L’elettrificazione cambia il mestiere dell’autoriparatore: dai motori a scoppio all’alta tensione, così i professionisti si reinventano in un settore che corre più veloce delle officine.
Per anni, il profumo di gasolio e il rombo dei motori hanno scandito la vita quotidiana dei meccanici. Era il suono del mestiere, della tecnica, del lavoro fatto a mano. Oggi, però, qualcosa è cambiato. In silenzio, quasi senza accorgersene, le officine stanno attraversando una rivoluzione profonda. E a guidarla non sono solo le auto elettriche, ma chi ha deciso di non restare indietro.
Professionisti esperti e giovani appena diplomati si trovano oggi di fronte a un bivio inevitabile: reinventarsi o scomparire. Il mestiere di meccanico, così come lo abbiamo conosciuto, sta cambiando radicalmente. Non è più solo una questione di chiavi inglesi, valvole e marmitte: servono competenze elettroniche, diagnosi digitali, sicurezza ad alta tensione. E soprattutto, una nuova mentalità.
Una storia simbolo del cambiamento
Rubén Cintora, ex specialista in motori Diesel, è oggi formatore certificato in sistemi elettrici. La sua storia inizia con un atto di curiosità: compra un Tesla Model 3, lo smonta, lo studia, e decide che è arrivato il momento di cambiare strada. “Quando ho smontato un motore elettrico per la prima volta, ho capito che non potevo più tornare indietro”, racconta. Ora il suo laboratorio ospita inverter, pacchi batteria e caricabatterie, non più pistoni e pompe.
La transizione non è improvvisata. Organismi come Apave (Eurocontrol) e Nissan Academy offrono certificazioni EV per lavorare in sicurezza con sistemi ad alta tensione. TÜV SÜD propone corsi modulari per ogni livello, dai concetti base fino agli interventi su batterie da oltre 60 volt. Altri enti, come Movelco e DIM Formación, affiancano i tecnici nella riqualificazione completa.
In Spagna (ma anche in Italia), corsi professionali specifici come Tecnico per la riparazione di veicoli ibridi ed elettrici uniscono teoria e pratica, portando i meccanici all'interno delle nuove tecnologie che stanno ridefinendo l'intero settore.
Retrofit: trasformare il passato in futuro
Tra le opportunità emergenti più interessanti per le officine c’è il retrofit, ovvero la conversione di auto termiche in elettriche. Un processo ancora complicato sul piano burocratico, ma già praticato da aziende come Elektrun Cars, con costi che oscillano tra i 15.000 e i 18.000 euro. In Francia lo Stato offre incentivi fino a 3.500 euro per ogni conversione, con l’obiettivo di creare 42.000 nuovi posti di lavoro e generare un fatturato da 24 miliardi.
Il retrofit prevede la rimozione del motore a combustione e del serbatoio, sostituiti da un propulsore elettrico, una batteria e un sistema di gestione. Poi si passa alla certificazione presso la revisione tecnica. È un’operazione che permette di ridurre le emissioni e di salvare dalla rottamazione auto d’epoca o veicoli commerciali ancora validi.
Una formazione che alimenta il mercato
I numeri parlano chiaro: l’obiettivo europeo è raggiungere 5 milioni di veicoli elettrici entro il 2030. Per farlo, servono professionisti qualificati. E ogni nuovo meccanico formato è anche un potenziale acceleratore del mercato: più tecnici EV significa più fiducia, più manutenzione, più vendite.
Le sfide che restano
La rivoluzione non è priva di ostacoli. Le principali difficoltà per le officine italiane (e non solo) sono:
- Investimenti iniziali: servono nuove infrastrutture, strumenti specifici e aggiornamenti costanti del personale.
- Normative incerte: soprattutto nel campo del retrofit, la burocrazia resta un labirinto fatto di omologazioni e approvazioni lente.
- Domanda ancora limitata: il numero di auto elettriche in circolazione non è ancora sufficiente per giustificare l’investimento per tutti.