Perché questo meccanico definisce oggi l’auto elettrica “un inganno”? E cosa c’entra la tecnologia che arriva dall’Asia

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28 novembre 2025, 13.06
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Il dibattito sull’auto elettrica non è mai stato così acceso. Ma quando a mettere benzina sul fuoco è un professionista con anni di esperienza in officina, le sue parole diventano virali. È ciò che è accaduto dopo l’intervento di Kike Ferrer, meccanico spagnolo di “Talleres Kike”, ospite del canale YouTube di Adrián G. Martín.
La sua tesi? Le auto elettriche sono “un inganno per sprovveduti”, soprattutto se confrontate con l’affidabilità — secondo lui nettamente superiore — dei modelli elettrici asiatici. Ma dietro lo sfogo c’è molto più di una provocazione.

La critica principale: elettriche affidabili solo sulla carta

Secondo Ferrer, i veicoli elettrici “funzionano magnificamente finché non entrano in officina”. La complessità elettronica, i moduli difficili da diagnosticare e la sostituzione costosa delle batterie trasformerebbero — nella sua esperienza — qualsiasi guasto in una spesa imprevedibile.
Lui stesso si definisce un meccanico “low cost”, orgoglioso di fornire riparazioni semplici, rapide e trasparenti. E proprio per questo sostiene che gli EV rappresentino una sorta di “buco nero” che complica la vita, sia alle officine sia ai proprietari.
Un paradosso, se si considera che le auto elettriche hanno meno parti soggette a usura, niente frizione, niente turbo, niente olio da cambiare e statisticamente meno guasti meccanici. Ma la percezione di Ferrer riflette un problema reale: la rete di assistenza non è ancora allineata alla velocità con cui si vendono le elettriche.

Il vero collo di bottiglia? Le infrastrutture, non le auto

Ferrer ne è convinto: finché non esisterà una rete di ricarica “rapida come fare un pieno di benzina”, l’auto elettrica resterà una scelta rischiosa. In Spagna (come in gran parte d’Europa), molti punti di ricarica veloci risultano malfunzionanti, poco potenti o semplicemente insufficienti. E quando “per percorrere 100 km devi farne 400 per cercare una colonnina”, l’autonomia dichiarata diventa un concetto astratto.
Eppure, il quadro reale è più sfumato:
  • la rete di ricarica europea sta crescendo rapidamente,
  • molti utenti caricano a casa o al lavoro,
  • e le batterie moderne (LFP e non solo) mostrano degradazioni minime dopo 150.000 km.
Il gap infrastrutturale non cancella i vantaggi, ma spiega perché una parte del settore post vendita viva l’elettrico con apprensione.

 “I migliori? Gli asiatici”: il sorpasso che l’Europa non vuole vedere

Il punto più dirompente dell’intervista è il riconoscimento del primato asiatico in termini di affidabilità. Per Ferrer, non è più un’opinione ma un dato di fatto: “I veicoli che meno entrano in officina sono giapponesi, coreani e cinesi. Sono il meglio che c’è oggi.”
È un giudizio pesante, ma coerente con l’avanzata industriale di Cina, Corea del Sud e Giappone. Questi Paesi hanno:
  • piattaforme elettriche mature,
  • costi industriali più bassi,
  • e una capacità di innovare a ritmi molto più rapidi rispetto all’Europa.
Dai modelli entry-level di BYD ai segmenti premium emergenti, la mobilità elettrica asiatica sta ridisegnando il mercato globale. E nei laboratori del continente — sottolinea Ferrer — si sviluppano oggi le tecnologie che domineranno i prossimi anni.

La vera sorpresa: la tecnologia in cui Ferrer crede davvero

Nonostante le critiche, il meccanico non è un nemico dell’elettrico. Anzi: sostiene che la transizione sia ormai inevitabile e positiva per l’ambiente. Ma se dovesse scommettere su una tecnologia, non avrebbe dubbi: l’idrogeno.
Secondo Ferrer, l’idrogeno rappresenta la forma di elettrificazione più promettente perché combina:
  • zero emissioni allo scarico,
  • tempi di rifornimento simili ai carburanti tradizionali,
  • e un ciclo energetico potenzialmente più sostenibile con le nuove tecnologie di produzione verde.
Non a caso, nei Paesi asiatici il vettore idrogeno è già parte integrante delle strategie di lungo periodo: dalle celle a combustibile alle infrastrutture dedicate.

Tra percezioni e dati: dove sta davvero la verità?

Le affermazioni di Ferrer trovano terreno fertile nei timori di chi teme guasti costosi o difficoltà di ricarica. Ma gli studi tecnici dipingono un quadro diverso:
  • le elettriche richiedono meno manutenzione,
  • le batterie degradano poco,
  • le garanzie coprono fino a 10 anni,
  • e la rete di assistenza specializzata sta crescendo, anche se lentamente.
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