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Stellantis: Tavares riconvertirà gli stabilimenti italiani per salvare posti di lavoro

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L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha fornito nuove rassicurazioni sul futuro della rete industriale italiana del colosso dell’automobile.

In quel di Mirafiori, dove si è tenuto un incontro con i principali sindacati, Tavares ha anche ricordato le 75 novità elettriche previste entro la fine del decennio e confermato l’intenzione di convertire tutti gli impianti italiani verso la produzione di auto elettriche. Non sarebbero quindi previste delle chiusure in Italia, ma solo trasformazioni industriali. L’ad portoghese ha anche parlato dei risultati del 2021, delle evoluzioni attuali riguardanti gli stabilimenti italiani, della situazione bellica tra Ucraina e Russia e dell’attività dell’impianto di Kaluga, il tutto senza tralasciare la crisi post pandemica e dei conduttori.

Tavares: “Gli stabilimenti non verranno chiusi, ma riconvertiti”

Tante sono state le domande rivolte a Tavares, che ha risposto così: “L’Italia è centrale nell’esecuzione del piano Dare Forward 2030. Ci stiamo preparando per essere pronti a vendere nel 2030 solo veicoli elettrici, stiamo preparando l’azienda. La maggior parte delle Bev sarà prodotta in Europa e in Italia, quindi gradualmente tutti gli stabilimenti, anche quelli italiani, produrranno modelli basati sulle rispettive piattaforme. Gli impianti italiani sono sul giusto percorso per essere competitivi nel 2035, quando non si potranno più produrre vetture con motori a combustione interna. Sarà una transizione graduale per massimizzare il ritorno sugli investimenti. L’Italia è il cuore di questa trasformazione, ma saremo molto concreti, procederemo sito per sito. Su Mirafiori abbiamo diverse idee, abbiamo incontrato vertici locali, sono emerse delle idee e lavoriamo per renderle redditizie.

Mi aspetto che entro due mesi queste idee si concretizzino. Non cerchiamo titoli, ma progetti eseguibili, sia sulla produzione che in ambito di economia circolare. Dovremmo rimuovere le barriere all’uso dell’auto elettrica. Nell’ultimo decennio invece sono state aggiunte barriere alla mobilità. Inoltre, dobbiamo lavorare tutti insieme per consentire l’accessibilità economica dell’elettrico. I governi non possono dare sovvenzioni per sempre, nei prossimi quattro o cinque anni le Case automobilistiche dovranno ridurre i costi di produzione, mentre il governo dovrà sostenere le classi medie nell’acquisto di auto elettriche, c’è bisogno di stabilità e visibilità normativa, investimenti in infrastrutture di ricarica e meno barriere all’uso delle automobili. Se riusciamo a fare queste cose, noi industriali faremo il nostro lavoro. Noi portiamo soluzioni, non creiamo problemi. Il problema che va risolto è mettere insieme una mobilità pulita con una mobilità accessibile. Se non è così si creano i problemi. La missione di Stellantis è di portare soluzioni di mobilità ai cittadini che siano sicure, pulite ed economicamente accessibili.

Ai governi chiediamo di creare le condizioni perché la classe media possa permettersi questi nuovi veicoli, che costano il 50% in più rispetto a quelli tradizionali. La democrazia la si può godere solo con una piena mobilità. Invece, negli ultimi decenni sono state messe molte barriere. Oggi, in primis, servirebbe una rete di punti di ricarica migliore. Negli ultimi 5 anni ho ripetuto più volte che non dobbiamo concentrarci solo sul dispositivo di mobilità, ma serve un approccio a 360 gradi, che comprenda la gestione dell’impronta industriale. Finora non c’è stato. Oggi le Bev sono in vendita, ma chi garantisce che l’energia che utilizzano sia pulita? Il rischio più grande per un gruppo come il nostro e per l’industria è lo status quo. Dobbiamo cavalcare il cambiamento in un contesto caratterizzato dalla carenza di semiconduttori e dall’inflazione. Abbiamo le risorse e le capacità per farlo. Il futuro delle produzioni si risolve con la quota di Stellantis in rapporto alla dimensione del mercato globale. Quanto vendiamo dipende dalla nostra competitività. Noi siamo al 20-25% di quota in Europa.”

Sono fiducioso che rimarremo, nel caso peggiore, su questo valore, ma quanto sarà grande il mercato? Dipenderà dall’accesso che sarà dato all’acquisto di veicoli elettrici. Non sono io a determinare la dimensione del mercato, ma i leader politici e le scelte che saranno fatte per difendere la libertà di movimento. Tutto il sistema può deragliare. C’è un problema in Europa ed ogni Paese lo affronta in modi diversi. I risultati raggiunti nel 2021 sono eccellenti e raggiunti in un contesto molto avverso tra pandemia, rincari delle materie prime e soprattutto carenza di semiconduttori. Entro tre-quattro anni avremo fornitori locali, in Europa e negli Usa. Stiamo lavorando con fornitori Tier 1, 2 e 3 per avere entro il 2024 tre piattaforme software che completeranno le quattro piattaforme Bev. Quindi avremo semiconduttori sviluppati direttamente con fornitori Tier 2 e 3. Per quel che riguarda lo stabilimento russo di Kaluga, bisognerà molto presto interrompere le attività per mancanza di componentistica. Quello che sta accadendo tra Russia ed Ucraina lo abbiamo già condannato, io oggi auspico che la pace torni perchè all’industria dell’auto ed ad un gruppo come Stellantis serve la pace. M&A? Guardiamo cosa succede sul mercato, ma non abbiamo bisogno di fusioni ed acquisizioni. Abbiamo un piano e ci concentriamo sulla sua esecuzione. Sono sicuro che saremo uno dei vincitori di questa fase di transizione”.

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