“A questa macchina è legata una parte importante della mia vita, dalle grandi battaglie per portare in porto un progetto da molti osteggiato, alla soddisfazione per la fiducia accordatami da Enzo Ferrari che consentì per la prima volta di fornire i suoi motori al di fuori di Maranello, all’emozione di veder prendere forma quello che avevamo concepito e desiderato, fino ai successi sportivi irripetibili conquistati”. Con queste parole Cesare Fiorio, allora numero uno del Reparto Corse Lancia, ricorda la Stratos, una vettura mitica che ha segnato un epoca, sia per il suo stile che per i suoi risultati sportivi.
Tutto inizia al Salone di Torino del 1970, dove un prototipo chiamato Zero, carrozzato da Bertone e disegnato da Marcello Gandini (padre anche della Lamborghini Countach) utilizza il motore della Fulvia in posizione centrale posteriore. Un anno dopo, sempre a Torino viene presentata la concept car Stratos HF, spinta dal motore V6 della Dino Ferrari, che però – precisa il comunicato – non verrà utilizzato.
Già nel 1972 lo stesso Enzo Ferrari decide di fornire 500 motori alla Lancia per il progetto Stratos. La versione da gara ottiene già alcune vittorie nel 1973, mentre quella di serie è pronta nel 1974, insieme all’omologazione nel Gruppo 4. E’ l’inizio di una carriera folgorante, soprattutto nei rally, dove la piccola supercar Lancia raccoglie l’eredità della mitica Fulvia HF e ne porta avanti i successi.
La Stratos, infatti, può vantare tre titoli mondiali costruttori e altri tre europei, oltre a molte altre vittorie prestigiose. Vista oggi è una vettura molto piccola, con un passo di soli 2,18 metri che la rende agile e nervosa. Dal punto di vista tecnico, la scocca è auto-portante, con la zona posteriore realizzata in lamiera scatolata, mentre le sospensioni utilizzando lo schema a quadrilateri deformabili davanti e McPherson dietro. Ma il pezzo forte della Stratos è il motore, che si trova nel ristretto spazio del vano posteriore, in posizione trasversale.
La distribuzione era a doppio albero camme, uno per bancata, e due valvole per cilindro, con l’alimentazione a tre carburatori Weber 48 DCF doppio corpo invertiti, con una potenza di 270 CV a 7.800 giri, e una coppia di 37 kgm a 5300 giri. Il cambio è un cinque marce di origine Lancia, il differenziale autobloccante posteriore ZF, i freni a disco Girling ventilati sulle quattro ruote. I cerchi Campagnolo in lega con pneumatici dal caratteristico disegno montavano nella versione rally penumatici 205/50-15 e 295/35-15 posteriormente, il tutto per un peso si 1000 kg.
L’abitacolo della Stratos è piuttosto piccolo, ovviamente a due posti secchi, ma ha la peculiarità di poter ospitare nelle porte i caschi del pilota e del copilota. Negli anni Settanta ne sono state costruite solo cinquecento e la sua quotazione attuale supera tranquillamente il mezzo milione di euro, soprattutto per gli esemplari con un glorioso passato sportivo.
A questo proposito, vale la pena ricordare che la carriera ufficiale della Stratos è stata interrotta nel 1978 per motivi di marketing, per favorire la Fiat 131 Abarth, ma la sua competitività era tale che continuò a vincere per diverso tempo anche con i piloti privati e ancora oggi lascia a bocca aperta tutti gli appassionati quando qualche esemplare continua a emozionare su strada.
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