Primo Contatto

Prova in anteprima Mini Aceman: scatta bene, ma l’autonomia è da rivedere

Tempo di lettura: 9 minuti

Full electric, senza possibilità di scegliere motori termici come avviene per Cooper e Countryman, molto compatta, molto stilosa come ogni Mini deve essere e? Lascio volontariamente un punto di domanda per presentarvi il crossover che viene prodotto in Cina e che si differenzia di 21 centimetri rispetto alla Electric 3 porte con la quale condivide la culla asiatica e la qualità costruttiva rivedibile, specie a livello di plastiche. Sorta di erede spirituale della Paceman, non fortunato crossover a 3 porte, la Aceman rispetto alla Mini per eccellenza costa relativamente di più ed è un poco più spaziosa, a breve vi darò un quadro più completo sia dei prezzi sia delle dimensioni, mentre condivide le potenze ma non le batterie. Ora nasce in Cina, ma con le politiche molto aggressive dei dazi dal 2026 verrà prodotta anche in Inghilterra, presso la terra madre.

Lunga 4,07 metri, la nuova Mini Aceman compete direttamente con auto come Jeep Avenger, nella sua gamma estesa ricordiamo esserci anche l’elettrica da 156 CV, Volvo EX30 e Kia EV3. Al confine tra segmento A e B, la Aceman ha due tagli di batterie e autonomie che sulla carta dovrebbero assicurare fino a 405 km ma che, alla prova dei fatti, deludono un po’ le attese. Insomma, rimane una Mini con tutto il bene che questo nome significa anche per un pubblico di appassionati ma non parte con il migliore dei pronostici. Prodotta in Cina grazie a una joint venture con Great Wall, non a caso è stata vista per la prima volta in versione definitiva al Salone di Pechino 2024.

Vediamo innanzitutto i prezzi e i motori, insomma la gamma della Mini Aceman, com’è fatta fuori e dentro, come si sta a bordo e, ovviamente, come si guida in città e fuori.

Listino prezzi Mini Aceman

Partiamo dall’argomento più interessante quando si parla di elettrico: nel bene e nel male, molto del suo appeal non dipende tanto dai chilometri percorribili o dal rumore artificiale diffuso in abitacolo ma dal denaro, che decide sempre ogni cosa e lo fa in particolare con il mondo delle quattro ruote. Qui siamo di fronte a una gamma suddivisa in tre versioni, E, SE e JCW, con le prime due che offrono 4 allestimenti (Essential, Classic, Favoured e JCW) mentre la JCW, il motore e non l’allestimento, è omonima di sé stessa e offerta al prezzo di 44.500 euro. Partendo dal basso, però, la E parte da 32.100 euro chiavi in mano, la SE da 35.500 euro.

Ballano 34 CV tra la E (184 CV) e la SE (218 CV) e ballano 11,7 kWh lordi tra la prima (42,5 kWh) e la seconda (54,2 kWh), dove questa batteria è montata sia sulla SE sia sulla JCW. Lei, la più potente, può contare su una potenza di 258 CV, tanto che accelera da 0 a 100 km/h in 6,4 secondi per 200 km/h di velocità massima (E si ferma a 160 km/h, SE a 170 km/h). Fin qui, spero, tutto chiaro. Di queste ho scelto di provare in questo primo contatto tra Milano e il lago di Annone la medio di gamma, quella che parte con i favori del pronostico: la Aceman SE. Ballano 3.400 euro con la E ma cresce l’autonomia da scheda tecnica e, come abbiamo visto, anche la potenza. Significa essenzialmente più brillantezza al volante, con 7,1 secondi per lo 0-100 km/h. Pesi in ordine di marcia? Sempre giusto citarli quando si parla di elettrico:

  • E: 1.720 kg
  • SE: 1.785 kg
  • JCW: 1.825 kg

Per le impressioni di guida, però, tempo al tempo; vero è che una rivale come Jeep Avenger pesa quasi 200 kg in meno anche se la potenza è minore ma la lunghezza è la stessa. Parlando di ricarica, la Aceman E accetta 11 kW in AC (4 ore e 25 minuti per una ricarica completa) e fino a 70 kW in DC (max 28 minuti dal 10 all’80%). La Aceman SE e la JCW, con la batteria da 54,2 kWh lordi (49,2 kWh netti), si fermano sempre a 11 kW in AC (5 ore e 50 minuti per caricare la SE, 5 ore e 15 minuti per caricare la JCW) e “salgono” di potenza fino a 95 kW in DC, potendo ricaricarsi in circa 31 minuti sempre dal 10 all’80%.

