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Perchè si parla di prezzo minimo delle auto elettriche cinesi

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Ore decisive per l’industria automotive: Pechino promette di vendere auto elettriche a un prezzo minimo nel Vecchio Continente, purché la Commissione UE elimini gli extra dazi sulle vetture full electric made in China ed esportate in Europa. Un listino base delle macchine cinesi più alto, così che le vetture orientali siano meno allettanti e meno competitive.

No all’escalation di tasse

Tutto nasce dall’idea dei burocrati di Bruxelles di proteggere i costruttori tradizionali dall’avanzata dei Marchi cinesi come i giganti BYD, Geely, SAIC (MG), in grado di proporre veicoli a batteria con listini notevolmente inferiori, sbaragliando la concorrenza. E inondando i mercati locali. L’UE ha pensato a barriere sulle macchine del Dragone, da sommarsi alle tasse già esistenti.

Il 12 giugno la Commissione europea ha proposto extra dazi fino al 38,1% in seguito a un’indagine secondo cui i produttori beneficerebbero di sussidi ingiusti dal governo di Pechino (che smentisce in toto). Se le tasse scattassero col voto favorevole dei Paesi europei, i Gruppi cinesi avrebbero margini di profitto inferiori. Pechino risponderebbe con una ritorsione tale da scatenare una guerra commerciale: dazi cinesi sui prodotti e sui veicoli europei esportati nell’ex Celeste Impero. Il prezzo minimo di mezzi orientali sarebbe la soluzione.

Sì, ma quale

Se l’Unione accettasse di ragionare attorno al prezzo minimo, ci sarebbe da capire quale possa essere. L’attenzione si sposterebbe dalla guerra di dazi e controdazi, alla battaglia sul listino di partenza giusto. È immaginabile un costo base della cinese elettrica tale da non dare fastidio alle Case occidentali. Si partirebbe alla pari come offerta a livello di costi, e la contesa avverrebbe sulla qualità costruttiva: durata della batteria, tempi di ricarica, resistenza a sinistri e incendi, capacità dell’auto di mantenere un valore residuo alto, ma anche prestazioni, design e promozioni. In questo caso, le aziende tradizionali sarebbero in grado di tenere il passo dei cinesi? 

Le figure chiave sono Wang Wentao (ministro del Commercio cinese), e Valdis Dombrovskis (commissario per il Commercio della Commissione europea), seduti a un tavolo in quel di Bruxelles. Settimane addietro, la Commissione europea aveva già respinto le offerte dei produttori di veicoli elettrici in Cina per prezzi minimi di importazione. Il 30 ottobre 2024, quando Bruxelles prenderà una decisione definitiva, ne sapremo di più.

Perché l’UE ha tutta la convenienza a dire sì

Fra i due contendenti, Cina e UE, la prima è cinque spanne più forte dell’altra. L’immediata riduzione o eliminazione dei margini di profitto iniziale su ogni elettrica venduta verrebbe compensata sul lungo termine: con un maggior numero di macchine consegnate ai clienti europei. I controdazi cinesi sulle auto premium tedesche immatricolate oltre la Grande Muraglia sarebbero dolorosissimi per BMW, Mercedes e Volkswagen, già in difficoltà.

Le tasse sui prodotti esportati dall’Ue nel Paese del Dragone (carne di maiale, prodotti alimentari, liquori) risulterebbero davvero gravose. Non ultimo, Pechino avrebbe modo di limitare l’esportazione di batterie per auto elettriche e varie componenti verso l’Europa. Infine, grazie a risorse immense e a un’aggressività commerciale senza eguali sul pianeta, le Case orientali avrebbero la possibilità di creare fabbriche direttamente in UE aggirando gli extra dazi: in particolare, BYD in Ungheria e SAIC (MG) in Spagna paiono pronte. Non tramonta l’idea di un terzo stabilimento Dongfeng nel nostro paese.

Autore: Mr. Limone

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