Perde il nome, si rinnova, ma il cuore è ancora quello che fa sognare noi appassionati, grazie a scelte azzardate, un design sempre vincente e una tecnica di livello. È la Subaru WRX STI, che non si chiama più Impreza, ma pone l’accento sulle due parole che vengono dopo, a specificare precisamente la versione di cui stiamo parlando.
Dopo una (apprezzata) parentesi nel mondo delle due volumi, la Subaru si è rimessa in pianta stabile in quello delle tre, tornando alle origini, quando i rally erano il pane quotidiano e quando gli alettoni più erano grossi meglio era. Ma quanto è cambiato dai “vecchi tempi”? L’ultima Subaru WRX STI è ancora capace di divertire con efficacia? Scopriamolo nel nostro consueto test drive.
Design: bellezza evergreen
Anche quando la si vede da lontano è inconfondibile, quasi come se non fossero passate le generazioni e i tanti anni passati nei rally, soprattutto nell’intramontabile WR Blu Pearl, colore molto acceso e bello da ogni prospettiva. I 460 cm di lunghezza sono ben dissimulati da una linea rinnovata, più filante, che termina al posteriore con l’enorme alettone. Vedere quest’ultimo che “incornicia” la nostra vista nello specchietto retrovisore ti fa sempre sentire su un’auto speciale.
Nuove anche le firme luminose dei gruppi ottici, ora con più personalità, grazie ai LED anteriori e posteriori. Le bombature sui passaruota rendono la WRX STI muscolosa il giusto, con la coda che, nella vista laterale, ricorda vagamente il posteriore di una BMW Serie 3. Molto belli anche i cerchi in lega da 18” neri, anche se, personalmente, avrei preferito ancora avere la possibilità di montarli di colore oro, come da tradizione. L’ultimo tocco estetico che completa un aspetto sfacciato, è la doppia coppia di scarichi, ben integrati nel diffusore posteriore.
All’interno, l’ambiente spartano negli anni ha lasciato posto ad alcuni tocchi premium e a un po’ di tecnologia. I materiali sono semplici, gli accoppiamenti ben assemblati e gli inserti in effetto carbonio ci portano nell’atmosfera giusta. I sedili sportivi in pelle nera e rossa confermano le intenzioni della WRX STI, anche se il design potrebbe essere più aggressivo, mentre ben si abbina il volante con impunture rosse.
Due schermi sulla parte centrale del cruscotto ci permettono di tenere sott’occhio navigatore e sistema di infotainment da una parte, pressione del turbo, consumi, utilizzo della trazione e percentuale di accelerazione dall’altra. Di notevole qualità la retrocamera che, anche con scarsa visibilità, offre una vista completa e dettagliata.
Infine, tanto spazio per i passeggeri, davanti e dietro, senza dimenticare un bel bagagliaio da 460 litri di capienza.
Alla guida della Subaru WRX STI: efficace ieri, efficace oggi
Mentre tutti i competitor continuano a crescere di potenza e diminuire di cilindrata, la WRX STI propone la stessa ricetta ormai da più di cinque anni, affinando di generazione in generazione la sua tecnica e mantenendo come metro di paragone sempre e solo se stessa.
La Subaru WRX STI è equipaggiata, infatti, con il classico (ora è EURO 6) 2.5 cc boxer quattro cilindri turbo da 300 CV e 407 Nm scaricati a terra dalla trazione integrale permanente, il Symmetrical AWD, composto di ben tre differenziali autobloccanti. All’anteriore è un classico differenziale, al posteriore è un Torsen a scorrimento limitato, mentre il centrale è il DCCD (Driver’s Control Center Differential) lamellare a controllo elettronico, che ci permette di gestire la ripartizione della coppia e del blocco dei differenziali fino a sei livelli.
Le prestazioni parlano di uno 0-100 km/h in 5,2 secondi e di 255 km/h di velocità massima.
Una volta seduti – un po’ troppo in alto – possiamo premere il tasto di accensione. Il sound è molto naturale e i quattro scarichi al posteriore potrebbero avere tonalità più cattive: cupo ai bassi, strilla agli alti, ma non porta mai ad un vero un coinvolgimento a livello di udito, cosa che non sarebbe stato affatto male.
Dura, “cruda” e scorbutica. Queste sono gli aggettivi che mi vengono in mente quando percorro i primi chilometri a bordo della Subaru WRX STI, con frizione e sterzo pesanti e l’acceleratore molto sensibile. Aspetta un attimo: siamo sicuri che stai leggendo questa frase con l’accezione giusta? Questi sono tutti dei complimenti, soprattutto una volta imboccata la strada giusta e usciti dal caos urbano. Qui vedremo che la STI non si limita a soddisfare le aspettative, ma diventa quantomeno sorprendente.
