Sembra quasi impossibile, ma la “nuova” Mini, rinata sotto l’egida BMW all’alba del Terzo Millennio, è vicina a compiere 25 anni. In questo quarto di secolo, nel mondo dell’auto sono cambiate tantissime cose, dall’ascesa dei SUV all’elettrificazione sempre più calzante. Nonostante questo, nel 2024 la Mini Cooper S è ancora sul mercato, e anzi si è appena rinnovata con la sua quarta generazione.
La quarta Mini by BMW, ora caratterizzata dal codice di progetto F66, riprende il pianale dalla precedente generazione, l’apprezzata F56, con la quale condivide anche lo stabilimento di produzione di Oxford, e sarà ancora offerta in tre varianti di carrozzeria: 5 Porte, Cabrio e 3 Porte, la classica Mini “Hatch” protagonista di questa prova. L’estetica, invece, è fortemente ispirata alla nuova Mini Cooper elettrica, la J01, prodotta in joint-venture con il colosso cinese Great Wall in Cina e realizzata su un pianale completamente diverso. Con l’elettrica, la nuova F66 condivide lo stile esterno più angolato, l’abitacolo minimale e iper-tecnologico e un’indole più matura, ancora più cresciuta.
Un altro strappo col passato è l’adozione del suffisso Cooper, storicamente affiancato alle versioni più sportive, come nome ufficiale della vettura, che oggi si chiama quindi “Mini Cooper” (come, va detto, la maggioranza del grande pubblico già la conosceva). In un mondo sempre più caratterizzato dai SUV e da vetture di dimensioni e presenza “importanti”, c’è ancora spazio per una classica Mini? Secondo la Casa inglese la risposta è sì: ho avuto così la possibilità di guidare la Mini Cooper S 2024 in allestimento Favoured per questa prova su strada, per scoprire se c’è ancora spazio per una Mini in questo mondo dell’auto moderno.
Partiamo, allora, dal listino prezzi della nuova MINI Cooper 2024, che oltre al nuovo suffisso “saluta” le motorizzazioni d’accesso note fino al 2023 come One, offrendo solamente motorizzazioni, tutte a benzina, decisamente vivaci. Alla base della gamma motori della Mini Cooper 2024 c’è infatti la Cooper C. La ex-Cooper è spinta dal noto 1.5 tre cilindri turbo BMW B38, in questo caso dotato di 156 CV. Per chi cerca qualcosa in più c’è la versione che ho provato, la Mini Cooper S. Sotto il cofano, c’è il 2.0 quattro cilindri turbo BMW B48, dotato di 204 CV e 300 Nm di coppia, accoppiato, come su tutte le Mini F66, al cambio automatico doppia frizione a 7 rapporti. Ultima nata della gamma è la John Cooper Works, dove il 2.0 B48 conferma i 231 CV della generazione uscente. Sono quattro, invece, gli allestimenti della Mini Cooper 2024, dalla versione Essential alla top di gamma JCW. Questo è il listino prezzi della Mini Cooper 2024:
La versione Favoured della nostra prova è un allestimento inedito per il modello, che si contrappone alla versione base Essential, alla tradizionale Classic, più elegante ma dalla dotazione non esagerata, e alla sportiva JCW, aggressiva nello stile esterno e interno. La Favoured, infatti, è la più ricercata dal punto di vista estetico, con dettagli color bronzo che caratterizzano cerchi in lega da 18 pollici, mascherina anteriore, badge posteriore e alcuni dettagli interni.
La dotazione di serie, invece, è pressoché identica alla Essential. Tutte le versioni, infatti, hanno fari a LED anteriori e posteriori, Cruise Control, clima bizona, sensori di parcheggio anteriori e posteriori e il raffinato schermo centrale tondo OLED da 9,55 pollici che racchiude in un solo posto quadro strumenti, infotainment e, in generale, il centro di comando dell’intera automobile.
Per avere una dotazione ricca come quella in foto, che aggiunge fari Matrix LED, guida autonoma di Livello 2, doppio tetto apribile e interni in simil-pelle bisogna attingere ai pacchetti optional. Questi pacchetti si ispirano al mondo della moda nella nomenclatura che, del resto, indica la quantità di optional aggiuntivi: S, M, L e XL, con quest’ultimo pacchetto, molto completo, montato su questo esemplare. Per una Mini Cooper S 2024 Favoured con pacchetto XL come quella nelle immagini, in definitiva, servono ben 41.200 euro.
