L’addio di Sebastian Vettel alla Scuderia Ferrari è ormai ufficiale, una scelta netta ma sicuramente in linea con la decisione di puntare forte su Charles Leclerc per il futuro, anche immediato.
Bisogna essere onesti e dire che forse da una parte o dall’altra il rapporto si stava pian piano logorando, complice una linea portata avanti molto spesso da tanta stampa e addetti ai lavori e complice con un linciaggio mediatico senza precedenti che ha toccato il suo culmine la scorsa stagione con la gara di Monza, il punto più basso della sua carriera in rosso, nel giorno in cui l’astro nascente Leclerc è diventato il nuovo giovane messia a cui attribuire la croce.
La verità è che ci si è accaniti contro un ragazzo che ha dimostrato fin dal primo giorno di avere la Ferrari nel cuore, di tenere a riportare il titolo a Maranello quando, da bambino sui kart, sognava a occhi aperti vedendo i titoli di Schumacher in TV. Come dimenticare le lacrime sincere dopo la vittoria in Malesia, e la sua gioia genuina dopo ogni singola vittoria.
In questi anni, si sono spese tante parole al veleno sulle reali capacità del pilota tedesco pertanto proverò a smontare una ad una queste “voci”.
Si è letto di tutto in questi anni, che Vettel non fosse un pilota adatto alla Ferrari, che Ricciardo sarebbe stata una scelta più logica visto che nel 2014 fece meglio del tedesco. Ragionamento che fila fino a che non guardiamo la stagione 2015, quando Kvyat riuscì a battere Ricciardo e per giunta con un ritiro in più, quindi? Ci si è persino domandato quanto valore avessero i suoi 4 titoli mondiali visto che li ha vinti guidando sempre la vettura migliore. Se si guardano gli ultimi 20 anni faccio davvero fatica a trovare un campione del mondo che abbia vinto con una macchina non all’altezza. In Formula Uno conta soprattutto avere la macchina migliore, senza quella non si vince. Quando sento questa critica a Sebastian, mi viene sempre da sorridere perché con questo ragionamento l’era Schumacher o quella di adesso di Hamilton cosa avrebbero di diverso?.
Sebastian ha prima di tutto dovuto lottare contro fantasmi che non esistevano, come quando nel 2018 tutti fecero coro affermando che, con quella macchina, Alonso avrebbe vinto il titolo a mani basse; peccato che ci si dimentichi che la Ferrari dopo la pausa estiva (e la morte di Marchionne) si sia smarrita, mentre la Mercedes evolveva la sua monoposto e salutava tutti con gli interessi.
La critica però più ingiusta è, a mio parere, quella che il pilota tedesco soffra eccessivamente la pressione, un driver che non sia in grado di emergere nei momenti di difficoltà. A costoro invito il replay il Gran Premio del Brasile del 2012, giusto per rinfrescare la memoria.
Se si guardano i puri numeri Sebastian Vettel arrivato nel 2015, ha ereditato una Ferrari quarta nel mondiale costruttori, con Alonso e Massa rispettivamente sesti e settimi in classifica piloti.
Il suo contributo negli anni a seguire ha permesso alla Ferrari di arrivare di nuovo a poter lottare e vincere quanto meno qualche gara. Sebastian ha realizzato 1367 punti con la rossa, e numeri alla mano è il pilota che ne ha collezionati di più in tutta la storia Ferrari. Certamente il cambio di punteggio ha favorito questo dato soprattutto rapportato a Schumacher, che sicuramente avrebbe fatto meglio, ma in epoca recente Vettel è stato senza ombra di dubbio il pilota che più ha portato alla causa Ferrari.
Non bisogna neanche dimenticare le 14 vittorie (15 perché il Canada è stato uno scippo), che lo portano ad essere il terzo pilota più vincente della storia del cavallino rampante, il terzo pilota per numero di vittorie di Gran Premi nella storia della Formula Uno (53), il quarto pilota per numero di pole position (57), il pilota che ha vinto più Gran Premi consecutivamente della storia della specialità con nove successi (2013), il pilota più giovane ad aver un titolo mondiale nel 2010 a 23 anni, il recordman con più pole position in una singola stagione (15 su 19 nel 2011) e, infine, colui che ha vinto, sia nel 2013 (155 punti contro Alonso) che nel 2011 (122 punti contro Button), con il maggiore margine di punti sul vice campione del mondo nella massima categoria del motorsport.
Diciamolo chiaramente, in epoca recente la Ferrari non ha mai dato a Vettel una vettura capace di vincere un titolo mondiale, cosa che invece ha dato ad esempio nel 2010 ad Alonso, nel 2007 – 2008 a Raikkonen e Massa.
Ecco, la Ferrari ha rinunciato a tutto questo, sacrificando la testa più pesante, per accontentare il popolino stufo di non vincere, affidando tutto nelle mani del ragazzino a cui verrà chiesto il miracolo, soprattutto in ottica di sviluppo per il 2022 dove cambierà ancora una volta tutto il regolamento.
La Ferrari sicuramente resta più grande di ogni pilota che ci sia mai passato, ma la verità è che uno come Sebastian Vettel non ce lo siamo mai meritato. Danke Seb.