Pietro Frua: talento e filosofia per il padre di alcuni capolavori dell'auto 

Storiche
07 febbraio 2025, 8.00
6bmw 2002 gt4 coupe
Nella storia del car design italiano esistono figure influenti che per quanto oggi siano certamente conosciute, almeno rispetto a parte del proprio lavoro, emergono con maggiore difficoltà rispetto ad altre. Per quanto possa apparire paradossale capita molto più spesso di quanto si immagini. 
È il caso ad esempio di Pietro Frua, stilista “in proprio” e di primo piano il cui lavoro, sebbene abbastanza conosciuto è forse ancora sottostimato nella sua reale portata.
Pietro Frua nasce a Torino il 2 maggio 1913 da una famiglia di operai FIAT che, al momento opportuno, lo iscrivono alle scuole professionali nel corso per disegnatori tecnici. Pietro si mostra incredibilmente talentuoso tanto che, dopo il diploma e appena quindicenne trova un primo impiego come apprendista disegnatore presso gli Stabilimenti Farina di Giovanni Farina e, successivamente nel 1930 (appena due anni dopo) diviene responsabile della progettazione andando a sostituire Giovan Battista “Pinin”, il più giovane dei fratelli Farina, che lascia l’azienda per avviare la propria carrozzeria con il nuovo marchio “Pinin Farina”
Il lavoro di Pietro Frua include molte attività oltre il disegno, cura ad esempio i rapporti con i clienti, la risoluzione di eventuali problemi in officina e la formazione dei giovani apprendisti disegnatori; nel 1936 fra questi arriverà Giovanni Michelotti. La positiva carriera di Frua presso gli Stabilimenti Farina si conclude improvvisamente nel 1937 a causa di un furioso litigio con Attilio Farina, che in realtà si pone come l’epilogo di un lunga serie di contrasti (secondo Frua, Farina doveva occuparsi solo di amministrazione senza intromettersi nel disegno delle vetture). Il suo posto verrà occupato dall’abile Michelotti.
Da questo screzio inizia ad emergere sia la personalità di Pietro Frua che il suo modo di lavorare: ovvero quello di un designer che ha la capacità e la necessità di gestire completamente un progetto in totale libertà. Dopo un’esperienza in Viberti iniziata nel 1940, nel secondo dopoguerra decide di fare il grande salto diventando freelance, acquistando un capannone bombardato in via Giovanni da Verrazzano 18 che ristruttura fornendosi di tutto ciò che serve per iniziare il lavoro di carrozziere, dal disegno alla costruzione.
fiat 1100 c spider 1946
La FIAT 1100 C Spider del 1946, una delle prime creazioni di Pietro Frua

Tra fuoriserie da sogno e screzi

Con una curiosa ironia della sorte il primo cliente sarà la Pinin Farina che gli chiederà di disegnare alcune carrozzerie; si tratterà della prima più importante esperienza in proprio che lo aiuterà a delineare la propria visione dell’automobile, fatta di tecnica, soluzioni e stile, senza che una parte prevalga sull’altra: fra meccanica ed estetica non può esserci contrasto in quanto sono entrambe condizionate dalla funzionalità e dalla fruibilità. Difatti le vetture che disegnerà Frua si caratterizzeranno per funzionalità, praticità e sobrietà, in un composto grado di innovazione.
Le prime realizzazioni avvengono su telai FIAT e Lancia, per poi arrivare a stringere un rapporto duraturo e produttivo con Maserati e OSCA riscontrando gli apprezzamenti del mondo delle fuoriserie; nel 1952 l’attività di Frua conta 15 dipendenti fra tappezzieri, tornitori, battilastra, finitori e modellisti ed ha già costruito 80 fuoriserie ed elaborato esteticamente 200 scocche. Tra queste ricordiamo autentici capolavori come FIAT 1100C Sport Barchetta, Maserati A6G/2000 Spyder, OSCA MT4/2AD 1500 e Maserati A6G/54 2000 coupé e spider.
Nel 1955 arriva la collaborazione con la carrozzeria Ghia di Luigi Segre nell’ambito del disegno e dell’allestimento di prototipi, che sfocia nel 1957 con l’acquisto dell’intera realtà assorbendo gli operai e nominando Frua capo della progettazione di Ghia, ma la novità dura davvero poco a causa di uno screzio: Segre chiede a Frua di disegnare una cabriolet da proporre a Renault su meccanica Dauphine (la Floride) che decide successivamente di mettere in produzione. Frua non ne sa nulla e quindi riutilizza quel disegno per un modello da presentare con marchio Ghia-Aigle, mandando su tutte le furie Renault e mettendo in imbarazzo Segre (colpevole comunque di non averlo avvertito). Pietro Frua rimosso dall’incarico in Ghia apre di li a poco un suo nuovo studio con annessa officina in via Villa Gori 8 a Moncalieri, riprendendo l’attività da freelance e tornando in auge come straordinario designer di automobili di altissimo livello costruttivo e formale, tra queste Maserati 5000 GT, Mistral e Quattroporte.
Maserati 5000 GT coupé
Uno dei capolavori di Frua, la Maserati 5000 GT

Una filosofia sull’automobile

La prima grande commessa arriva nel segno della tedesca Glas per la quale disegna la 1300 GT e le 2600/3000 V8 rimodulando alcune soluzioni utilizzate in ambito Maserati, cosa che farà anche nel caso della AC 428 coupé e spider, dove possiamo vedere reminiscenze della Maserati Mistral. Altra importante collaborazione sarà quella con BMW (dopo che questa acquisì la stessa Glas) dal 1966, anche se purtroppo molte delle proposte di Frua non incontreranno i favori di BMW, come le splendide coupé 2002 GT4, 2800 GTS e 3000 V8 Fastback; rimarranno quelli dei fanatici delle fuoriserie, che porteranno il designer a dedicarsi nuovamente alle vetture uniche o in piccola serie per danarosi industriali e proprietari, come ad esempio Peter Monteverdi per il quale disegnerà quasi l’intera gamma di lussuose vetture, come le High Speed 375 S e 2000 GTi. Da menzionare anche le peculiari Opel Diplomat V8 CD e Citroën SM Coupé Frua.
Citroen SM Coupé Frua
Tra le opere di Frua anche la Citroen SM Coupé
In questa veloce carrellata della storia di Pietro Frua possiamo riconoscere chiaramente una continuità all’interno del suo lavoro, che ci permette di riconoscerlo all’interno delle varie epoche e che rende chiaro come Frua non abbandoni mai una buona idea inseguendo i capricci del momento, ma la approfondisce evolvendola di volta in volta, affinandola e ricercandone la perfetta quadra nel segno della semplicità. Solo in rari casi deve abdicare ai talvolta discutibili desideri dei committenti, come nel caso della Jaguar E-Type con frontale modificato, la Mercedes-Benz SL 230 Shooting Brake e la monumentale Rolls Royce Phantom IV. Pietro Frua si spegnerà nel 1983 lavorando fino all’ultimo giorno, tornando nuovamente alla grande industria attraverso la progettazione di componenti e cruscotti, ma rimandando immortale per le sue indimenticabili fuoriserie.
Autore: Federico Signorelli
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