Cominciamo allora a conoscere la nuova Cooper S da fuori, dove colpisce per uno stile decisamente più angolato e originale di quanto abbiamo visto nelle tre generazioni precedenti. Se, infatti, per oltre 20 anni di carriera la Mini Hatch ha conservato il look tondeggiante e retrò lanciato con enorme successo dalla prima Mini By BMW, la R50 del 2001. Questa quarta serie conserva quegli elementi immancabili su una Mini, ma li evolve in maniera pesante.
Già a partire dal frontale si capisce di essere di fronte ad una Mini “diversa”. Non mancano i fari tondi e la calandra esagonale così come il cofano a guscio, ma le linee sono molto più affilate, pesantemente ispirate alla Mini Cooper Electric. Se da quest’ultima riprende le linee, però, il parabrezza ancora verticale e lo sbalzo anteriore piuttosto pronunciato fa intravedere la piattaforma della “vecchia” F56. Convincono i bei fari a LED, caratterizzati da una nuova firma luminosa diurna a barre orizzontali, mentre l’unico dettaglio che distingue la Cooper S è la lettera S rossa incastonata nella calandra.
Sparisce, quindi, la presa d’aria centrale, indispensabile per il raffreddamento dell’intercooler del compressore volumetrico sulla Mini Cooper S R53 di prima generazione e diventata, sebbene non più tecnicamente necessaria, un tratto distintivo di tutte le Mini sportive (tanto che dalla seconda generazione, la R56, la presa d’aria era finta, tappata).
Lateralmente, le superfici pulite e levigate della parte bassa della carrozzeria fanno il paio con gli iconici passaruota in plastica grezza, rimasti anche sulla F66, mentre il classico tetto orizzontale e flottante grazie ai montanti del tetto neri la rendono immediatamente riconoscibile. Confermate anche le maniglie in stile retrò, ma dalla logica di funzionamento più tradizionale, mentre i bei cerchi bicolore neri e dorati da 18 pollici si sposano bene con la colorazione molto cattiva della Cooper S in prova, nera con tetto nero.
In coda spiccano i nuovi fari, triangolari e con firma luminosa che richiama la Union Jack e personalizzabile dallo schermo dell’infotainment. Il piccolo portellone posteriore è invece caratterizzato dalla dicitura Cooper S a tutta larghezza. Ciò che lascia stupiti su una Cooper S è l’assenza di un qualsiasi terminale di scarico in coda.
Da sempre caratterizzate dal doppio scarico centrale, per la prima volta su una Cooper S lo scarico non è a vista, perdendo un altro tassello di quell’estetica che rende una Cooper S riconoscibile al primo sguardo. Questa F66 è senza dubbio la Mini più raffinata ed elegante di sempre, ma da fuori si è imborghesita, perdendo quel piglio forse un po’ infantile che l’ha sempre contraddistinta.
Aprendo la grande portiera e salendo a bordo, gli interni della Mini Cooper S 2024 colpiscono con un effetto wow assicurato. Prima di parlare dell’enorme schermo OLED centrale, vero centro multimediale e non solo della vettura, a stupire è anche la plancia, che al primo sguardo regala una sensazione di qualità e cura. La soluzione di rivestire l’intero pannello della plancia in tessuto è vincente, regalando uno stile diverso dal solito e più raffinato alla piccola inglesina. Di notte, poi, l’ambient lighting (realizzato con due luci LED posizionate ai lati dello schermo che proiettano immagini e colori sulla plancia) fa un bell’effetto scenico.
Sparito il primo effetto sorpresa, però, si scopre che la qualità di questi pannelli non è eccelsa. La plastica utilizzata su plancia, pannelli porta e tunnel centrale è rigida al tatto e, dove non arriva il tessuto, dall’aspetto piuttosto economico. Niente da dire sulla qualità costruttiva e sugli assemblaggi, esenti da critiche nel mio test di oltre 1.200 km. Anche i sedili convincono per qualità e comodità, mentre il tunnel centrale è ridotto all’osso.
Oltre ai pratici portabicchieri, all’ingegnoso pad per la ricarica wireless verticale e con il simpatico elastico che tiene fermo il cellulare, e ad un particolare vano portaoggetti ad apertura laterale, infatti, c’è solo un bracciolo, anche piuttosto rigido. La leva del cambio è posizionata verticalmente sulla piccola plancetta nella consolle centrale, ispirata a quella vista sulle MINI degli anni ’60. Questa integra anche il comando d’accensione, che simula il “giro di chiave” delle Mini d’epoca, il comando per le luci di emergenza, alcuni tasti rapidi e il rotore per il volume.
