Testadoro: il ritorno di un marchio storico torinese, parte 2

Storiche
13 giugno 2025, 8.30
1 6
Con l’ambizione di creare una vettura completa e superiore alla concorrenza sia dal punto di vista motoristico che nella guidabilità, Giusti chiese a Colombo di realizzare un telaio esclusivo, completamente diverso da quelli prodotti da lui per la Classe 750 Sport: il telaio della “Marinella” (così chiamata in onore della prima figlia di Giusti) consisteva in un traliccio di tubi di piccole dimensioni opportunamente triangolati per una maggiore rigidità, mutuato direttamente dall’esperienza di Colombo nella costruzione di telai da Gran Premio. La Marinella aveva inoltre sospensioni raffinate, con l’anteriore a quadrilatero deformabile e molle elicoidali, quando molte delle concorrenti avevano la classica balestra trasversale. La Marinella venne carrozzata tipo “siluro biposto” ancora da Zagato, con le ruote “scoperte” e una forma molto affusolata che aderiva al disegno del telaio. 
Con questa vettura lo stesso Giusti ebbe ottimi risultati in numerose corse, nelle quali riuscì ad avere la meglio su vetture con cilindrata ben maggiore ma dalla concezione generale più antiquata. Miglior risultato della stagione 1948 fu la vittoria di Giusti alla “Coppa Michelin” svoltasi sullo storico Circuito del Valentino a Torino.

La misteriosa “Marinella Hard-Top”

testadoro
Le vetture carrozzate a “siluro” erano veloci e maneggevoli, perfette per i circuiti chiusi o cittadini. Per le gare di durata, invece, i piloti preferivano sempre più avere abitacoli chiusi per ripararsi dalle intemperie: probabilmente per venire incontro a tali esigenze venne preparato un unico esemplare di Marinella in versione “barchetta” ma dotata di un originale “Hard Top” rimovibile da utilizzare nelle gare più lunghe, quali la Mille Miglia e la Targa Florio. La vettura venne presentata ufficialmente nello stand di Zagato presso la prima “Mostra della Carrozzeria Italiana” di Milano nel novembre del 1948. 
Su questa vettura il giovane Elio Zagato (figlio di Ugo, fondatore dell’azienda omonima), tentò la carriera sportiva alla Targa Florio del 1949 in quell’anno valevole anche come “Giro di Sicilia”, in coppia con uno dei piloti ufficiali Ugo Puma. Questo equipaggio vinse la Classe Sport fino a 750 cc, con il numero di gara 122. La stessa vettura apparve iscritta alla Mille Miglia dello stesso anno con l’equipaggio Ugo Puma - Aquilino Branca, con il numero di gara 234. 
Alcuni studi recenti ipotizzano che in realtà questa vettura sia una realizzazione di Zagato con telaio Nardi (quindi non Gilco) e motore Testadoro, ma la vettura fu ufficialmente denominata “Testadoro” da Zagato, e appare nelle liste di partenza del Giro di Sicilia come “Fiat Testa d’Oro”.
testadoro

“Daniela”: la massima espressione

Nel 1949 il marchio Testadoro corse con una propria scuderia, la “Squadra Testadoro”, esordendo con una nuova vettura: “Daniela”. Chiamata come la secondogenita di Giorgio Giusti è considerata il massimo sviluppo raggiunto dal marchio in quanto costruttore di auto da corsa. Presentata nel 1949 aveva le migliorie apportate per quella stagione: il propulsore da 742 cc fu portato a 48 CV ad oltre 7.000 giri/min, adottando canne dei cilindri in acciaio sottoposte a trattamento di nitrurazione. Strutturalmente si puntò sul nuovo telaio Gilco chiamato “Isorigid”, ovvero un traliccio di tubi a sezioni sottili, triangolate che andavano a formare una struttura completa sopra e sotto (diversamente da altri completi solo nella parte inferiore), garantendo ottima rigidità e leggerezza. Per per la carrozzeria ci si rivolse nuovamente a Zagato che disegnò una “siluro biposto” dalle forme scolpite e aggressive.
Il trio Giusti/Colombo/Zagato produsse una vettura altamente competitiva e apprezzata sia dalla stampa che dai “gentlemen drivers” dell’epoca: a testimoniare l’importanza della vettura, alla sua presentazione erano presenti Dante Giacosa, Elio Zagato, Nino Farina e Carlo Biscaretti di Ruffia (fondatore del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino). 
testadoro
A ulteriore riprova della bontà del progetto le numerose vittorie raccolte nel 1949 dalla Squadra Testadoro, tra le quali spiccò il “Gran Criterium 750” di Monza del 26 giugno dove furono schierate al via una Marinella e ben 5 Daniela: vinse la n°8 di Meynardi, ma al via era presente tutta la Squadra composta da Ugo Puma (Daniela n°36), Antonio Stagnoli (Daniela n°26), Aquilino Branca (Marinella n°38), il famoso Carrozziere torinese Nuccio Bertone (Daniela n°14) ed Elio Zagato (Daniela n°50). Altra vittoria importante fu quella al “Circuito di Senigallia” ottenuta da Ugo Puma.