Snocciolata la scheda tecnica della Mini Aceman, vediamo come sono strutturati gli allestimenti e cosa offrono di serie per chiudere il discorso sui prezzi.

La Mini Aceman ha un’ottima dotazione di serie fin dalla base, la E. Lo dimostra la presenza dei fari a LED, dei cerchi in lega da 17″, del volante in pelle regolabile in altezza e profondità, delle luci interne a LED, del clima bizona (molto raro su auto così piccole), del cruise control adattivo, della connessione wireless per mirroring e delle mappe del navigatore aggiornate. Solo la top di gamma JCW, l’allestimento e non la motorizzazione, aggiunge i cerchi da 19″, le pinze freno rosse, i sedili sportivi con poggiatesta integrati riscaldabili, le Mini Experiences Modes, la ricarica wireless, la commutazione automatica tra fari anabbaglianti e abbaglianti, l’head-up display e il sistema audio Hi-Fi Harman/Kardon. Per ogni allestimento esiste la possibilità di aumentare la dotazione optando per i pacchetti XS, S, M, L e XL, ovviamente con prezzi direttamente proporzionali sia all’allestimento sia ai contenuti offerti.

Un breve recap per sintetizzare il listino prezzi della nuova Mini Aceman:

  • Mini Aceman E Essential 184 CV: 32.100 euro
  • Mini Aceman E Classic 184 CV: 33.160 euro
  • Mini Aceman E Favoured 184 CV: 38.570 euro
  • Mini Aceman E JCW 184 CV: 40.400 euro
  • Mini Aceman SE Essential 218 CV: 35.500 euro
  • Mini Aceman SE Classic 218 CV: 37.760 euro
  • Mini Aceman SE Favoured 218 CV: 40.250 euro
  • Mini Aceman SE JCW 218 CV: 42.080 euro
  • Mini JCW 258 CV: 44.500 euro

Dimensioni ed esterni Mini Aceman

Che la Mini Aceman non abbia un design distintivo non si può dire, anzi. Lunga solo 4,07 metri, la scelta di posizionarla tra la Cooper e la Countryman si sposa sia con l’idea di aver mantenuto molto compatta l’iconica versione moderna della Mini di Alec Issigonis di fine anni ’50 sia con il fatto che oggi la Countryman proprio “mini” non lo è più, visto che è lunga 4,45 metri (contro i 4,3 della precedente generazione e i 4,09, non sarà certo un caso, della primissima Countryman del 2010).

Dalla già citata Paceman eredita la compattezza, dalla pensionata Clubman e le cinque porte, mentre gli sbalzi corti e la scelta di commercializzarla con il solo motore elettrico montato in posizione anteriore hanno permesso agli stilisti di giocare con la carrozzeria, dove personalmente ho preferito le fattezze del lato B rispetto a quelle del lato A. Curioso pensare quanto sia rimasta simile al concept presentato nell’estate 2022, segno che c’era poco da limare a un progetto nato bene dal punto di vista stilistico.

Molto belli i cerchi da 19″ della JCW ma anche quelli della SE Favoured di queste foto si difendono bene. La griglia ottagonale è a contrasto (nera) sulla JCW mentre è in parte in tinta in carrozzeria sugli altri allestimenti, cambiando un poco l’aspetto al frontale. Carattestici i fari a LED: sia davanti sia dietro, si possono scegliere fino a tre configurazioni che contribuiscono a cambiare aspetto alla vettura. Sono di serie anche le barre al tetto e mi sono piaciute e maniglie a filo con la carrozzeria.

Ricapitolando le dimensioni della Mini Aceman

Lunghezza: 4,07 metri

Larghezza: 1,75 metri

Altezza: 1,50 metri

Passo: 2,6 metri

Capacità bagagliaio: 300/1.005 litri

Interni Mini Aceman: vige l’essenziale, con i suoi pro i suoi contro

Belli i sedili della JCW, ma è corretto accentrare tutto sullo schermo centrale?