Tutto il resto è concentrato nel grande schermo tondo da 9,55 pollici, di serie su ttute le Mini Cooper 2024. Il pannello è di grande qualità, bello da vedere e molto veloce nell’utilizzo, abbandonando quegli importanti lag visti sulle prime Mini Countryman U25 che l’hanno adottato. Alcune soluzioni sono anche ben riuscite, come i comandi rapidi per il clima agli angoli del sistema, ma la coabitazione di quadro strumenti digitale, con indicazioni ai lati e in alto, infotainment al centro e climatizzazione è a volte conflittuale.
Il sistema operativo, poi, sebbene sia personalizzato riprende dal BMW iDrive OS 9 una interfaccia con tante icone, decine di sottomenù e, quindi, un’usabilità in marcia piuttosto complessa. Android Auto ed Apple CarPlay, poi, funzionano bene e hanno un’ottima qualità di visione, ma sono circoscritti in un rettangolo più piccolo, apparendo quasi fuori posto. Ottimo, invece, l’head-up display, minimale ma con tutte le informazioni che servono.
Per quanto riguarda la posizione di guida, quest’ultima è leggermente più alta che sulle Mini precedenti, andando ad avvicinarsi un po’ ai gusti del pubblico odierno attratto dalla posizione di guida “dominante”. Rispetto a moltissime auto, comunque, sulla Mini Cooper S 2024 si sta seduti molto in basso, con una posizione di guida distesa e piuttosto riuscita. Il volante, a due razze e con la terza sostituita da una raffinata fascetta in tessuto, ha la corona extra-spessa delle ultime BMW, e con le cugine X1 e Serie 1 condivide i comandi al volante ridotti nel numero.
Nonostante l’obiettivo fosse la semplificazione di utilizzo, in realtà la riduzione dei comandi rende più complesso gestire, ad esempio, il Cruise Control Adattivo o la gestione del sistema multimediale, costringendo a volte a gestire il tutto dal display centrale. Stupisce, poi, l’assenza delle palette al volante, non disponibili neanche a richiesta sugli allestimenti Essential, Classic e Favoured. I paddle sono disponibili solo sull’allestimento JCW, una scelta poco comprensibile contando l’indole sportiva comunicata per questa F66 da Mini.
Per quanto riguarda lo spazio, viste le dimensioni in linea con la precedente F56 (è lunga 3,88 metri, pochi centimetri più della terza generazione), anche la Mini F66 si conferma un’auto molto comoda se usata in due. Davanti, infatti, c’è tanto spazio anche per i più alti, mentre dietro se i centimetri per testa e spalle non mancano, sono gambe e piedi a rimanere compromessi, con una disponibilità di spazio persino inferiore ad alcune generazioni precedenti a causa dei voluminosi sedili. Con i suoi 210 litri, infine, il bagagliaio è piuttosto piccolo, ma grazie al doppio fondo e alla forma molto squadrata è sfruttabile al massimo delle sue possibilità.
Dopo aver conosciuto a fondo la Mini Cooper S 2024 da fuori e all’interno, è il momento di rispondere alla domanda che più mi ha mosso prima di questa prova: questa nuova Cooper S è ancora divertente da guidare? Prima di conoscere le sue capacità in una strada tutta curve, ho messo alla prova l’inglesina in città, territorio dove storicamente ha sempre avuto grandi pregi e altrettanti difetti. Fin dalla Mini di Issigonis, infatti, queste vetture hanno avuto un assetto rigido e poco incline a “perdonare” buche e avvallamenti. A questo, le Mini by BMW hanno aggiunto un raggio di sterzata solo discreto, mentre da sempre la capacità di svicolare nel traffico è uno dei punti di forza di queste vetture.
In questo senso, la F66 ha un’impostazione dinamica meno estrema, leggermente più morbida che in passato. Non si tratta, comunque, di un’auto comoda sulle buche: complici i cerchi da 18 pollici, le asperità si fanno sentire. Nonostante ciò, c’è un miglioramento importante tra questa Cooper S e quelle precedenti in termini di comfort in città, aiutato anche dall’ottima insonorizzazione di questa quarta generazione. L’unione tra il 2.0 turbo da 204 CV e il cambio automatico offre ottime prestazioni e una grande fluidità, superiore a diverse trasmissioni doppia frizione, mentre la visibilità è ottima all’anteriore e solo discreta posteriore per via di lunotto piccolo e montanti piuttosto spessi. La visibilità è aiutata dal sistema di telecamere (optional) presente sul mio esemplare. Nonostante un’impostazione più fluida e confortevole, la capacità di svicolare nel traffico è rimasta, confermandosi come una delle più agili Hot Hatch in ambito cittadino.