L’epilogo

A seguito della morte di Arnaldo Roselli nell’autunno del 1949 in un incidente automobilistico, Giorgio Giusti decise di ritirarsi dalle competizioni, togliendo l’apporto ufficiale della Casa ai clienti.
Sono conosciute altre diverse realizzazioni originali su base Testadoro, tra le quali la Zagato Fiat 500 Testadoro, la Fiat 1100 Rovelli carrozzata da Castagna e la Revelli-Monaco Testadoro 1100, progettata dal celebre designer Mario Revelli di Beaumont e commissionata dal famoso pilota torinese Gino Valenzano (amico e socio in affari di Giusti, già pilota Testadoro con la Sport del 1947). Un’altra vettura celebre fu quella del Barone siciliano Stefano La Motta, il quale corse con una Testadoro la Targa Florio del 1949: tale vettura non è riconosciuta da tutti gli storici come “Testadoro”, anche se la presenza della classica “G” stilizzata a saetta sul parafango anteriore sinistro attesterebbe l’essere una realizzazione ufficiale Testadoro. 
Nei casi citati la testata era per motori 1100 e, seppur prodotte in numero minore rispetto alla più popolare testata per la Fiat 500 Topolino, ebbero applicazione in prestigiose vetture. Risultava inoltre essere in progetto una vettura Testadoro 1100 Barchetta per la stagione 1950/1951, ma che non vide mai la luce a causa del cambio nei regolamenti delle classi “Sport” che vietarono le vetture a ruote scoperte, e del cessare delle attività di Giusti nel campo delle competizioni automobilistiche.
testadoro

La rinascita con la Testadoro 1100 Barchetta “1951”

In pochi anni le Tastadoro vennero apprezzate e appoggiate da alcuni dei personaggi più illustri dell’epoca: il già citato Carlo Biscaretti di Ruffia realizzò il marchio, i disegni per le pubblicità su “Auto Italiana” e anche dei servizi giornalistici nei quali narrava le sue avventure a bordo di una Topolino dotata di una prestante Testadoro. Biscaretti ha inoltre realizzato i disegni in sezione del motore Testadoro e anche lo stile della prima vettura completa Testadoro, ovvero la “Sport” del 1947. Elio Zagato curava anche la commercializzazione della Marinella e della Daniela, pubblicizzandole nei propri depliant, proponendo nel proprio listino di vendita vetture “cabriolet” e “panoramiche” con motorizzazione Testadoro.
Testadoro è stato oggi rifondato dal manager e artista Dario Pasqualini con l’intenzione di conservare e continuare la storia del marchio, recuperando e tramandando le preziose capacità artigianali torinesi nell’automobile. Un primo risultato è già arrivato nel 2021 quando, seguendo i progetti originali, ha ricostruito per mano della “Martelleria Giacometto” di Paolo Giacometto la Testadoro 1100 Barchetta “1951” mai realizzata: una costruzione totalmente artigianale che proseguirà con vetture moderne ma costruite con materiali e metodi tradizionali. Dal passato verso il futuro.
Autore: Federico Signorelli
loading

Loading