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Renault Clio RS 220 Trophy | Prova su strada

Tempo di lettura: 5 minuti

Trophy in Casa Renault ha un importante significato, soprattutto nella divisione Sport dell’azienda francese. Abbinato alla Clio, questo nome è diventato ormai leggenda. Poco più di 10 anni fa, infatti, nasceva un’edizione che avrebbe segnato il cuore di tutti gli appassionati delle hot hatch.

La Clio 182 Trophy – upgrade della 182 che a sua volta era un’evoluzione della serie II ph.2 da 172 cavalli – di un bel colore Capsicum Red, montava bellissimi sedili sportivi Recaro che finalmente abbassavano la seduta, annoso problema della Clio II, cerchi bruniti della Speedline, un alettone mutuato dalla V6 ed era dotata di ammortizzatori della Sachs Race and Engineering, il vero fiore all’occhiello di un modello che, a livello di guida, ha sbaragliato l’intera concorrenza dell’epoca.

Noi abbiamo provato l’ultima arrivata, la Clio RS EDC 220 Trophy, nata sulle orme della sua antenata e intenzionata a lasciare il segno, così come successo in passato.

Design: bella e cattiva, interni migliorabili

I lineamenti della Clio RS rimangono immutati, ma nuovi dettagli e una tinta dedicata la distingue dalla RS 200 EDC. La tinta presente sulla nostra vettura, denominata Be Style Blanchimont (in opzione) prevede l’abbinamento del bianco opaco perlato (Nacrè Matt) con il nero lucido di tetto e specchietti. Anche i vistosi cerchi da 18” pollici “Radical” sono caratteristici di questo modello, così come le varie scritte “Trophy” presenti sulla lama in stile “F1” dell’anteriore e sulle modanature bombate delle portiere posteriori.

Ancora alogeni gli accattivanti fari della piccola francese ed esteticamente il doppio scarico integrato nell’estrattore grigio rimane invariato.

All’interno dell’abitacolo troviamo subito il bel volante dall’impugnatura spessa in pelle nera con cuciture rosse come i sedili con poggiatesta integrato (optional) della Recaro sui quali è cucito il logo Trophy. La postazione del guidatore è sicuramente l’aspetto esteriore migliore di questa Clio, insieme all’ormai noto sistema multimediale R-Link con touchscreen da 7 pollici. In opzione, c’è anche la telemetria dell’RS Monitor che fornisce ogni informazione su cosa sta succedendo sotto il cofano, quanti cavalli stiamo usando, qual è il raggio di sterzata in uso, la coppia, lo slittamento degli pneumatici, la forza G e, ancora, i tempi sul giro; il tutto salvabile tramite USB per analizzare anche a casa i propri risultati.

Completano l’estetica alcuni “spruzzi” di carbon look (maniglie, cambio e bocchette di areazione) e il battitacco con firma RS Trophy che indica la numerazione del modello (la nostra era la n.020).

Le cinque porte su questa tipologia di modello possono sembrare del tutto superflue, ma alla fine tornano utili a livello di spazio e non penalizzano comunque le prestazioni. Invariato rispetto alla Clio “normale” il bagagliaio che assicura una capienza che va da 300 a 1146 litri.

Alla guida del 1.6 da 220 CV: grande efficacia

Come abbiamo visto, alcuni dettagli estetici la differenziano dalla Clio RS, ma le modifiche più interessanti sono di carattere tecnico. Innanzitutto, il millesei guadagna 20 CV in più per un totale di 220 e raggiunge, in overboost (quarto e quinto rapporto), la coppia di 280 Nm, ai limiti della sopportazione del cambio EDC doppia frizione a 6 marce.

Questi numeri si traducono in un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi e una velocità massima di 250 km/h.

Una volta saliti a bordo troviamo la posizione di guida ideale, ben ribassata dai sedili Recaro, e siamo pronti a partire. Tre i settaggi di guida: Normal, Sport e Race. Il primo ci permette di muoverci in città abbastanza agevolmente, ma l’assetto marmoreo di questa Clio mette a freno ogni voglia di muoversi nella giungla urbana. Abbiamo la conferma ben presto che il terreno giusto per valutare le doti di questa Trophy, nata senza tanti compromessi, non è certo questo, nonostante il cambio lasciato in auto sia abbastanza intuitivo anche nel traffico.

