Alla fine degli anni Venti, Opel era il più grande produttore di automobili in Germania, generalista ed apprezzato dai clienti. Ma nonostante ciò non era presente nei salotti che contavano, dove a spopolare erano le blasonate Rolls-Royce, Bugatti, Isotta-Fraschini e Cadillac. Ansiosa di trovare un posto di rilievo anche tra i grandi marchi di lusso, Opel mise i suoi tecnici al lavoro.
Per prima cosa fu necessario tirare fuori un motore in grado non solo di poter muovere una grande vettura di lusso (e dunque probabilmente pesante) a buone velocità e in tutta tranquillità, ma anche d’essere un segno di prestigio. Nel 1927 Opel si era dotata di un robusto motore 6 cilindri in linea da 4,5 litri e 60 CV, ma per lanciare davvero una sfida ai grandi nomi, l’azienda decise che ciò di cui aveva bisogno era un monumentale e potente 8 cilindri in linea da 6 litri che forniva 110 CV e accelerava fino a 130 km/h. Questo fu l’unico otto cilindri mai sviluppato da Opel, un frazionamento al tempo perfetto per ottenere quel prestigio, potenza e minime vibrazioni a favore del confort che il marchio cercava.
Nel frattempo venne approntato il telaio a longheroni, abbastanza grande e robusto da poter ospitare sia il potente motore che le più ricercate carrozzerie da far realizzare rigorosamente su misura, in relazione ai desideri dei futuri (e ricchi) clienti; per quanto importante pesava solo 1.650 kg e si prevedeva che una volta allestito potesse far arrivare il peso complessivo dell’auto a poco più di due tonnellate. Per quei tempi davvero non male per un’automobile di gran lusso.
A corredo dell’autotelaio si misero quattro freni idraulici sulle ruote, realizzate in legno e acciaio, e vestite con enormi pneumatici Continental a bassa pressione con l’obiettivo di garantire estrema morbidezza e comodità agli occupanti durante la marcia (oltre che a supportare la mole dell’auto).
Il massimo secondo Opel
Forti di tali specifiche e con la voglia di emergere quanto prima nel segmento di riferimento, il prototipo dell’autotelaio venne presentato in pompa magna da Fritz von Opel (nipote del fondatore Adam Opel) al Salone dell’Automobile di Berlino del 1928: presentata con il nome di Opel “Regent” 24/110 PS (sottolineandone la regalità) fu resa disponibile al prezzo di circa 14.000 marchi ovvero dieci volte più costosa dell’utilitaria Opel 4 PS “Laubfrosch”, più altri cinque o seimila da aggiungere per carrozzeria e interni.
Le carrozzerie disponibili erano le più diverse, e per quanto il telaio fosse a disposizione di tutti i Carrozzieri dell’epoca come base per esprimere il proprio estro, la stessa Opel propose alcuni allestimenti “di fabbrica”: la Phaeton (carrozzeria aperta) con sette posti ordinabile al prezzo di 4.500 marchi, la versione Berlina cinque posti a 5.000 marchi e la limousine Pullman a sette posti 6.000 marchi (lunga ben 5,4 metri). Come scritto, naturalmente i clienti potevano scegliere di vestirla presso il proprio Carrozziere di fiducia come preferivano, ed è qui che entra in gioco l’interpretazione più famosa disegnata sul telaio della Regent: la Opel Regent 23/110 Sport Coupè della Carrozzeria Kruck-Werke GmbH di Francoforte. Presentata al Concorso d’Eleganza “Automobilturnier Baden-Baden” del 1929 da Fritz von Opel, stupisce ancora oggi per il particolarissimo disegno curvilineo della carrozzeria, pieno di dettagli che ne sottolineano la ricercatezza. Dalle poche informazioni del tempo sappiamo non solo del grande apprezzamento che l’auto ricevette in modo unanime al punto da vincere il concorso, ma anche della colorazione scelta, blu cobalto su fondo avorio.
Uccisa nella culla
Si stima che arrivarono 25 ordini per la Opel Regent, un numero per nulla basso considerato il costo; ma il mondo era ormai a pochi mesi dal crollo della borsa di Wall Street, avvenuto il 24 ottobre 1929 e da tutti ricordato come “il giovedì nero di Wall Street”, che porterà alla Grande Depressione. General Motors, impressionata dalla capacità produttiva di Opel e dal suo posizionamento abbastanza buono nel mercato europeo, decise di acquistare l’80% delle azioni della Adam Opel AG, e nel 1931 il restante 20%, diventando così il proprietario di maggioranza della società tedesca.
Se con questa acquisizione Opel potè garantirsi un futuro, non fu allo stesso per l’incredibile Regent: poiché GM notando la superiorità della Regent ne temeva la troppa concorrenza nei confronti dei suoi marchi e modelli più d’élite come Cadillac e Buick, decise d’interrompere immediatamente la produzione della Regent. Non solo, come se questo non fosse abbastanza diede ordine di riacquistare le 25 vetture prodotte (complete e autotelai), in cambio di un generoso compenso finanziario da dare ai proprietari; tornate in fabbrica furono tutte tagliate e rottamate, distruggendo anche la documentazione tecnica e di produzione, così come la maggior parte delle foto. Fortunatamente, alcuni documenti autentici delle pochissime auto costruite sono sopravvissuti fino ad oggi, grazie ai quali è possibile avere un’idea di questa auto impressionante. Un’automobile che dimostrò a tutto il mondo che Opel poteva essere anche questo: prestigio.