratica. A causa di questi due inconvenienti, le mura cittadine risultano un po’ strette per la Jeep Grand Cherokee, che si trova decisamente più a suo agio in spazi aperti. Alla voce sicurezza non manca ovviamente nessun dispositivo ed in particolare, troviamo un ESP fortunatamente molto vigile e tanto tempestivo, quanto deciso nei suoi interventi. La combinazione tra peso e sterzo morbido ed abbastanza demoltiplicato, rendono infatti il controllo di una eventuale sbandata non alla portata di tutti. Stupisce quindi il fatto che selezionando la modalità sportiva venga disattivato l’ESP, del resto non si tratta di una sportiva ma di un SUV che non ha pretese di sfogarsi tra i cordoli. Per questo scopo c’è la sorella SRT, con ben altre caratteristiche e vocazioni. Un’ultima cosa da segnalare è certamente la capacità di traino della vettura, in grado di portarsi in giro altri 3.500 kg a patto che il rimorchio sia frenato.
Oltre lo stile, anche il prezzo è americano
Chiunque tra voi abbia un minimo d’interesse nel guardare il prezzo delle vetture d’oltreoceano, certamente coverà un po’ d’invidia per i cartellini decisamente più bassi dei nostri. Con le dovute proporzioni lo stesso confronto può essere fatto anche in questo caso, perché staccando un assegno di circa 60.000 € ci si può portare a casa una Jeep Grand Cherokee S Limited come quella da noi provata. Il budget da mettere in conto non è poco, ma i contenuti sono davvero tanti ed a parità di equipaggiamento la concorrenza chiede spesso di più.
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