Stile “retro”: distinguersi e divertirsi nell’Italia anni Sessanta

Storiche
19 settembre 2025, 8.30
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L’Italia automobilistica degli anni Sessanta si contraddistinse in particolare per l’avvento delle “Granturismo”, in breve tempo le automobili da sogno per eccellenza, di serie e non. Ma in quegli stessi anni sempre nell’automobile si fece spazio all’estero come in Italia un fenomeno estremamente curioso, figlio di quel momento storico propositivo dove tutto sembrava possibile e le generazioni più giovani trovavano nell’automobile uno degli obiettivi da raggiungere, con il quale distinguersi; vetture con sembianze che oggi definiremmo “retrò”, ma senza alcun effetto nostalgia per un tempo passato (che anzi si cercava di superare con slancio).
Semplicemente automobili diverse che univano a moderne e prestazionali meccaniche, carrozzerie ed accessori rivisitati in stile vagamente anni Trenta, sulla scia anche del buon successo e appeal delle fortunate Spider inglesi MG e Triumph rispettivamente con i modelli TD Mark II (1951), TF Midjet (1953) e TR2, TR3 del 1953 e 1957 (quest’ultima prodotta fino al 1962). Sopratutto per le MG si sviluppò un piccolo culto.
Il mercato sembrò esserci, mettendo all’opera i nostri Carrozzieri più che i grandi marchi automobilistici, dove se questi ultimi badavano bene a non correre troppi rischi economici che avrebbero anche comportato stravolgimenti nelle linee di produzione, i primi potevano intraprendere con maggiore agilità, rapidità e spazio di manovra concentrandosi per tradizione su piccole produzioni e pezzi unici, spesso realizzati in modo completamente artigianale. Ebbe così inizio un curioso filone sospeso tra passato e futuro.

Ispirazioni molteplici: da MG ad Alfa Romeo

La prima in ordine di tempo arrivò su iniziativa della Carrozzeria Mantelli di Torino fondata nel 1922, basando sulla meccanica e telaio della FIAT 1100/103 la sua FIAT 1100 Spider Mantelli già nel 1957 con motore 4 cilindri in linea verticali da 1.089 cc e circa 48 CV. Chiaramente ispirata alla MG TF Midjet, aveva parabrezza ribaltabile e peso ridotto a 700 kg che, grazie alle gomme maggiorate, consentivano prestazioni più brillanti rispetto alla berlina di derivazione. Purtroppo rimase esemplare unico (tutt’ora esistente).
Al “Saloncino dei Carrozzieri” di Torino del 1965 presso lo stand Zagato venne esposta quella che sembrò un’auto mitica quanto superata, ma che in realtà era nuova di zecca: l’Alfa Romeo Gran Sport Quattroruote, una vettura che si ispirava nelle forme all’iconica e vittoriosa Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport Zagato del 1930 ma basata sul telaio dell’Alfa Romeo Giulia 1600 Spider (allungato per raggiungere il lungo cofano tipico del modello) ereditandone il motore 4 cilindri in linea verticali da 1.570 cc e 112 CV a 6.500 giri/min, che spingevano i soli 750 kg alla velocità massima di 155 km/h. L’idea arrivò da Gianni Mazzocchi fondatore della rivista Quattroruote che coinvolse la Carrozzeria Zagato nell’impresa: però attenzione, le linee non imitarono semplicemente quelle dell’auto ispiratrice, ma diedero le indicazioni generali per declinarle al caso così da raggiungere sia il giusto effetto che le proporzioni. Per una serie di ragioni, legate al prezzo di listino elevato e alla contemporanea presenza nel catalogo Alfa Romeo di altre scoperte, questa spider venne costruita presso Zagato in un numero limitato di esemplari, oggi estremamente rari.

Piccole e sbarazzine

Nel 1965 la SIATA (Società Italiana Applicazioni Trasformazioni Automobilistiche) fondata a Torino nel 1926, dopo un accurato sondaggio operato su un campione di giovani potenziali utenti che confermò l’apprezzamento per le vetture retrò (il risultato fu la preferenza per una vettura che doveva coniugare lo stile delle spider inglesi e l’affidabilità di una media auto italiana), nel tentativo di riguadagnare quote di mercato, lanciò nel 1967 la SIATA 850 Spring realizzata su telaio e meccanica della FIAT 850 (quattro cilindri in linea verticali da 843 cc e 37 CV). Rispettando l’impostazione meccanica “tutto dietro” della 850, sotto il cofano anteriore si cela il vano bagagli e tra gli accessori erano previsti cerchi a raggi, cristalli laterali in plexiglass e contagiri.
Con un prezzo leggermente inferiore a quello della coeva FIAT 850 Spider di Bertone ebbe un buon successo, e fu molto apprezzata in Francia, Germania e USA, ma ha causa di difficoltà produttive ed economiche già in essere la SIATA sarà costretta a chiudere i battenti nel 1970. Il progetto verrà rilevato dalla ORSA (Officine Realizzazioni Sarde Automobili) di Cagliari: affinamenti negli interni e modifiche alla meccanica ora proveniente dalla Seat 850 Especial, in quanto la versione Italiana non era più in commercio, con il motore 903 cc e 47 CV, freni a disco all’avantreno e denominazione ORSA-SEAT 850 Spring continuò la sua storia, chiudendosi poi definitivamente nel 1975 a causa della crisi petrolifera del 1973 che non diede più spazio all’idea di “vettura da svago”.
Ma molto prima della crisi l’interesse per questo genere di auto continuò con la FIAT 500 “Gamine” della Carrozzeria Vignale, forse la proposta tra le più apprezzate e riuscite (ed oggi molto ricercate). Elaborata sulla base telaistica (rinforzata) e motoristica della FIAT 500 F, dunque con il bicilindrico verticale posteriore da 499,5 cc e 18 CV, nacque su proposta del rappresentante in Francia della Vignale e presentata con il nome “Gamine” (sbarazzina in francese) al Salone di Parigi del 1967, ed accolta subito con simpatia dal pubblico. Immediatamente riconoscibile nella forma e da dettagli come la grande calandra anteriore (finta) e le portiere scavate per una guida con “braccio al vento”, erapensata per essere utilizzata sempre scoperta, ma aveva sia una capote in tela che a richiesta il tettuccio rigido.

I due unicorni

Il fenomeno in Italia si chiuse indicativamente con altre due realizzazioni interessanti, come la FIAT 850 Spider “Monza” del 1967 realizzata dalla Carrozzeria Francis Lombardi di Roma fondata nel 1947 che, nonostante lo stile simpatico e molto particolare che univa un musetto con ampia presa d’aria ricordando le vetture “Sport” con un insieme d’altri tempi, i parafanghi motociclistici che sterzavano con le ruote (su richiesta a raggi), i cristalli laterali scorrevoli e asportabili, il parabrezza ribaltabile e la meccanica derivata dalla FIAT 850 (48 CV) su richiesta elaborata da Giannini, rimase esemplare unico. L’ultima fu la FIAT 500 “Erina” (nome della moglie del Carrozziere) della Zanella di Parma nel 1967, che tornò ad un’estetica pienamente retrò, bicolore definita su telaio (rinforzato) e motore FIAT 500 F. La vettura, oggi estremamente rara, aveva ampio bagagliaio anteriore grazie allo spostamento della ruota di scorta sul cofano posteriore e del serbatoio dietro i sedili.
Autore: Federico Signorelli
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