Una delle caratteristiche meno note delle Mini moderne, considerate da tutti come dei semplici “go-kart”, divertenti tra le curve ma non adatti alle grandi percorrenze, è la capacità di percorrere centinaia di chilometri senza problemi. Grazie al generoso serbatoio, ai sedili comodi e all’ottima vivacità, fin dalla prima generazione le Mini sono adatte anche ai lunghi viaggi.
Con questa F66, questa indole viene ulteriormente perfezionata, diventando una vera stradista “in miniatura”. Il Cruise Control Adattivo e, in generale, la suite di sistemi di sicurezza che le permettono di offrire la guida autonoma di Livello 2 sono ripresi direttamente dalle BMW d’alta gamma, offrendo quindi un eccellente capacità di percorrere centinaia di km nel comfort e senza affaticarsi. Parte del merito è anche della ottima visibilità anteriore garantita dalle grandi superfici vetrate, che non solo fanno entrare molta luce ma permettono di avere sempre sotto controllo ciò che circonda la piccola inglesina.
Se poi si deve affrontare un sorpasso, anche in modalità Eco il 2.0 B48 spinge forte, facendo prendere velocità in maniera repentina grazie anche ad un cambio veloce e piuttosto sveglio nel capire che rapporto selezionare. Anche la stabilità nei lunghi curvoni autostradali è ottimale nonostante il passo corto, così come la risposta delle sospensioni sui giunti non troppo secca. Rispetto al passato e nonostante le forme squadrate, questa Cooper S F66 è anche silenziosa a velocità codice, nonostante ci siano piccole più aerodinamiche che fanno meglio.
Arriviamo così a quelle che, fino ad oggi, sono state l’habitat naturale della Mini Cooper S: le strade piene di curve. Andando con tranquillità, il motore che ronfa in settima a meno di 2.000 giri a 90 km/h, la fluidità dell’accoppiata motore-cambio e l’impostazione delle sospensioni convince, rendendo la Cooper S molto godibile andando con piglio tranquillo.
Quando si alza il ritmo, invece, ci sono luci e ombre. Il motore, ad esempio, spinge forte fin dai bassi regimi e, quando si cercano le prestazioni, è in grado di spingere i 1.360 kg della piccola inglesina senza sforzo apparente, mantenendo un ritmo davvero invidiabile. La stabilità, poi, è ottima e il cambio è piuttosto rapido e pronto. Lo sterzo, invece, ha una buona precisione ed è diretto, ma ha poco feedback e un peso un po’ troppo leggero, più adatto ad una berlina più grande che ad una compatta sportiva.
Se poi l’assetto è riuscito, con una buona capacità di copiare le asperità senza mai essere troppo morbido, la Cooper S è estremamente stabile e precisa, forse fin troppo. La Casa di Oxford ha optato una scelta di setup molto conservativa e sicura, allontanandosi da quell’anima più affilata e nervosa del passato. Quei cambi di direzione fulminei che si trovavano sulle prime Cooper S appartengono ora al passato: questa F66 è più matura anche in questo, con reazioni più filtrate e meno emozionali.
Se si alza ancora il ritmo cercando le massime prestazioni, il 2.0 turbo non ha un’indole particolarmente sportiva, andando a spegnersi superati i 5.000 giri e con un sound “stock” poco coinvolgente. Di default, poi, in modalità Sport il sistema audio intensifica il sound del motore, con un intervento delle casse molto invasivo (e disattivabile tramite uno dei tanti sottomenù). Questo è il limite della Cooper S F66: è veloce, ma non è coinvolgente.
Se anche i freni, infatti, sono potenti e ben modulabili, non è più così facile divertirsi in una strada di montagna. Parte della “colpa” è da attribuire alla scelta, sinceramente poco comprensibile, di non montare di serie le palette al volante su un’auto di questo genere: su una Cooper S, ma anche sulla normale Cooper (C), i paddle dovrebbero essere standard. La posizione e la forma mignon della leva del cambio by wire, poi, elimina anche la possibilità di gestire la cambiata manualmente. Sulle F66 non JCW, il cambio è a tutti gli effetti automatico.
