La Opel GT, anticipata dalla concept car GT Experimental, arrivò sul mercato cinquantuno anni fa. Era il 1968, l’epoca delle rivoluzioni, e in un certo senso Opel anticipò i tempi presentando la versione europea della Corvette, passo importante per la Casa tedesca che si era precedentemente concentrata su berline da famiglia. Parallelamente, Georg von Opel, nipote di uno dei fondatori dell’azienda, pensò bene di sperimentare i primi, rudimentali, sistemi di trasmissione elettrica: nacque così la Elektro GT.
Si parlava di batterie estremamente pesanti (tanto da costringere il montaggio di molle più rigide) ma il tentativo di “elettrificare” la GT fu portato a termine: aerodinamicamente vennero chiuse le prese d’aria e carenate le ruote. Già nel 1968 era chiaro che il rapporto con l’aria sarebbe stato cruciale per un’auto elettrica, concetto mantenuto fino ai giorni nostri.
L’ottimizzazione aerodinamica di Opel Elektro GT passò anche dall’eliminazione degli specchietti retrovisori, dalle maniglie delle due portiere e dal posizionamento di un quanto mai simbolico adesivo che riprende allo stesso tempo il logo di Opel e il fulmine, a significare la pura potenza elettrica di questa concept mai entrata in produzione.
Il peso della Elektro GT , a macchina finita, andava sfiorando le due tonnellate, un’infinità pensando al DNA sportivo del modello, ma era giusto sperimentare…Continental fece lo stesso e fornì pneumatici speciali ad alta pressione così da resistere al peso del telaio aggravato dalla presenza delle batterie fornite da VARTA e, allo stesso tempo, offrire minore resistenza al rotolamento.
L’azionamento era fornito da due motori elettrici forniti da Bosch, con potenza variabile tra i 120 CV e i 160 CV per quello che erroneamente potremmo chiamare overboost. Velocità di punta ragguardevole per il periodo, 188 km/h, velocità che valse alla Opel Elektro GT un record sul circuito di Hockenheim.