Tutta questa essenzialità si sposa con lo schermo circolare OLED (diametro 24 centimetri) dentro il quale vive la nuova Mini Aceman e con lei anche la nuova Countryman e la nuova Cooper (anche in versione Electric). Tutto, e forse troppo. Sì perchè già dopo i primi metri mi sono accorto che accentrare tutto, sensazione per altro già provata su una concorrente diretta come la EX30, non sempre rappresenta la scelta migliore.

Sì, lo stile risulta molto pulito, non si può non apprezzare un abitacolo così spoglio e ben curato, ma c’è quella sensazione di apprendimento che ha reso questo primo contatto leggermente ansiogeno, già solo per capire come disattivare gli onnipresenti avvisi di superamento dei limiti (ho poi scoperto che si possono riassumere alcuni comandi standard potendoli richiamare con un singolo clic del pulsante sulla plancetta appena sotto i comandi principali delle modalità di marcia).

Vero, stiamo parlando di un test durato nel complesso circa 2 ore e posso immaginare che un cliente che la vettura l’ha aspettata e desiderata abbia anche voglia di entrare in sintonia, di conoscerla in ogni dettaglio e di esplorarla piano piano. Sulle prime, però, questa è la sensazione che mi sento di esprimere una volta sceso da vetture che, come lei, ormai tendono a eliminare tutto il superfluo sposando la piena, o quasi, digitalizzazione.

Questa è una delle Experiences che si può configurare con la levetta a fianco dell’avviamento (una sorta di chiave).

Ad esempio tra i tanti temi visualizzabili, le cosiddette Mini Experiences Mode, non cambia solo il sound artificiale su cui torno a breve, bensì anche la raffigurazione delle informazioni. In alto a destra la batteria (non c’è la percentuale residua, bensì una barra che si riempie o svuota in base allo stato dell’accumulatore) a sinistra in alto la potenza. Nella parte sotto cinque icone permettono rapidamente di accedere a navigatore, alla climatizzazione (solo virtuale, peccato), alla home page, alla navigazione e alle chiamate una volta connesso il vostro smartphone. Se configurate CarPlay o Android Auto il mirroring occuperà solo la parte centrale dello schermo e la quinta icona servirà proprio per accedere direttamente al menu nel caso in cui abbiate consultato un altro menu, magari per avviare il ricircolo o deciso la velocità della ventola. Un po’ macchinoso, ma si impara.

Un commento alla qualità dei materiali: là dove cadono lo sguardo e sostanzialmente le mani tutto bene: il volante è piuttosto spesso da impugnare, forse troppo, mentre mi è piaciuta la copertura in materiale riciclato del cruscotto. Là dove l’occhio non vede, la parte bassa della plancia, abbondano le plastiche rigide e c’è un elemento in particolare che è da matita rossa: il bracciolo, solo per il conducente, è fisso, piuttosto rigido e non regolabile. Mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca. Bene, d’altro canto, i sedili della JCW in pelle vegana con poggiatesta integrati.

Dietro si sta scomodi

Sia chiaro, la foto di cartella stampa che vedete qui sopra farebbe pensare che a bordo della nuova Mini Aceman si stia molto comodi. In parte è vero, dipende sempre dalla statura di chi siede davanti e di chi si siede dietro. Vero che la macchina è lunga solo 4,07 metri, in questo segmento non si possono fare miracoli (anche se una citycar come Hyundai Inster ha dimostrato che qualche volta il miracolo accade, offrendo uno spazio a bordo paragonabile a quello di un SUV). Nel caso di Aceman, con il sedile impostato sulla mia altezza (1,84 metri) ci sono stato giusto giusto, e ho gradevolmente apprezzato la presenza della tendina scorrevole elettricamente e al tetto panoramico in vetro che permette di non sentirsi troppo costretti sulla seconda fila. Tirando indietro tutto il sedile del passeggero, però, non c’è più spazio per le gambe. Insomma, pro e contro di un’auto così compatta dove si può viaggiare “quasi” comodi solo in 4.

Il tunnel, che in realtà è un vano basso con base antiscivolo, si estende fino a oltre la linea dei sedili anteriori rendendo di fatto impossibile la seduta di un quinto passeggero. Aiuta la presenza delle doppie prese USB-C per la ricarica dei device. In termini di visibilità posteriore, molto bene la telecamera dalla qualità molto alta ma aiuta in manovra il terzo vetro sul montante C e anche il lunotto non è eccessivamente piccolo.

