Tre scelte, tre passi da costruttore per rendere la Citroen 2CV una macchina “rivoluzionaria” per la sua epoca. Possono sembrare scontati, ma hanno contribuito a segnare il futuro della TPV.
Pensata per chi non avrebbe potuto permettersi nessun’altra automobile, la piccola Citroen 2CV doveva costare poco ed essere estremamente leggera, data la piccola cilindrata del suo motore che nella versione iniziale non disponeva che di 9 cavalli di potenza.
Inizialmente gli ingegneri e Lefebvre lavorarono per ridurre sia il peso sia il costo finale dell’auto. Così dal prototipo della 2CV furono eliminati alcuni elementi: via l’avviamento elettrico; via i fari anteriori; via l’acciaio da telaio e carrozzeria, si poteva rimpiazzare con magnesio e alluminio, più leggeri e (prima della seconda guerra mondiale) anche più economici. Poi via l’armatura dei sedili: due amache sospese a traverse orizzontali erano la soluzione alternativa; e infine via anche gli indicatori di direzione elettrici.
Sei anni più tardi, al termine del 2° conflitto mondiale, i tecnici si accorsero che molte idee del progetto iniziale sulla Citroen 2CV non erano più adeguate. Si tornò a lavorare sul prototipo e a rivalutarlo sia sui costi di produzione sia sugli equipaggiamenti. Ma alcune soluzioni rimasero al loro posto fin sulla vettura di serie e quasi tutte caratterizzarono la “Deuche”.
La prima caratteristica che potrebbe saltare all’occhio guardando la piccola Citroen 2CV è la forma dei finestrini anteriori. Sono divisi a metà, orizzontalmente, con due cerniere che sporgono leggermente verso l’esterno della vettura. Da dentro un gancetto a mezzaluna li tiene chiusi. Per aprirli basta spingere verso l’esterno la parte inferiore del vetro, che può essere ancorata in alto grazie ad un gancetto posto nella cornice superiore della portiera.
Perché son fatti così? Semplice: la 2CV non aveva indicatori di direzione (sono arrivati solo negli anni ‘60) e il conducente doveva sporgere il braccio per indicare la direzione. Inoltre il sistema di apertura era economico, funzionale e leggero e per questo non fu mai cambiato, se non nella forma dei gancetti superiori che mantenevano il finestrino in posizione aperta.
I sedili della Citroen 2CV entrarono in produzione con un normale telaio in tubolare d’acciaio, ma privi di imbottitura: era rimasto il concetto dell’amaca, realizzata ancorando una striscia verticale di tessuto ai lati dell’armatura del sedile tramite elastici in gomma. Questi sedili si prestavano bene per essere utilizzati anche al di fuori dalla vettura.
Ad esempio nella gita domenicale per il picnic era sufficiente togliere la panchetta posteriore e quella anteriore (o i due sedili anteriori separati, secondo le opzioni).
Un’altra caratteristica della TPV che arrivò senza modifiche sulla Citroen 2CV di serie fu la grande capote in tela che partiva dalla sommità del parabrezza e arrivava sino al paraurti posteriore.
Le ragioni della sua presenza possono esser ricollegate: al risparmio di peso e di costo rispetto ad un tetto in acciaio; alla possibilità di caricare oggetti ingombranti attraverso il tetto aperto: e alla praticità di poter trasformare la berlina in una cabriolet con un semplice gesto. Sino agli anni ‘60 anche il bagagliaio era chiuso dalla medesima capote e l’apertura si otteneva arrotolando la tela verso l’alto.
Grande stupore ha destato l’ultima concept presentata dal costruttore tedesco Audi a Shangai. Il motivo…
Un’evoluzione della tecnologia di Mazda Mazda ha recentemente annunciato, in una presentazione per gli investitori,…
Microlino, la simpatica e tecnologica microcar dal DNA svizzero ma creata in Italia, si è…
La Alpine A290 rappresenta l’ingresso nel mondo dell’elettrico per un marchio come Alpine, che ha…
Le vendite di auto Diesel in Italia nel 2024 sono dominate dalle case automobilistiche tedesche,…
Il ministro Adolfo Urso ha annunciato la fine degli incentivi auto dal 2025, affermando che…