Se in tutti gli altri ambiti è una vettura molto migliorata, più matura e usabile in ogni contesto, se si cerca il divertimento la Mini Cooper S 2024 è meno nervosa e divertente, preferendo un approccio meno giocoso e più adulto. Parte del “merito” di questo cambio di paradigma è da attribuire al peso che, nonostante siamo ben sotto i 4 metri, si avvicina pericolosamente ai 1.400 kg. Si tratta di una compatta sportiva che dà il suo meglio quando guidata a 6-7 decimi. Se si cerca il massimo divertimento, ci sono rivali molto meno complete e raffinate, ma ben più divertenti.
I risultati ottenuti in termini di consumi non fanno altro che confermare questo cambio di paradigma ormai assodato nell’indole di questa piccola compatta. Dalla prima generazione, le Mini e soprattutto le Cooper S sono decisamente assetate. Questa F66 ha ottenuto risultati a dir poco sorprendenti, che difficilmente mi sarei aspettato.
La media nei miei circa 1.200 km percorsi è stata di 6,7 l/100 km, ovvero circa 14,5 km/l: un numero non così basso, che va spiegato. Il 2.0 B48, infatti, ha una doppia anima. A velocità costante, complici i rapporti piuttosto lunghi del doppia frizione ha consumi davvero bassi, a tratti anche ridicoli. Facendo attenzione, infatti, in statale si possono percorrere oltre 25 km/l, con punte di 28 km/l mantenendo una velocità compresa tra gli 80 e i 90 km/h. In autostrada, invece, i consumi oscillano tra i 17-18 km/l a 130 km/h e i 20-22 km/l a 110 km/h.
Quando si spinge o, banalmente, il 2.0 turbo riprende velocità da un rallentamento, invece, i consumi si impennano, scendendo sotto i 7 km/l. Se poi si cercano le massime prestazioni, le percorrenze scendono presto sotto i 5 km/l. Per questo, se si fa attenzione è possibile ottenere consumi davvero ridotti, ma guidando in maniera rilassata i 15 km/l sono perfettamente ottenibili da tutti e in (quasi) tutte le situazioni.
Com’è quindi questa nuova Mini Cooper S 2024 F66? Arrivati al fondo, posso confessarvi di sentire particolarmente questa prova. Sono infatti possessore da oltre 10 anni di una Mini Cooper S del 2006, una prima generazione, la R53. La prima serie della Mini by BMW, nonostante i suoi limiti, è una delle Hot Hatch più particolari della sua generazione, tra il compressore volumetrico e la sua impostazione poco razionale. La R53, pur con i suoi difetti, è a mio parere una delle compatte sportive più divertenti ed emozionanti degli ultimi anni, capace di dire la sua anche a livello prestazionale nonostante i suoi anni.
Per questo legame con questo modello e questo brand, ho affrontato con grande curiosità questa prova, ben consapevole di essere di fronte ad un’auto con una destinazione d’utilizzo ben diversa, più raffinata e ricercata. Se la R53 è rumorosa, fisica, faticosa ma, allo stesso tempo, comoda nei lunghi viaggi e molto divertente tra le curve, la F66 è completamente diversa. Proprio per questo, questa nuova quarta generazione va ufficialmente letta in maniera diversa: non è più una compatta sportiva con materiali più ricercati e componentistica “by BMW”, ma è una piccola auto completa, raffinata, stabile e veloce che veste i panni di una piccola compatta sportiva. Questo, purtroppo, lo ritroviamo anche nel prezzo, che a oltre 40.000 euro è decisamente impegnativo, da vera auto di lusso in miniatura più che da Hot Hatch tutto divertimento e passione.
Questo cambio di visione e di paradigma rende molto differente la percezione di quest’auto, permettendo di apprezzarla al meglio delle sue possibilità. Sarà anche diventata una trazione anteriore veloce e “perfettina”, ma se si cercano prestazioni, comfort, tecnologia e guidabilità, questa Cooper S è ancora una delle compatte sportive di riferimento, nonché un unicum sotto i 4 metri. La Mini, quindi, è cambiata tanto per rimanere sempre un’auto rilevante sul mercato, conservando la sua unicità e una ricetta diversa da tutti gli altri, con tante cose per cui apprezzarla a pieno.
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