Alla guida della Mini Aceman SE: 218 CV sono più che sufficienti, peccato l’autonomia

Salgo a bordo e mi accorgo subito che io e quello schermo dovremo fare un attimo i conti, anche se diventa quasi una sfida riuscire a sfruttarlo nella sua completezza. Come quando per la prima volta, e ormai ci siamo passati tutti, inizi a utilizzare uno smartphone di una nuova marca (a me è capitato nel passaggio tra Android e Apple) e vuoi scoprire tutto sul nuovo sistema. Forse non istruiti a sufficienza, cosa che magari accade in concessionaria durante la fase di acquisto, il mood è ormai quello di portare in auto il vostro smartphone, forse per costringervi a dimenticarvene ai fini della sicurezza.

Tempo di partire: si gira la “chiave” verso destra e si seleziona la D, o la B per intensificare il one pedal, per potersi muovere. La sensazione appena preso confidenza con il pedale dell’acceleratore è buona: 218 CV fanno scattare bene la Aceman che mi colpisce per il suo sound da navicella spaziale. In B, inoltre, l’effetto one pedal è assicurato e la rigenerazione è piuttosto buona, con l’auto che tende quasi a fermarsi se lasciato il “gas”.

Parlando di sound, scopro sulla via del ritorno, che ogni Experiences ha il suo sound dedicato, in alcune è proprio assente. Scatta bene ma per non soffrire di eccessivo rollio e beccheggio i tecnici Mini (e Great Wall) hanno deciso di puntare su un assetto piuttosto rigido, troppo rigido. Se nelle curve questo può diventare un bene, anche se lo sterzo non è così diretto da poter parlare di go-kart feeling, sulle buche e sui dossi c’è da andarci veramente piano per evitare scossoni. Bene l’accelerazione, molto meno bene il feeling sulle strade non certo lisce che oggi si incontrano in città, e per definizione la Aceman è un crossover urbano…

Ribalto il punto di vista: se cercate un’elettrica vivace, sportiva, dalla guida rialzata e che riesca a distinguersi nel traffico, complice la vernice Rebel Red che vedete in queste foto, la Aceman può fare al caso vostro. C’è da capire che evoluzione avranno gli incentivi nel 2025, dopo le recenti dichiarazioni del ministro Urso, ma tra le elettriche compatte la Aceman può recitare assolutamente la sua parte nonostante qualche difetto un po’ troppo evidente che potrà essere corretto con un restyling o un facelift.

Capitolo ricarica: non abbiamo ricaricato la Aceman a fine tragitto come accade di consueto in questi primi contatti con le novità di prodotto ma non è stato esaltante vedere 70 kW in DC per la E e 95 kW in DC per la SE. Vero, una concorrente come Avenger carica in DC a 100 kW ma è altrettanto vero che Kia EV3, l’altra concorrente, arriva a 135 kW che significa preziosi minuti in meno alla colonnina.

Crossover da città, ma quale batteria scegliere?

Il consiglio di puntare l’interesse verso la media di gamma, la SE con i suoi 218 CV che abbiamo provato, è sempre vivo. Certo, se la pensate come una seconda auto e la userete solo in città, la 41,2 kWh è sufficiente ma sappiate che i 305 km di autonomia promessi da scheda tecnica nel ciclo WLTP non sono così veritieri. Stesso discorso per la 54,2 kWh della Aceman SE, che permette anche di avventurarsi fuori dal contesto urbano: salito a bordo, però, il dato indicato era di 100 km inferiore a quello dichiarato. Purtroppo l’autonomia è un grosso vincolo e vetture come la già citata EV3, che può contare nella sua versione da 81,4 kWh su 603 km dichiarati: il prezzo a listino è del tutto simile, la distanza percorsa propende nettamente per l’elettrica coreana.

In ogni caso molto dipende sempre se ricaricate a casa con la wallbox dove questo vantaggio tende ad annullarsi o se preferite le HPC diffuse per le strade: anche qui se andate di fretta c’è da pazientare un po’, mentre se state facendo shopping il tempo basta e avanza e dovrete ricordarvi, al contrario, di andare a staccare la spina per non pagare l’occupazione. Ottimi gli ADAS, tutti di serie, con un ottimo mantenimento di corsia e la giusta assistenza che ti aspetti da un’auto uscita nel 2024.

Tommaso Corona

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Tommaso Corona
Tag: acemanMini

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