La pista e le strade tortuose di montagna sono senza dubbio nelle corde della piccola francese, ed è soprattutto quest’ultimo scenario che stuzzica di più il nostro interesse. Dimentichiamo la modalità di guida Normal e passiamo in Sport, scegliendo di pari passo la selezione delle marce in maniera manuale, tramite i paddle al volante. Le prime impressioni cambiano radicalmente: se in città la vettura non si trova particolarmente a suo agio, tra le curve si sente che l’1.6 litri inizia a sgranchirsi e lo sterzo, che ha subito un miglioramento a livello della cremagliera diventando più diretto del 10%, inizia ad essere più preciso. Le cambiate sono più veloci rispetto alla RS e la corsa delle palette – che rimangono però un po’ troppo piccole – è stata ridotta per un risultato ottimale. Ed è proprio sul tanto discusso cambio che conviene soffermarsi. Le modifiche apportate da reparto Renault Sport si sentono subito, tant’è che, in modalità Race, sono 75 i millisecondi guadagnati per ogni cambiata rispetto al passato (tra -30% e il -50%), un tempo immenso durante la guida in pista.

La modalità Race disattiva il sistema di antipattinamento e l’ESP, lasciando l’auto alla vostra abilità. Ottima la presa del volante e piuttosto sincero e preciso lo sterzo che regala un feedback tale da far capire al guidatore a che punto sono stati posti i limiti di questa Clio e, soprattutto ci permette di capire quanto e come agisce l’RS Diff., il differenziale autobloccante elettronico. Quest’ultimo compie un lavoro mirabile quando bisogna scaricare a terra i 220 cavalli in uscita di curva, cosa non semplice per una vettura di questa categoria sempre in lotta con il sottosterzo. Senza dubbio un differenziale meccanico, come quello presente sulla sorella maggiore Megane RS Cup, avrebbe migliorato ulteriormente il risultato.

In ingresso la staccata è potente, merito del potente e quasi infaticabile impianto frenante Brembo, il posteriore allarga il giusto e permette al muso di infilarsi con decisione nella curva. Una menzione la merita anche il freno a mano, a leva come ai vecchi tempi e molto efficace.

Dopo il cambio, il secondo gran lavoro degli uomini Renault Sport è stato effettuato su tutto l’assetto. Sospensioni più rigide del 30%, il corpo vettura più basso di 20mm all’anteriore e di 10mm al posteriore permettono l’azzeramento del rollio e una precisione praticamente in ogni cambio di direzione.

Infine, il sound emesso dal doppio scarico della Trophy è tipico dei motori sovralimentati, ma è stato “incattivito” rispetto alla Clio RS. Un soffio potente esce dai terminali, intervallato dai “botti” che coincidono con ogni cambio marcia. Nel complesso, considerate anche le buone tonalità che arrivano dal motore, il suono è piacevole e piuttosto coinvolgente.

Un’estetica leggermente modificata la distingue, ma l’efficacia delle modifiche apportate “sotto il cofano” è l’elemento che fa veramente la differenza, proprio come sulla precedente Clio Trophy. Una sostanza che non ci saremmo aspettati dalla nuova Trophy e che mi sento di posizionare verso il vertice del segmento B sportivo, in una nicchia ristrettissima di vetture che sanno essere così incisive. Finalmente la strada è quella giusta, provare per credere.

Prezzo e concorrenti: il prezzo sale, ma che risultato

La Renault Clio RS Trophy parte dal prezzo di 26.000 euro. La vettura che abbiamo provato arriva al prezzo di circa 30.000 euro per diversi optional, come la colorazione Be Style Blanchimont (1.600 euro), i sedili sportivi con poggiatesta integrato (1.990 euro), l’RS monitor (250 euro) e i sensori di parcheggio posteriori (200 euro).

La concorrenza nel segmento B è abbastanza folta, dalla VW Polo GTI alla “tutta dietro” Toyota GT86 (e Subaru BRZ), passando per SEAT Ibiza CUPRA, Ford Fiesta ST, Alfa Romeo MiTo QV e DS 3 Racing, ma, se consideriamo il differenziale autobloccante e una cavalleria così abbondante, rimangono in lizza solo l’acerrima nemica Peugeot 208 GTi by Peugeot Sport e la Opel Corsa OPC (performance pack).

Renault Clio RS 220 Trophy

Video di Gabriele Bolognesi
Guido Casetta

Laureato in Scienze Politiche, sono cresciuto a pane e automobili. Scrivo per professione, guido per passione!

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Guido Casetta

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