Giriamo la manopola del S.I. Drive in Sport Sharp (le altre due scelte sono Intelligent, più efficiente, e Sport), che ci permette di avere un po’ più di coppia ai bassi, ma non sentiamo la necessità di spostare la ripartizione da “Auto” che propone una trazione di partenza 41:59, con prevalenza, quindi, al posteriore, ma che può arrivare anche al 50:50 quando lo ritiene necessario. Questi sono gli ingredienti principali per iniziare a saggiare le doti della vettura, che abbiamo portato sulle strade collinari. In un ambiente di stampo rallystico la WRX STI dà il meglio di sé; lo sterzo (con servosterzo idraulico) è preciso, molto consistente e bisogna essere pronti a domarlo quando si decide di eseguire manovre azzardate, ma è allo stesso tempo molto fedele e comunicativo.
La già citata accoppiata frizione/cambio è ottima quando “si va di fretta”. La leva del manuale a 6 marce è un po’ lunga, ma ha innesti cortissimi, quasi da sequenziale, il che ci permette di infilare una marcia dopo l’altra senza sosta o scalare improvvisamente, senza particolari intoppi meccanici.
Quando si preme sull’acceleratore si avverte un ritardo del turbo che ha molto il sapore degli anni ‘90, con il “calcio” che non arriva prima dei 3.500 giri e che poi, in maniera lineare, ti porta a limitatore. L’allungo, invece, è veramente infaticabile, arma che rende la Subaru WRX STi ancora più letale nel misto veloce.
Ed è proprio tra le curve che questa Subaru dimostra tutta la sua efficacia. Andare forte sul dritto non è così difficile, il bello viene quando è ora di girare lo sterzo. L’inserimento è impeccabile, sottosterzo praticamente inesistente, percorrenza in curva ai limiti della fisica e uscita estremamente veloce, grazie all’infinita trazione. Il comportamento è neutro, niente sotto né sovrasterzo, almeno su fondi con buona aderenza. Una compagna fedele, quindi, che non tradisce in curva, non facile da portare al limite, ma che ti avvisa quando stai per raggiungerlo e superarlo. Per il peso di circa 1.600 kg, il comportamento è veramente ottimo, grazie ad un assetto più rigido, baricentro basso, rollio inesistente e, tutto sommato, un comfort accettabile anche sulle asperità.
L’impianto frenante, infine, composto dalle pinze Brembo anteriori a 4 pistoncini, è molto potente e ben modulabile, tanto che la Subaru WRX STI si comporta in maniera eccezionale sia su strada in salita sia in discesa, anche se dopo un po’ si affatica leggermente.
I consumi, inutile sottolinearlo, sono un tasto abbastanza dolente. Il ciclo misto omologato è di 10,5 l/100 km, e noi durante il nostro test, complice anche il piede piuttosto pesante, non siamo riusciti a stare sotto i 14 l/ 100 km. Con un po’ più di attenzione si riesce sicuramente a stare più bassi.
Prezzo e concorrenti
La Subaru WRX STI parte dal prezzo di 44.500 euro e offre di serie praticamente tutto. Dal climatizzatore, al Subaru Premium audio system, passando per il S.I. Drive, i cerchi in lega da 18” High Lustre e tutte le altre modifiche estetiche che la caratterizzano.
Il modello che abbiamo provato in più era dotato della vernice metallizzata (600 euro) e dell’S-Package (4.490 euro), che comprende i sedili sportivi elettrici, il sistema premium della Harman&Kardon, advance package, sensore pioggia, sensore crepuscolare e tetto apribile, per un totale di circa 50.000 euro.
Con l’abbandono della rivale di una vita, la Mitsubishi Lancer Evolution, la Subaru WRX STI si è ritrovata a dominare un segmento da lei creato. Quando era a due volumi si scontrava con le segmento C che ancora oggi le fanno concorrenza, in versione tre volumi l’unica avversaria per certi versi simile è l’Audi S3 Sedan (da noi provata), ma ha uno stile totalmente differente. Se guardiamo in maniera più “aperta”, per giocarsela ad armi pari, bisogna relazionarsi con auto dalle cavallerie più alte come Audi RS3 o Mercedes A45 AMG, ma probabilmente l’auto che si avvicina di più allo spirito della STI è la Ford Focus RS. Finalmente, aggiungerei: quanti anni ci sono voluti perché almeno qualcuno ci provasse?